La stampa di tutto il mondo critica le founder. Loro si difendono dicendo che è un’app per la positività. Chiusi i profili Twitter e pagina Facebook. La startup italiana Ekoodo: «Noi valutiamo solo professionisti»
Profili social chiusi, critiche da ogni dove e un progetto che per il momento è solo una promessa ma venduta benissimo ai media di tutto il mondo. È quello che per ora resta di Peeple, l’app annunciata qualche giorno fa sul Washington Post dalle due founder, Julia Cordray, canadese, e Nicole McCullough, californiana. Una piattaforma per dare un voto – da una a cinque stelle – alle persone. A tutte le persone, sia a quelle iscritte che a quelle non iscritte, sia che con voi abbiano (o abbiano avuto) una relazione sentimentale, di lavoro o si tratti di semplici conoscenti: il vicino di casa, il fruttivendolo all’angolo, il barista. Chiunque.
Di queste persone da valutare vi servirà solo un numero di telefono, mentre a voi, per ridurre una persona a un numero, basterà essere iscritti stabilmente a Facebook e avere almeno 21 anni: inserirete il numero della persona che volete valutare, il nome e il cognome, e in poco tempo potrete dire di lei “che bella persona” oppure “che ominicchio/donnacciola”. Da novembre, tutto questo sarà non solo possibile ma anche realizzabile. Come? Con Peeple, l’app che getterà nel panico milioni di persone nel mondo.
Le due ideatrici di Peeple
Peeple nasce dalla mente Cordray e McCullough. La prima ha una laurea in marketing e due società che si occupano di assunzioni e selezione del personale, la seconda è madre di due bambini e al momento, tra le due, è quella che sta più nell’ombra. Nell’intervista al Washington Post, uno dei tanti giornali che ha parlato di Peeple in termini assolutamente critici, Cordray ha spiegato che lei e McCullough sono «due imprenditrici empatiche che lavorano nel mondo della tecnologia: vogliamo diffondere amore e positività e operare con tatto» e ha aggiunto: «le persone fanno tantissime ricerche quando devono comprare un’auto o in generale prendere una decisione.
Perché non fare lo stesso tipo di ricerca anche per altri aspetti della vita?». Sul sito dell’app è stata aggiunta la frase “un’ode al coraggio”. Oggi Peeple è valutata, a più di un mese dal suo lancio, 7,6 milioni di dollari e finanziata per 250mila dollari.
Come funzionerà Peeple
Come detto, per dare le stelline a una persona su Peeple basterà avere almeno 21 anni, essere iscritti a Facebook e avere una qualsiasi relazione umana con la persona che si vuole rencesire. Il recensito, invece, sarà all’oscuro di tutto dal momento che non avrà l’obbligo di essere iscritto a Peeple: semplicemente, colui che vorrà dargli un voto lo iscriverà utilizzando il suo numero di telefono e mettendo nome e cognome. In caso di recensioni negative, manco a dire che una persona è paragonabile a un ristorante, basterà aspettare le 48 ore necessarie all’approvazione di “giudizio negativo”. Peeple ha vietato però una serie di comportamenti considerati cattivi, tra cui le volgarità, il sessismo e le discussioni che riguardano malattie e condizioni di salute.
Tutte le critiche a Peeple
Da quando Peeple ha fatto il suo debutto in società, anche se formalmente l’app verrà lanciata a novembre, si sono susseguiti articoli molto critici sia nei confronti di Peeple che delle sue ideatrici. Il Washington Post, iproprio nell”intervista a Cordray e McCullough, parla di «terrificante “Yelp per le persone» che può causare a chi viene valutato «stress e ansia»: «Non tanto – scrive il WashPo – per l’ansia di essere molestati e calunniati sulla piattaforma, quanto per il fatto di essere guardati e giudicati da uno sguardo a cui tu non hai dato il consenso» (qui è possibile leggere tutto l’articolo). Anche per The Verge le critiche sono tante, e Peeple viene paragonata ad esperienze simili, come ad esempio l’episodio di Community in cui un’app tipo Peeple trasforma una scuola in una distopia in stile Hunger Games governata da un’elite a cinque stelle. Sulla stampa italiana, è interessante il contributo di Guido Scorza su ilfattoquotidiano.it, dove l’avvocato esperto di privacy scrive che Peeple «merita una recensione negativa, una stellina sola ripetuta milioni di volte, una bocciatura secca e senza prova di appello prima che sia troppo tardi perché l’idea che sta alla base di trasformare gli essere umani in un piatto di pasta, una stanza d’albergo o un disco in vendita su un qualsiasi store online è intrisa di superficialità, anti-educativa, culturalmente preistorica, disumana – nel senso tecnico del termine – e, ma è davvero la cosa che conta di meno, giuridicamente irrealizzabile». A ciò si aggiunge, scrive Scorza, il fatto che un anno fa sia stato fissato – almeno in Europa – il diritto all’oblio, «ovvero il diritto a veder dimenticato dalla collettività un episodio reale e di interesse pubblico, appartenente al nostro passato».
La startup italiana che offre un servizio simile
Critiche in casa nostra ne hanno fatte anche i ragazzi di Ekoodo, il social network che permette ai professionisti di raccogliere congratulazioni digitali. Maurizio La Cava, CEO di Ekoodo, ha spiegato a Startupitalia che «il punto di partenza da cui loro sono partiti per lanciare il loro progetto è molto diverso: non nasciamo per valutare le persone. Noi vogliamo valorizzare una relazione forte tra professionista e cliente soddisfatto». L’esempio più classico, dice La Cava, è quello dei maestri di sci (sci, kitesurf e diving sono i tre settori forti di Ekoodo): quando trovi un bravo maestro di sci tendi a consigliarlo e a tornare da lui ogni volta che tornerai in montagna. «Con Ekoodo – spiega La Cava – si vuole dare un valore al punto di forza che ogni professionista ha: magari ci sono maestri di sci più adatti ai bambini e altri più bravi con gli adolescenti. Ed è giusto che un utente/cliente lo sappia. E poi con Ekoodo diamo al professionista la possibilità di crearsi la propria rete di clienti».
Forse solo una bufala
Ma non ci si limita solo alle critiche. Qualcuno avanza anche dei dubbi BuzzFeed ha invece titolato che l’app ha reso «l’Internet furioso» tanto che «alcuni utenti hanno definito la piattaforma così impraticabile che potrebbe addirittura trattarsi di uno scherzo». Un report di Snopes.com ha invece instillato dubbi sul fatto che l’esista dell’app sia in realtà una bufala: il sito riferisce che il 4 ottobre sono state cancellate sia la pagina Facebook che l’account Twitter di Peeple. Inoltre, Cordray ha scritto una nota su Linkedin in cui dice: «Sono diventata trending topic per la ragione sbagliata. Ecco perché abbiamo bisogno di Peeple, l’app a cui sto lavorando e che è basata sulla positività».