Volge al termine la 3 giorni di Smau Milano 2015. Migliaia di partecipanti per la fiera italiana dell’innovazione che, partita con le “macchine per ufficio”, dal 1964 fa sognare tutti gli innovatori d’Italia
Anche quest’anno è tornata a Milano, per spegnere metaforicamente la sua cinquantaduesima candelina (ormai a led), la più importante manifestazione italiana sull’innovazione tecnologica: lo Smau.
1964. Dalle macchine per ufficio all’informatica
E’ il Ritorno al Fururo che è passato a Milano in questa ultima metà di secolo senza mancare mai un appuntamento. Tra i visitatori ci saranno stati molti padri informatici con i figli nativi digitali, che magari avranno raccontato loro di come questa manifestazione nacque nell’ormai lontano 1964 come “Salone delle Macchine e delle Attrezzature per l’Ufficio”, e che quindi prese il suo nome dall’acronimo di questa intitolazione, come era molto di moda in quegli anni.
Una lunga corsa, quella di Smau, che ha continuamente portato tutta l’innovazione “qui e adesso”, partendo da quando ancora le “macchine per ufficio”, antenati dei computer, erano meccaniche, e poi elettriche, e poi elettroniche e poi finalmente “informatiche”, che rendevano cioè automatica la gestione e la ripetizione di processi di calcolo, moltiplicando per cento e per mille la velocità della loro esecuzione. Fino a diventare digitali.
Trent’anni, e sembra ieri. Gli anni ’80 e l’arrivo dei pc
Era il 1985, quando il settimanale Times dedicò la sua copertina al nuovo “personaggio dell’anno”, il personal computer, quando gli “smanettoni” (così chiamavano i nerd allora) se la tiravano sentenziando che “il software è una periferica dell’hardware”, e di come ci vollero meno di dieci anni per ribaltare questo concetto, soprattutto ad opera di quell’impiastro geniale che si chiama Bill Gates e della sua Microsoft, facendo diventare l’hardware un periferica del software, contribuendo così a far crollare il prezzo dei pc sul mercato consumers ed aprendo di fatto l’era dell’informatica per tutti.
Anni ’90. La telematica cambia tutto
Ma mentre Bill Gates si rendeva conto di essere diventato l’imperatore del mondo, primo uomo della storia ad essere diventato il più ricco del mondo senza fabbricare nulla di materiale e senza estrarre e commercializzare materie prime, una delle giovanissime figlie dell’informatica, la “telematica”, cioè la tecnologia che permetteva l’invio a distanza di dati, già gli stava togliendo lo scettro e la corona con la nascita addirittura di una nuova dimensione della vita umana.
Un luogo virtuale che non si trovava né sulla Terra né altrove, dove di lì a pochi anni miliardi di esseri umani di tutto il mondo avrebbero trascorso molto tempo della loro vita, spesso più tempo che in famiglia e sul lavoro: era nata la rete Internet, e nel mondo si apriva una nuova epoca, al pari delle grandi rivoluzioni della storia dell’umanità, come la scoperta del fuoco o l’invenzione della ruota, come la creazione delle industrie e dell’automazione o le applicazioni dell’energia elettrica o nucleare.
2000. Internet e la rivoluzione digitale
Con internet cambiava di nuovo tutto, perché rapidamente la conoscenza diventava patrimonio comune dell’umanità.
Ma soprattutto perché l’interconnesione virtuale tra gli esseri umani creava a sua volta spin-off che hanno sconvolto millenni di storia commerciale e poi industriale.
Un nuovo mondo dove nascevano giovanissimi “free billionairs” e “millennium boys”, giovinotti che riuscivano a diventare miliardari a meno di trent’anni d’età non solo non fabbricando né commercializzando nulla di concreto, ma addirittura regalando i loro prodotti virtuali a tutti i cittadini digitali, creando nel giro di un decennio aziende come Google, Facebook o Twitter, tanto per citare le più note, che oggi sono tra le realtò che producono più ricchezza nel mondo.
E dal 1964, tutto questo è passato, in prima o seconda battuta, da Smau Milano.
Smau diventa roadshow (e cambia tutto)
Ma Smau non può essere certamente la fiera della nostalgia di un passato glorioso, e certamente ci penseranno i ventenni digitali a riportare nel presente i padri “analogici”, spiegando loro cos’è Smau 2015.
Innanzi tutto quest’anno SMAU ha avuto un suo prologo internazionale, con un roadshow a Berlino a marzo scorso presso il “Palazzo Italia”, ospitando un’area espositiva con 50 startup e Pmi innovative in rappresentanza dell’innovazione “made in Italy”, selezionate da Smau assieme alle Regioni italiane che hanno partecipato al progetto. L’edizione di Berlino ha rappresentato un po’ il prologo dello Smau Milano di questi giorni, e quindi possiamo dire che lo spirito che ha animato questa edizione è una forte propensione a riflettere su come le aziende possano esportare e come attrarre in Italia quelle provenienti dall’estero.
Startup e innovazione nella PA. Tutti i numeri di Smau 2015
Oltre 300 le startup presenti nei padiglioni, concorrenti del Premio Lamarck, ed oltre 300 i workshop a disposizione delle 450 aziende presenti, con oltre 70 investitori interessati a scoprire i nuovi talenti dell’ecosistema dell’innovazione italiano.
Da evidenziare le due importanti parthership istituzionali che Smau 2015 ha ottenuto con alcune regioni italiane e con il Ministero dell’Istruzione.
Le Regioni sono chiamate, infatti, a definire una puntuale Strategia di Specializzazione (Smart Specialisation Strategy) dei propri territori per accedere ai fondi della programmazione UE 2014- 2020, con una esplicita indicazione: porre le imprese al centro dei processi di innovazione.
Per il Miur basta riportare quanto detto a StartupItalia da Anna Maria Fontana, responsabile per l’attuazione e la gestione del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Innovazione 2014-2020 del MIUR: «Questo evento può rappresentare un’opportunità di business per i soggetti attuatori dei progetti, che si apprestano ad affrontare il mercato, nonché un momento informativo sulle attività svolte dal Miur con riferimento particolare alle giovani imprese, e conferma la comprovata e specifica capacità tecnica di Smau di collegare startup a progetti innovativi con i protagonisti dei sistemi produttivi, delle pubbliche amministrazioni e di quelle locali».
Scheda: Dalle stampanti 3D al cloud, cosa c’è stato a Smau Milano 2015
Le principali aree tematiche in cui sono suddivisi i padiglioni di questa edizionesono state:
- “Startup e Open Innovation”, un’intera area di Smau dedicata alla ricerca industriale e all’innovazione per le imprese e le pubbliche amministrazioni;
- “Smau International”, un’area completamente dedicata all’internazionalizzazione delle imprese italiane e alle opportunità di business con aziende estere interessate all’innovazione Made in Italy;
- “Cloud”, lo stato di adozione dei servizi Cloud nel Canale ICT, iniziative, strumenti e opportunità a disposizione dei nuovi operatori digital;
- “Fabbrica 4.0”, riflettori accesi sulla manifattura digitale e sulla stampa 3D, al centro della nuova Rivoluzione Industriale;
- “Commercio e Turismo”, riflettori accesi sul retail e sulla rivoluzione dell’esperienza d’acquisto. Tutte le soluzioni innovative e workshop per il settore raccolti in un’area dedicata;
- “Smart Communities”, i migliori progetti in tema di città intelligenti per trasformare il proprio territorio in una fucina di buone pratiche e di innovazione.
Nel 2014 le startup italiane hanno fatto 184 milioni
Al Convegno di apertura dello Smau Milano 2015, curato già da tre anni dagli Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano e da Italia Startup, è stato riportato che in Italia il totale degli investimenti in startup innovative, stimato per il 2015, sale a 133 milioni di euro (+11% rispetto al 2014) superando il picco registrato nel 2013 (129 milioni). I ricavi delle startup innovative finanziate crescono del 26% annuo nel 2014 e raggiungono i 184 milioni nel 2014. Crescono anche le assunzioni: i dipendenti passano da 1.252 a 1.565, con un incremento del 25%.
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Antonio Ghezzi, direttore dell’Osservatorio Startup Hi-tech del Politecnico di Milano, ha evidenziato la natura degli investimenti italiani, che stanno crescendo e gradualmente spostandosi verso quelli non-istituzionali, passo fondamentale per la maturità dell’ambiente.
Infatti, come ha ribadito anche il presidente di Italia Startup Marco Bicocchi Pichi, sono anche aumentati gli investimenti. «Se anche solo l’1 per mille – ha detto Bicocchi Pichi – del patrimonio privato finanziario italiano fosse destinato alle nuove imprese avremmo lo stesso volume dei paesi nostri concorrenti».
Una fiscalità di vantaggio a favore delle startup sarebbe quindi per il nostro Paese non un onere, ma un vero e proprio investimento.
Come ogni anno, i tre giorni di Smau a Milano delineano anche questa volta la geografia dell’innovazione italiana sotto il punto di vista delle Pmi che, se fortemente collegate al mondo delle startup, sarebbero uno dei clienti e approdi migliori possibili per portare sempre più nel futuro il sistema produttivo del Paese. E così, tra centinaia di workshop, incontri formali ed informali, e centinaia di stand a FieraMilanoCity, forse i primi contatti in tal senso sono avvenuti.
Arrivederci al prossimo anno.
Aldo V. Pecora
Twitter: @aldopecora