Il numero 1 dell’ente per l’internalizzazione: “L’opportunità del GSUP, che mettiamo volentieri a disposizione con risorse pubbliche, funziona nella misura in cui founder e CEO partecipanti affrontano questa esperienza in prima persona, con la determinazione e passione che contraddistingue una/o startupper”
Giovani, innovative, con forte potenziale di crescita. Sono i tratti comuni delle 100 startup che saranno selezionate per partecipare alla terza edizione del Global Start Up Program. Una rampa di lancio messa a disposizione delle giovani aziende italiane che desiderano migliorare l’efficacia del proprio business model e accrescere il know-how gestionale e finanziario. Come? trascorrendo 8 settimane, a partire da settembre 2022, in alcuni tra i più qualificati acceleratori esteri. StartupItalia ne ha parlato con Carlo Ferro, presidente dell’Agenzia ICE, l’ente per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane. E ne parlerà anche domani, dal palco di SIOS Sardinia Edition, quando ci collegheremo – ore 17:30 circa – in diretta con Sebastiano Peluso, Innovation Desk, ICE Los Angeles.
Intervista a Carlo Ferro
Il tema dell’internazionalizzazione per le startup è un passo fondamentale per la loro crescita, come si riesce a innescare un circolo virtuoso in questo senso e che ruolo gioca ICE per far crescere le imprese nei mercati esteri e per favorirne l’inclusione?
L’export del nostro Paese è ripartito più rapidamente di altri Paesi comparabili, ma, alle nuove sfide dei mercati internazionali post-Covid, si aggiunge uno scenario internazionale dominato da drammatiche complessità umane e geopolitiche. In questo contesto diventa importante l’azione di sistema. Noi di ICE – in coordinamento con il MAECI – facciamo la nostra parte attraverso 19 nuove azioni, nei campi del digitale, dell’e-commerce, dell’innovazione e della formazione. In quest’ottica gli stanziamenti per iniziative a favore delle start-up sono triplicati rispetto al passato. Il Global Start Up Program rappresenta un unicum in Italia e in Europa, a supporto della crescita startup innovative sui mercati internazionali. Vogliamo riconoscere l’internazionalizzazione come uno dei fattori chiave per lo sviluppo dell’ecosistema italiano dell’innovazione. E il Global Start Up Program mette a disposizione delle nostre startup la possibilità di accedere, in uno dei dieci Paesi di accelerazione, a una rete di potenziali partner e investitori, attirando, quando possibile, anche venture capital esteri. Il supporto all’internazionalizzazione delle start-up è quindi funzionale a uno sviluppo virtuoso di finanziamento, innovazione e crescita.
Presidente Carlo Ferro, quale obiettivo vi ponete in concreto?
L’obiettivo è triplice: 1) permettere alle startup italiane un processo di cross-fertilizzazione in mercati esteri per adeguare lo sviluppo del prodotto o servizio a questi mercati e prepararsi ad esportare; 2) partecipare ad un eco-sistema di filiera internazionale, aprendo le porte a partnership industriali; 3) accedere al venture capital su base globale. Per questo, i programmi prevedono specificamente incontri, b2b, attività di networking con aziende della value chain, centri ricerca e investitori. A una condizione: chiediamo che l’attività “core” dell’azienda resti in Italia in quanto l’estero deve rappresentare uno sbocco di crescita e non un percorso di delocalizzazione.
Ci sono dei settori su cui state puntando maggiormente? Se sì, perché?
Quest’anno abbiamo introdotto un’innovazione nel programma, con percorsi di accelerazione aperti a tutti i settori ma anche con focalizzazione sulle transizioni gemelle, digitale e ecologica. Inoltre, nell’ambito di un accordo con l’Agenzia Spaziale italiana, abbiamo dedicato due programmi, a Houston e a Singapore, alle startup del settore Spazio. Infine mi piacerebbe, in prospettiva, aprire questo programma a partnership europee, condividendolo con i nostri omologhi in Paesi vicini ed amici, come la Francia.
Quali sono le aspettative in questo senso?
L’obiettivo è lo stesso da quando ho lanciato il programma nel 2019, poco dopo aver avviato quest’attività di civil servant: creare un circolo virtuoso innovazione – internazionalizzazione – crescita – più innovazione…..Sono convinto che l’Italia possa diventare l’hub in Europa per lo scale up produttivo di nuove tecnologie e applicazioni, in un’ottica di open innovation.
Ci sono esempi virtuosi di startup che hanno partecipato alle passate edizioni? Vuole farci qualche esempio?
Direi di sì, anche se non vorrei dover far nomi, perché rischierei di dimenticare esperienze di successo, dato che – nel mio ruolo – non le conosco tutte. Gli esempi di aziende che hanno interpretato al meglio tutto ciò che il GSUP poteva offrire non mancano: fit col mercato locale, strategia e organizzazione commerciale per servirlo da remoto (penso, fra l’altro, a casi specifici in business digitali negli USA), partnership con player dell’ecosistema (ho in mente un bel caso negli EAU nel settore dei biostimolanti per l’agricoltura) e interesse dei venture capital.
Ha qualche consiglio da dare agli imprenditori che partiranno?
Sì, uno. Non farsi scoraggiare dalle preoccupazioni e dalle incertezze dello scenario e mantenere saldo lo spirito di intraprendenza con cui affrontare le sfide del futuro. L’opportunità del GSUP, che mettiamo volentieri a disposizione con risorse pubbliche, funziona nella misura in cui founder e CEO partecipanti affrontano questa esperienza in prima persona, con la determinazione e passione che contraddistingue una/o startupper.