Fino ad oggi Europa e Stati Uniti hanno dominato la scena globale della cultured meat, o carne sintetica. L’Asia però sta recuperando e potrebbe diventare leader nel prossimo futuro. Ne abbiamo parlato con Andrew Ive
Il primo hamburger di carne coltivata in vitro è stato preparato, cotto e mangiato in Europa, precisamente in Olanda, nel 2013. Qui Mark Post, pioniere dell’agricoltura cellulare, ha realizzato quello che fino a pochi anni prima era considerato impossibile.
Da quell’evento in avanti l’Europa e soprattutto gli Stati Uniti hanno dominato la scena globale sia in termini di ricerca di base, che di investimenti privati, nonché di nascita di startup dedicate.
È probabile però che in futuro sia l’Asia il vero centro e dello sviluppo della cultured meat, o come dicono negli Usa ‘clean meat‘, che dona a queste proteine animali un’accezione molto più positiva.
“La tendenza attuale vede Paesi come la Cina, l’India o Singapore in fase di sorpasso”, ci racconta Andrew Ive, fondatore di Big Idea Ventures, un fondo di investimento con sede a New York e Singapore che gestisce un programma di accelerazione proprio dedicato alle proteine alternative. Un fondo, nato a novembre 2018, che ha una dotazione di 50 milioni di dollari e ha tra i finanziatori il fondo sovrano di Singapore, Temasek, il gigante statunnitense Tyson Food, e la multinazionale svizzera Buhler Group.
“Negli Stati Uniti c’è sicuramente un comparto della ricerca, sia pubblica che privata, molto forte. Ci sono anche gli investitori e le startup, mentre a livello pubblico non c’è avversione, ma neppure un sostegno specifico”, sottolinea Ive.
L’Asia in fase di sorpasso sulle proteine alternative
In Asia la situazione è invece differente. Singapore è stato il primo ed unico Stato al mondo a legalizzare la produzione e la vendita di carne cresciuta in vitro. Oggi è possibile andare in alcuni ristoranti e chiedere un hamburger di cultured meat (ad un costo non certo abbordabile). Mentre il governo, attraverso il suo fondo di investimento Temasek, investe direttamente nello sviluppo di questa nuova filiera.
Il motivo? Singapore è uno Stato piccolo con una popolazione grande e ha una densità di abitanti per chilometro quadrato inferiore solo al Principato di Monaco. La sicurezza alimentare, intesa come la possibilità di approvvigionarsi di cibo in maniera sicura e costante, è una priorità nazionale e dunque il governo investe e promuove tutte quelle tecnologie che possono assicurare cibo ai propri cittadini. Siano esse l’agricoltura cellulare, come le verticali farm o l’acquacoltura.
Andrew Ive, ceo di Big Idea Ventures
Anche la Cina è sulla stessa linea nonostante abbia un’agricoltura estesa, anche se non moderna e non sufficiente a soddisfare il fabbisogno della sua popolazione. Pechino ha intenzione di ridurre la dipendenza dall’estero per quanto riguarda la fornitura di cibo. E ovviamente l’agricoltura cellulare ricade in questo frangente. Anche perché uno dei beni chiave, in Cina, è la carne di maiale, che il Paese importa da tutto il mondo ed è stata recentemente al centro di tensioni geopolitiche con gli Usa.
“Nel suo piano di sviluppo quinquennale Pechino ha inserito proprio l’agricoltura cellulare come una delle priorità per garantire la sicurezza alimentare del paese”, specifica Ive, che osserva come sia in crescita il numero di startup asiatiche che applica per il suo programma di accelerazione.
I due plus dell’Asia sulla cultured meat
“La pandemia di covid-19 ha mostrato a tutti la fragilità delle filiere di approvvigionamento globali, che pensavamo essere invece molto forti”, sottolinea Ive. Dunque i governi che sono maggiormente dipendenti dall’estero stanno oggi supportando lo sviluppo di queste tecnologie.
In Asia inoltre c’è un’opinione pubblica tendenzialmente favorevole all’agricoltura cellulare e anche gli chef e gli influencer ne sostengono lo sviluppo e l’adozione.
In altre parole qui si trovano tutte le condizioni per creare un ecosistema a sostegno di questo nuovo comparto. Una legislazione favorevole, la presenza di investitori e di centri di ricerca all’avanguardia. Nonché è un settore agroalimentare che guarda con interesse a questa alternativa e un’opinione pubblica che è curiosa e non contraria a priori alla possibilità di inserire la cultured meat nella propria dieta.
Si tratta d’altronde di un settore completamente nuovo, che ha fatto i suoi primi passi solo di recente. “E’ per questo ho deciso di creare un fondo dedicato dopo l’esperienza fatta a Food-X”, specifica Ive. “Creando Big Idea Venture ho potuto focalizzarmi su questo settore e sostenere davvero la crescita delle startup e dell’intero ecosistema”.