Il programma dedicato al settore dell’intelligenza artificiale, lanciato da LVenture Group, sta per entrare nella fase operativa. QUI i dettagli
Sono state esaminate le candidature per il programma di incubazione AI WorkLab dedicato al settore dell’intelligenza artificiale e lanciato da LVenture Group in partnership con BNL Gruppo BNP Paribas, BNP Paribas Cardif, Sara Assicurazioni, Cerved Group e Payback. La call per partecipare al programma, rivolta a talenti individuali, team e startup, è stata aperta dal 31 agosto al 30 novembre. Nei mesi di ottobre e novembre, inoltre, Torino, Trento, Pisa, Roma e Napoli sono state le tappe di un roadshow che aveva l’obiettivo di parlare dell’AI WorkLab e incontrare i candidati. Complessivamente sono state ricevute quasi 200 application da tutta Italia: i team e i partecipanti individuali selezionati saranno annunciati il 16 gennaio.
10 team, 3 mesi di accelerazione
«Dieci team accederanno a un percorso di 3 mesi volto a trasformare le proprie idee in MVP con il supporto del team di LUISS ENLABS e degli esperti delle aziende partner. Inoltre, riceveranno un grant di 2500 euro equity free – ha spiegato Augusto Coppola, direttore dei Programmi di Accelerazione di LUISS Enlabs – crediamo che il settore dell’intelligenza artificiale, un mercato in crescita che secondo le stime raggiungerà un valore di quasi 60 miliardi di dollari nel 2025, sia particolarmente interessante e che per le corporate offra grandi opportunità per la creazione di valore e allo stesso tempo, in uno scenario competitivo, presenti grandi sfide. Partecipare ad un programma come AI WorkLab, studiando questo settore e lavorando operativamente per applicare l’AI in diversi ambiti, è dunque un’occasione da non perdere per chi vuole rimanere al passo con i tempi».
L’intervista
Durante la tappa del roadshow del 15 novembre a Napoli, presso l’Università Parthenope, sono intervenuti alcuni dei partner dell’iniziativa, tra cui Andrea Veltri, Chief Marketing Officer di BNP Paribas Cardif.
BNP Paribas Cardif sponsorizza il programma AI WorkLab e altre iniziative nell’ambito dell’Open Innovation: per quale motivo avete deciso di avvicinarvi al mondo dell’innovazione?
«Il settore assicurativo è già inevitabilmente trascinato dalle nuove tecnologie ad avere un rapporto diverso con il cliente finale, a creare prodotti, servizi ed esperienza digitally enhanced e a prevenire i danni, che è il paradigma su cui stiamo costruendo l’assicurazione del futuro. La sponsorizzazione di AI WorkLab si inserisce in un modello di open innovation di cui ci avvaliamo da diversi anni per velocizzare questo processo di innovazione del business. Sosteniamo diversi progetti e iniziative ad alto potenziale innovativo, interne ed esterne, e attraverso il contest Open-F@b, che ha appena decretato i vincitori della quarta edizione, abbiamo avviato una collaborazione continuativa con le startup con cui stiamo già sviluppando soluzioni innovative che superano il tradizionale modello assicurativo».
Per quale motivo ritenete che l’Intelligenza Artificiale sia un settore particolarmente interessante in questo momento?
«Creare una relazione estesa e guidata con un cliente sempre più evoluto, sviluppare percorsi esperienziali guidati dai dati, gestire le componenti di rischio e il comportamento dei clienti mediante oggetti connessi sono tematiche di assoluta attualità che rendono il tema dell’Intelligenza Artificiale centrale per il futuro del business assicurativo. Un futuro non molto lontano, considerando che alcune soluzioni sviluppate grazie all’Intelligenza Artificiale saranno parte del modello di assicurazione già nel 2020».
Sulla base delle candidature ricevute per AI WorkLab e delle startup incontrate durante il roadshow, quali pensate siano gli aspetti più interessanti di innovazione del settore assicurativo che si possono trarre da questo programma?
«Abbiamo incontrato molte realtà innovative e giovani talenti fuori dagli schemi. Alcuni ci hanno proposto qualcosa di nuovo e mai visto, altri hanno sviluppato nuove idee su sistemi di Ai già esistenti. Dei 178 progetti ricevuti quello che ci ha colpito maggiormente è stata la varietà. Tra i proponenti c’erano ovviamente data scientist puri ma anche marketer o architetti, il che ha ampliato molto il range delle proposte: dai chatbot agli assistenti virtuali a soluzioni adattive intelligenti in grado di capire e guidare il cliente. L’elemento comune riscontrato è stato, comunque, la customer experience: in una parola come i dati possono semplificarci la vita e per un business come il nostro, direi che è proprio la migliore premessa».