A StartupItalia! Luca Carabetta, vice presidente della commissione Attività Produttive: “Possiamo diventare una startup nation come il Regno Unito”
Tecnicamente, potrebbe non essere un fondo di investimento e l’On. Luca Carabetta, vice presidente della commissione Attività Produttive della Camera, tiene a specificarlo: “Il Governo sta valutando l’idea di un vettore pubblico in grado di smuovere capitale di rischio, in cui lo Stato fa da co-investitore, così da attrarre capitali ed imprese estere”. Ma la definizione puntuale, in fondo, conta poco. Quello che al pubblico di imprenditori interessa certamente di più è la cifra: “Un obiettivo concreto – continua Carabetta – sarebbe arrivare a tre miliardi”. L’Inghilterra, nel 2017, di miliardi ne ha attratto 7,5. La domanda dunque è: il governo italiano dove prenderà una simile quantità di denaro?
Casse di previdenza, fondi pensione, assicurazioni e banche
Non dallo Stato. O almeno non solo, è ancora presto per i dettagli. Ma, in periodo di Legge di Bilancio e di spread tornato a salire perché chi ha in mano il nostro debito vuole avere anzitutto rassicurazioni sulla spesa pubblica dall’esecutivo Conte, questo primo dettaglio è senz’altro rincuorante. “Vogliamo coinvolgere i privati, spingerli a puntare sulle startup innovative – illustra Carabetta – e quindi pensiamo di coinvolgere le casse di previdenza dei professionisti, i fondi pensione, le assicurazioni e gli istituti di credito”.
“Nel dettaglio – prosegue il vice presidente della commissione Attività Produttive – stiamo elaborando le nostre considerazioni valutando un’industria dei capitali che, tra investitori istituzionali e risparmio gestito, si attesta a quasi tre mila miliardi di euro. Occorrerà coinvolgere i gestori in un’operazione di investimento nel futuro di questo Paese e il Governo sarà in prima linea per sostenere quella che sarà una vera e propria rivoluzione nel mercato”.
Una razionalizzazione del sistema, sotto la guida dello Stato
Del resto, sottolinea Carabetta: “Oggi il mercato degli investitori istituzionali [ovvero le Casse previdenziali dei professionisti NdR] è eccessivamente frammentato: i soggetti più piccoli non effettuano investimenti rischiosi, preferendo puntare su quelli sicuri. Molti Enti hanno già manifestato l’intenzione di investire nel futuro del Paese: Enasarco [l’Ente nazionale di assistenza per gli agenti e i rappresentanti di commercio NdR], per esempio, si è già addirittura mossa concretamente in questo senso attraverso importanti variazioni del portafoglio. Ciò che serve ora è una piattaforma pubblica che faccia da garante e da collante”.