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La svolta: questa volta l’uso del sostantivo è appropriato, descrivendo precisamente quello che sta succedendo sotto ai nostri occhi, parlando di Intelligenza Artificiale e mondo del lavoro. Se un cambiamento assume proporzioni troppo grandi, i bias cognitivi possono persino portarci a ignorarlo; ma questa volta l’impatto dell’AI sulle professioni è inevitabile e troppo grande per essere evitato, perciò è necessario comprenderlo e governarlo. Le tecniche di Machine Learning e Deep Learning vengono utilizzate per automatizzare compiti e risolvere problemi complessi, trovando applicazioni in un’ampia varietà di contesti: dalla ricerca scientifica al mercato azionario, dalla robotica alla giustizia, passando per l’industria e le auto a guida autonoma. Se da un lato l’AI promette di automatizzare compiti ripetitivi e di migliorare l’efficienza operativa, dall’altro emerge la necessità di una riflessione sull’adozione di queste tecnologie e sulle sue implicazioni a lungo termine.
Il rapporto Work Trend Index 2024 di Microsoft analizza l’impatto dell’AI attraverso diverse prospettive, dal cambiamento del modo di lavorare al coinvolgimento dei collaboratori, dal mindset dei leader nelle organizzazioni, alla formazione professionale e al recruiting. Nell’oscillante altalena di previsioni, tra distopici catastrofisti e aprioristi ottimisti, è bene appoggiarsi alle analisi più rigorose: uno studio condotto nel settembre 2023 da European House Ambrosetti (in collaborazione con Microsoft) stima che la produttività dell’economia italiana potrebbe aumentare fino al 18% grazie all’adozione dell’AI, contrastando in tal modo gli effetti avversi dovuti all’invecchiamento della popolazione.
Lo stesso studio riporta che già 1 impresa su 2 ha provato a utilizzare soluzioni di IA, e il 70% delle stesse dichiara di aver ottenuto vantaggi di produttività. Insomma, la strada è aperta, il percorso in via di definizione, ma per stabilire coordinate affidabili, partiamo dai dati a nostra disposizione del Work Trend index condotto da Microsoft.
Utilizzo dell’AI raddoppiato in 6 mesi
Partiamo dai numeri del Work Trend Index di Microsoft: secondo lo studio, infatti, l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale generativa è quasi raddoppiato negli ultimi sei mesi. Dal campione di lavoratori intervistati emergono alcune evidenze interessanti:
- Il 46% degli intervistati a livello globale ha iniziato a sperimentare l’AI nell’ultimo semestre;
- Il 60% dei knowledge workers italiani, invece, conferma di usare strumenti di AI all’interno delle proprie giornate, per ridurre il tempo impiegato nello svolgere determinati compiti e per focalizzarsi su quelli più strategici;
Tuttavia, nonostante la maggior parte dei leader aziendali italiani (76%) abbia compreso l’importanza dell’adozione dell’AI per poter rimanere competitivi sul mercato, il 50% di loro teme che la propria azienda non abbia piani di implementazione dell’AI.
Di fronte alla percezione da parte dei lavoratori di questo immobilismo delle imprese cresce di conseguenza il fenomeno del BYOAI – Bring your own AI tool, ossia i dipendenti stanno agendo in autonomia:
- Il 73% dei lavoratori italiani (vs. 78% nel mondo), infatti, utilizza tool di AI al di fuori del perimetro aziendale per svolgere i propri task;
- Se il 76% degli intervistati a livello globale afferma di sentire il bisogno di dotarsi di abilità specifiche per l’utilizzo dell’AI per rimanere competitivi nel mercato del lavoro;
- Il 79% afferma che le competenze di AI amplieranno le loro opportunità di lavoro;
- Il 62% dei manager italiani che sostiene di non voler assumere risorse senza competenze di AI;
L’AI Generativa si conferma come un valido alleato per le persone all’interno delle organizzazioni.
- Il 92% degli intervistati ha affermato che l’AI rende tutte le attività più semplici da gestire;
- Il 92% afferma che l’AI è un grande supporto per aumentare la creatività;
- Il 93% sostiene che l’AI aiuti la concentrazione sulle attività più importanti;
- Infine, il 93% afferma che grazie all’AI sono più motivati per svolgere il proprio lavoro.
Il lavoro diventa più intelligente e veloce
Il messaggio che emerge dal report è chiaro: i dipendenti vogliono integrare l’intelligenza artificiale (IA) sul lavoro e non aspetteranno che le aziende si mettano al passo. Tuttavia, l’IA è già adottata nei luoghi di lavoro su una scala inaspettata: oggi, infatti, il 75% dei lavoratori impegnati in professioni intellettuali utilizza l’IA sul lavoro e il 46% di questi ha iniziato a usarla da meno di sei mesi.
E i benefici si vedono: i lavoratori intervistati affermano che l’IA li sta aiutando a risparmiare tempo (90%), a concentrarsi sul loro lavoro più importante (85%), a essere più creativi (84%) e a godersi maggiormente il lavoro (83%).
Grazie all’AI, quindi, si lavora più velocemente e in modo più intelligente: “Siamo all’avanguardia nell’integrare l’IA per non solo lavorare più velocemente, ma anche in modo più intelligente. È nostra responsabilità, come leader organizzativi, garantire che questa tecnologia elevi la creatività dei team e sia in linea con i nostri valori etici”, ha commentato Karim R. Lakhani, Presidente del Digital Data Design Institute di Harvard e Professore di Business Administration alla Harvard Business School.
Come stabilire il ROI dell’AI?
Tutti d’accordo nel ritenere l’AI indispensabile, ma la necessità di definire un ritorno sull’investimento (ROI) immediato sta facendo muovere i leader sui posti di lavoro con una certa lentezza.
Il 79% di loro è convinto che l’azienda debba implementare l’Intelligenza Artificiale per rimanere competitiva, ma il 59% è preoccupato per la difficoltà di quantificare i guadagni di produttività. Il 60% dei leader teme che la leadership della propria organizzazione manchi di un piano e una visione per implementare l’IA. Questa incertezza sta rallentando l’adozione su larga scala dell’Intelligenza Artificiale. Ma nel frattempo il 78% dei lavoratori che utilizzano l’AI porta i propri tool sul lavoro (BYOAI – Bring Your Own AI); una pratica ancora più comune nelle piccole e medie imprese (80%).
La mentalità è quindi favorevole all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale sebbene le resistenze e i dubbi non manchino: infatti il 52% delle persone che usano l’IA al lavoro è riluttante ad ammettere di usarla per i compiti più importanti. E il 53% teme che usare l’AI per compiti importanti possa farli sembrare sostituibili.
Overload: l’AI restituirà tempo alla creatività?
C’è un tema oggettivo di sovraccarico di lavoro e task assegnati, che renderà l’adozione dell’AI inevitabile e che spingerà verso un’integrazione dei tool nei quotidiani processi professionali. Lo confermano i numeri:
- Il 68% dei lavoratori afferma di lottare con il ritmo e il volume di lavoro, e il 46% si sente esaurito.
- Il sovraccarico delle email è un grosso problema: l’85% delle email viene letto in meno di 15 secondi, e una persona deve leggere circa 4 email per ogni 1 che invia.
- Osservando l’utilizzo delle app di Microsoft 365, si nota che gli utenti trascorrono il 60% del loro tempo su email, chat e riunioni, e solo il 40% in app di creazione come Word e PowerPoint. Questo significa che l’operatività assorbe il pensiero e che lo spazio dedicato alla riflessione e alla creatività è troppo poco.
Ma l’intelligenza artificiale può aiutare a liberare i lavoratori dai compiti banali e ripetitivi, aiutandoli così a dedicarsi maggiormente all’innovazione e alla creatività dei progetti.
Opportunità per chi conosce l’AI: +323% di assunzioni
L’intelligenza artificiale (AI) sta rapidamente trasformando il mercato del lavoro, innalzando il livello delle competenze richieste e rompendo le barriere di carriera che molti professionisti hanno incontrato finora. Sebbene il dibattito sull’AI sia spesso incentrato sulla possibilità di perdita di posti di lavoro, i dati mostrano una realtà più complessa, caratterizzata da una carenza nascosta di talenti, da lavoratori in cerca di un cambiamento di carriera e da enormi opportunità per chi è disposto a sviluppare competenze legate all’AI.
Da un lato, i leader delle aziende sono alla ricerca di nuovi talenti: la maggioranza di loro (55%) esprime preoccupazione riguardo alla difficoltà di trovare persone con le competenze necessarie. Questa preoccupazione si concentra sui settori della cybersicurezza, ingegneria e il design creativo.
Dall’altro lato, i professionisti sono sempre più alla ricerca di nuove opportunità. Mentre il 45% teme che l’AI possa sostituire il proprio lavoro, una percentuale simile (46%) sta considerando di lasciare il proprio impiego nel prossimo anno, una percentuale superiore rispetto al 40% registrato durante il “Great Reshuffle” post pandemico del 2021 (il grande movimento di lavoratori che hanno deciso di cambiare lavoro, settore o persino carriera, riflettendo un cambiamento nelle priorità personali e professionali).
Negli Stati Uniti, i dati di LinkedIn indicano un aumento del 14% nelle domande di lavoro per ogni ruolo dall’autunno scorso, con l’85% dei professionisti che stanno prendendo in considerazione un nuovo impiego quest’anno.
Negli ultimi otto anni, i leader aziendali hanno avviato l’assunzione di talenti con competenze tecniche legate all’AI, con un aumento delle assunzioni del 323%.
Bisogna prestare attenzione ai talenti e lavoratori senza approfondite skills tecniche, ma con una predisposizione all’uso degli strumenti di AI generativa, come ChatGPT e Copilot. Infatti, il 66% dei leader afferma che non assumerebbe qualcuno privo di competenze in ambito AI, mentre il 71% preferirebbe un candidato meno esperto, ma dotato di conoscenze AI rispetto a uno più esperto ma senza queste competenze. Inoltre, il 77% dei leader ritiene che l’AI permetterà di affidare maggiori responsabilità ai giovani talenti, nella fase iniziale della loro carriera.
I lavoratori entry-level saranno chiamati a gestire progetti più strategici, mentre competenze umane uniche come la gestione, la costruzione di relazioni, la negoziazione e il pensiero critico acquisiranno maggiore rilevanza.
Le organizzazioni che comprenderanno questa evoluzione manterranno e attireranno i migliori talenti, e i professionisti che acquisiranno nuove competenze avranno un vantaggio competitivo nel mercato del lavoro.
Deficit formativo e le nuove posizioni dei recruiter
Nonostante il riconoscimento del valore delle competenze sull’AI nei nuovi assunti, molte aziende non stanno investendo adeguatamente nello sviluppo delle competenze all’interno del proprio personale. Negli Stati Uniti il 45% dei dirigenti non sta investendo in strumenti o prodotti AI per i propri dipendenti, e solo il 39% delle persone che utilizzano l’AI al lavoro ha ricevuto una formazione specifica dalla propria azienda. Solo il 25% delle imprese prevede di offrire formazione sull’AI generativa quest’anno, aggravando ulteriormente questo deficit formativo.
Tuttavia, i professionisti non aspettano che siano le loro aziende a guidarli. Il 76% afferma di aver bisogno di competenze AI per rimanere competitivo nel mercato del lavoro, e il 69% ritiene che l’AI possa aiutarli a ottenere promozioni più rapidamente. Inoltre, il 79% crede che le competenze AI possano ampliare le loro opportunità lavorative. Negli ultimi sei mesi, l’uso dei corsi di LinkedIn Learning progettati per sviluppare competenze AI è aumentato del 160% tra i professionisti non tecnici, con ruoli come project manager, architetti e assistenti amministrativi.
A livello globale, si prevede che le competenze richieste cambieranno del 50% entro il 2030 rispetto al 2016, con l’AI generativa che accelererà questo cambiamento fino al 68%. Più di due terzi delle posizioni che stanno emergendo oggi non esistevano vent’anni fa, e il 12% dei recruiter sta già creando nuovi ruoli legati specificamente all’uso dell’AI generativa.
Le offerte di lavoro su LinkedIn che menzionano l’AI o l’AI generativa hanno visto una crescita delle candidature del 17% negli ultimi due anni rispetto a quelle che non le menzionano. Inoltre, il 54% dei dipendenti nella fase iniziale della loro carriera afferma che l’accesso all’AI influenzerà la loro scelta di un datore di lavoro. Non a caso, il 22% dei recruiter sta già aggiornando le descrizioni delle posizioni per riflettere l’uso dell’AI generativa.