Stavo parlando con un manager di alto livello dell’industria dei pagamenti. Non importa chi sia o per quale compagnia lavori: è una professionista, e lo è da molto tempo. Ha ripetutamente confuso moneta virtuale, digitale e alternativa, il che è fastidioso. La valuta che sostiene il vostro dollaro americano è virtuale proprio come quella dei Bitcoin! Ma in realtà voleva capire come bilanciare la consapevolezza del cambiamento radicale del settore dei pagamenti con la cautela verso il sensazionalismo che lo circonda.
La sua compagnia, come quasi tutte le altre, sta spendendo un sacco di denaro per sperimentare le tecnologie mobile. E, a parte qualche eccezione degna di nota, i pagamenti mobile non sono ancora decollati. I pochi progetti esistenti hanno fatto grandi numeri e senza dubbio le cifre riguardanti lo sviluppo del mobile sono sensazionali. E quindi? Quando è stata l’ultima volta che avete pagato con il vostro telefono? Io non me lo ricordo. Come ho detto prima, il valore aggiunto di questa operazione è ancora troppo poco evidente per me per far sì che io cambi comportamenti straordinariamente radicati.
La manager ha paragonato questo divario tra sensazionalismo e realtà alla storia degli assegni (ovvero la storia degli assegni negli Stati Uniti. Perdonatemi, lettori di qualsiasi altro posto nel mondo). La storia è andata più o meno così: 20 anni fa, lei e i suoi colleghi sentivano dire da tutti che gli assegni sarebbero scomparsi presto. Così tutti nel settore si sono preparati e hanno aspettato. Stanno ancora aspettando. Ma gli assegni non sono scomparsi. Ancora colpa di quei dannati comportamenti radicati!
Fu solo quando i giganti delle carte di credito presentarono per la prima volta le carte di debito, utilizzabili dai clienti quasi come fossero carte di credito, che gli assegni incassarono il colpo previsto dagli esperti di tecnologia dei primi anni ’90. Nel giro di cinque minuti, i manager dei pagamenti si sono trovati davanti agli occhi due esempi piuttosto concreti di quanto la rivoluzione monetaria potesse non essere poi tanto rivoluzionaria. Il vecchio modo di fare le cose, le infrastrutture esistenti, i fattori familiari, il convenzionale buon senso su cosa sia e cosa non sia la moneta forse non stanno cambiando come ci si sarebbe aspettati. La società, e specialmente il settore tech, è così accecata dalle esagerazioni riguardanti il cambiamento del settore che non riesce, o si rifiuta, di fermarsi e ricordare che il cambiamento tecnologico, sociale e comportamentale è incrementale?
Non credo. La rivoluzione è reale per una manciata di ragioni alle quali riesco a pensare, e probabilmente per molte altre ancora. Le più importanti di queste sono accelerazione, desiderio e amplificazione. Oggi le persone sono più consapevoli dei costi legati al denaro, che si tratti dei cambi di valuta o delle spese di commissione per le transazioni con le carte di credito. E i consumatori stanno cercando modi per ridurre questi costi. Il nostro desiderio di innovazione nell’area dei pagamenti, della moneta e delle banche è più alto rispetto a vent’anni fa. E, mentre allora molte parti del mondo godevano di un periodo di crescita economica, oggi i cittadini hanno la crisi finanziaria fresca nelle loro menti e ciò li rende più desiderosi di scoprire e sostenere nuovi modi di fare business.
Quando si pensava che gli assegni dovessero scomparire, ma non lo fecero, internet non era una cosa da tutti i giorni. Le persone non portavano dei computer nelle loro tasche, figuriamoci device connessi a internet. Oggi quando i consumatori trovano un tool che ha un valore aggiunto convincente, lo esaltano in modo esagerato. Square e M-Pesa sono facili esempi, ma ce ne sono altri, come Dwolla, LevelUp, Venmo e iZettle.
Il punto qui non è fare la lista della spesa delle startup cool. Dopotutto uno scettico potrebbe rimproverarmi di commettere lo stesso errore: quello di sopravvalutare la realtà. No, la reale differenza adesso è che quando arriva qualcosa di innovativo si diffonde in maniera straordinariamente veloce. Quando le persone prevedevano la scomparsa degli assegni, dire social media non aveva alcun significato. Oggi è diverso, basti pensare alla recente ascesa di Bitcoin. Qualunque sia la vostra opinione su questa moneta controversa, ricordate con quale velocità la tesi accademica di un misterioso tizio si è trasformata in un fenomeno economico.
Due giorni dopo aver parlato con questa manager, un amico nell’ambiente dei pagamenti mi ha mandato un appunto riguardante qualcosa chiamato See2Pay, che consente agli utenti di pagare usando i Google Glass. Nessuna app necessaria: il denaro viene trasferito direttamente dal vostro Dwolla account al venditore. Ugualmente interessante, almeno credo, è il fatto che la compagnia che gestisce la transazione e che ha annunciato questo pilot, The Members Group, abbia pubblicato il codice gratuitamente. Non vogliono guadagnarci, almeno non direttamente. See2Pay è solo un tentativo tra centinaia, se non migliaia, di altri tentativi simili. Catalizzerà il regime di cambio nel mondo dei pagamenti e della moneta? Ne dubito. Ma l’onda collettiva del cambiamento lo farà. State a guardare.