Secondo i dati offerti dal sito di Buy Shares, quasi il 60% dei robot industriali attualmente presenti a livello globale appartiene a Cina, Giappone e Stati Uniti
Più della metà dei robot industriali di tutto il mondo si trova in soli tre Paesi: Cina, Giappone e Stati Uniti. Più precisamente, il 58,71%. È il dato principale che emerge dalla ricerca effettuata dal sito di Buy Shares, che ha condotto un’indagine circa la distribuzione e l’utilizzo dei robot nelle industrie a livello globale.
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Quanti robot?
In totale, secondo l’indagine, a settembre 2020 sono 381 mila i robot installati a scopi industriali in tutto il mondo. Un numero che è aumentato ben del 535% negli ultimi dieci anni, dal 2009 al 2019. Tuttavia, il picco di unità si è raggiunto nel 2018, 422mila. Questo significa che da due anni fa all’anno scorso, sono andati in pensione 41mila robot: si tratta del primo calo negli ultimi sette anni. Degli oltre 380mila esemplari attivi oggi, più di un terzo – 140mila – sono cinesi, mentre quasi 50mila giapponesi. Chiudono questo particolare podio gli Stati Uniti, con oltre 33mila robot industriali.
Cosa sono i robot industriali?
Resta da capire più nel concreto cosa si intenda per robot industriali. Si tratta di sistemi tecnologici utilizzati per la produzione. I robot utilizzati nelle industrie sono infatti automatizzati, programmabili con diverse modalità e capacità di movimento. Alcuni settori vedono una maggiore presenza di questi sistemi rispetto ad altri: saldatura, verniciatura, assemblaggio, smontaggio, comparti pick and place per circuiti stampati. E ancora, imballaggio, etichettatura e ispezione e test del prodotto. Tutte aree lavorative che ben si confanno alle caratteristiche dei robot, dalla resistenza alla velocità e precisione.
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Dove spopolano i robot?
Il motivo primario per investire in robot industriali sta nell’obiettivo di ridurre i costi di produzione. Non è quindi un caso se i Paesi che presentano una più alta percentuale di sistemi tecnologici di questo tipo siano alcuni fra i leader mondiali nei settori automobilistico, elettrico ed elettronico e farmaceutico. Filiere ad alto tasso di automatizzazione, dove è possibile ridurre i costi operativi, gli errori nel flusso di lavoro e lo spreco di materiale utilizzato. Difatti, un altro dato comune nelle aree industriali citate è l’alto costo delle materie prime usate. Da qui il bisogno di minimizzare costi e sprechi attraverso un sistema multitasking e adatto a svolgere compiti ripetitivi con estrema precisione.
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Regione più fertile per l’utilizzo dei robot è e resterà ancora, nel medio periodo, l’Asia-Pacifico, che sta vivendo ad oggi una forte crescita dell’automazione nell’industria manifatturiera. In quest’area, il contemporaneo aumento demografico sta comportando un maggiore acquisto di beni di consumo. In risposta, i produttori si stanno rivolgendo sempre di più ai robot. Discorso diverso per l’Europa, attualmente al picco del settore manifatturiero e pertanto papabile focus dell’industria soltanto nei prossimi anni.
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I robot durante la pandemia
Un altro fattore che comporterà un ulteriore aumento nell’utilizzo dei sistemi automatizzati per l’industria è il sopraggiungere e il protrarsi del Covid. Non solo nel manifatturiero, ma anche nel settore medico. Negli scorsi mesi in Cina, osserva Buy Shares, gli ospedali hanno ordinato duemila esemplari di UVD robots per migliorare la rilevazione di virus e batteri, attraverso la luce ultravioletta, e ucciderli.
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Nel frattempo, molte industrie produttive hanno spostato il loro focus nella ricerca e sviluppo di attività volte a integrare l’intelligenza artificiale nei robot industriali. Una tendenza ultimamente notata anche dai gruppi di Venture Capital, che stanno iniziando a mostrarsi sempre più favorevoli a finanziare i produttori per la progettazione e il collaudo di robot.