Entro l’anno 30 hub gastronomici dove lavoreranno brigate di cuochi per amplificare la portata e la qualità degli ordini arrivati tramite l’app
E se il food delivery andasse in crisi da troppe ordinazioni? Deliveroo, piattaforma fortissima in Inghilterra, dov’è nata ad opera di William Shu, ma attiva anche in alcune città italiane (da Roma a Milano passando per Piacenza), ha la soluzione: Deliveroo Editions. Cucine aggiuntive con chef-sostituti in grado di sfornare le pietanze per onorare la cascata di comande digitali.
Come funziona
Il servizio di consegna a domicilio sta pianificando di aprire una trentina di cucine nel Regno Unito entro l’anno. Questi hub serviranno ad aiutare i ristoranti che non ce la fanno a evadere tutte le ordinazioni o anche ad espandere l’area servita. L’idea, insomma, è che il piatto preferito del ristorante XY potrai ordinarlo anche se abiti molto lontano: ci sarà una cucina Deliveroo a prepararlo esattamente uguale a quello a cui sei abituato e a portartelo caldo.
Anche nel resto del mondo
Il meccanismo delle cucine extra servirà dunque a due scopi: testare nuove aree, per capire come risponda la clientela a certi tipi di offerte e di pietanze, e allargare l’area servita rendendo il servizio un po’ più democratico. Spesso, infatti, anche nelle città servite moltissimi quartieri rimangono esclusi. In queste cucine industriali non aperte al pubblico – nel senso che serviranno solo come tappe per i fattorini – ospiteranno cinque o sei gruppi di chef provenienti da diversi ristoranti che si occuperanno esclusivamente degli ordini arrivati tramite Deliveroo. Stessa strategia dovrebbe presto partire a Hong Kong, Singapore, in Australia, Francia e a Dubai.