Altro che scandali e pessimismo. Il social fa sempre più iscritti, anche se ammette potrebbe fare qualcosa di più per migliorare l’esperienza utente. A crescere soprattutto la pubblicità che nel primo trimestre ha raggiunto gli 11,8 miliardi
Poteva essere una trimestrale molto difficile, ma Menlo Park ne è uscita alla grande. Cambridge Analytica? Tutta la vita, se poi al netto delle polemiche, delle Cassandre che prevedevano un prossimo futuro senza social e degli interrogatori al Congresso, i dati sono quelli diffusi in queste ore da Facebook.
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Giro d’affari oltre le aspettative
I numeri stanno tutti dalla parte di Mark Zuckerberg e del suo social. Nei primi tre mesi del 2018, gli utili per azione hanno raggiunto gli 1,69 dollari: esattamente un anno fa stavano a 1,04. L’utile trimestrale di Facebook è balzato da 3,069 a 4,99 miliardi di dollari. Il giro d’affari ha registrato a sua volta un incremento che è andato oltre le più rosee previsioni: dagli 8,03 miliardi di dollari dello stesso periodo 2017 agli attuali 11,97 miliardi di dollari. Davvero non male, soprattutto considerato che gli analisti ne prevedevano al massimo 11,41.
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La famiglia di Mark continua a crescere. La pubblicità ringrazia
E le presunte fughe degli utenti? La fiducia tradita? Le masse isteriche pronte, in segno di protesta, a chiudere per sempre milioni di profili? Non pervenute. Anzi, il popolo di Facebook a tratti cresce persino con maggiore intensità dello sviluppo demografico in alcune aree del pianeta, tra cui la vecchia Europa. Gli internauti entrati a far parte della grande famiglia di Mark sono aumentati senza mai subire interruzioni: da gennaio a marzo i nuovi profili sono 70 milioni in più e portano l’album di Mark Zuckerberg a contare qualcosa come 2,2 miliardi di figurine. Non a caso, spulciando i suoi utili, a fare la parte del leone sono i ricavi pubblicitari che hanno raggiunto gli 11,8 miliardi, crescendo del 50%.
E ora arriva il corto con il mea culpa
Eppure, come riportato anche da StartupItalia!, la fiducia degli utenti nel caro e vecchio Mark ha subito un contraccolpo. Negli uffici di Facebook è quindi partita una profonda analisi di quello che va e quello che va meno sul social, di cosa si può fare per evitare che questa crescita si arresti. L’ultima operazione trasparenza, in ordine di tempo, è arrivata non sotto forma di scuse formali di fronte ai politici ma come un corto dalla durata di appena un minuto. Un prodotto “cotto e mangiato”, semplice ed efficace, studiato in ogni suo frame per essere fruibile da chiunque. Nel corto, che sarà trasmesso anche nei cinema e persino durante i playoff NBA, Facebook ammette qualche limite: ha un problema con spam, clickbait e fake news ma promette novità. Quali siano, però, non è ancora dato saperlo.
Al Congresso, Mark Zuckerberg ha parlato molto di intelligenza artificiale: forse sarà dunque una soluzione tecnologica quella che ci attende nel prossimo futuro. E, forse, adesso anche al Congresso USA avranno capito qual è il modello di business che sorregge Facebook. A giudicare dai dati post Cambridge Analytica e di tutto il fango piovuto nei mesi scorsi, però, Facebook è qui per restare.