La blockchain è sempre più utilizzata per garantire la tracciabilità dei prodotti agroalimentari. Ma per sbloccare il potenziale di questa tecnologia è necessario garantire l’interoperabilità tramite standard condivisi
Sempre più aziende nel settore agroalimentare stanno adottando la tecnologia blockchain per tracciare i prodotti alimentari. Ma tra tante soluzioni disponibili il rischio è che manchi una interoperabilità tra le diverse piattaforme. Una condizione che potrebbe frenare lo sviluppo del settore. In Canada si prova a definire uno standard comune e anche l’Europa si sta muovendo velocemente.
D’altronde il business è enorme. Molte grandi insegne della Gdo oggi usano soluzioni blockchain per conoscere la ‘vita’ dei prodotti che mettono sugli scaffali. Lo scopo principale è quello di facilitare i richiami in caso di criticità sanitarie (una persona su 10 nel mondo ogni anno sta male per l’ingestione di cibo avariato).
Ma il tema della tracciabilità è fortemente sentito anche dai consumatori che vogliono sapere la storia di un cibo prima dell’acquisto. Una leva di marketing su cui puntano molti produttori.
Manca uno standard comune
Il problema è che oggi le soluzioni blockchain sul mercato sono molte. Ci sono quelle open source, come ad esempio Ethereum, e quelle sviluppate da grandi compagnie e startup. Tuttavia spesso le diverse piattaforme non si palano e questa mancanza di interoperabilità rappresenta un freno alla crescita del settore.
Per questo in Canada stanno collaborando Farmers Edge, società che ha sviluppato una piattaforma di digital farming, e lo Standards Council of Canada, l’ente nazionale che si occupa di promuovere standard comuni. L’obiettivo è quello di sviluppare uno standard condiviso che fornisca il framework per l’interoperabilità delle blockchain agricole in tutta la nazione.
L’obiettivo ultimo tuttavia è quello di espandere la standardizzazione a livello internazionale. Un terreno su cui stanno giocando altri attori, privati e pubblici. Da questo punto di vista l’Unione europea si è mossa velocemente e già nel 2018 ha pubblicato un libro bianco proprio per promuovere uno standard comune e ad inizio 2020 si è insediato il tavolo di lavoro che ha il compito di definire regole comuni. E a livello globale sta lavorando anche l’Organizzazione internazionale per la normazione (che definisce gli standard Iso).
Si tratta tuttavia di sforzi che non hanno un focus specifico nel settore agricolo e alimentare, che resta ancora la Cenerentola rispetto a settori come il FinTech e l’InsurTech che invece catalizzano attenzioni e investimenti ingenti.