Ma ben 11 milioni continuano a prenotare i pasti a domicilio alla vecchia maniera, per telefono o di persona. I dubbi di Coldiretti su una possibile “guerra commerciale”
Quanti italiani ordinano cibo online? Secondo un’indagine firmata da Coldiretti e Censis sono ormai 4,1 milioni quelli che ordinano regolarmente cibo a domicilio. Il che lascia anche capire quanto siano ampi i margini di crescita per piattaforme come Foodora, Deliveroo, Just Eat, Moovenda e per le molte realtà più locali o fuori dalle grandi città, come Foodracers.
Si ordina ancora alla vecchia maniera
In effetti, secondo lo studio, 11 milioni di italiani ordinano a domicilio ma contattando direttamente i ristoranti o le pizzerie. Insomma, alla vecchia (ma sempre valida) maniera: telefono o di persona. Segno che le piattaforme devono forse darsi da fare per offrire qualcosa di più ai clienti. Lo studio sulla ristorazione digitale di Coldiretti sottolinea come “la centralità assunta negli ultimi anni dal cibo sta cambiando velocemente le abitudini alimentari degli italiani, anche per gli aspetti relativi al mangiare fuori casa, mentre la potenza del digitale moltiplica le nuove modalità di offerta e fruizione del cibo”.
In realtà l’analisi non va molto oltre quei numeri, si limita infatti a descrivere ciò che sappiamo bene. E cioè che l’offerta “spazia dalle diverse versioni di pizza ai piatti etnici fino ai classici della tradizionale alimentare italiana come la pasta consegnati in contenitori termici che garantiscono che il piatto si mantenga caldo. Il trasporto avviene principalmente in bicicletta ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limitato delle grandi città. I tempi di consegna – evidenzia l’approfondimento – sono solo in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti, ma è possibile stabilire una fascia oraria precisa mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti”.
Approccio critico
L’approccio dell’associazione di categoria sembra in realtà parzialmente critico sul boom dei servizi di food delivery, visto che dice di temere “una guerra commerciale che rischia di ripercuotersi sull’interna filiera, dalla gestione del personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari”. Senza ovviamente dimenticare le questioni che intrecciano i diritti dei lavoratori, i “rider” come vengono chiamati: è appena dell’11 aprile scorso la sentenza del tribunale di Torino che ha respinto il ricorso dei sei fattorini che avevano appunto intentato una causa contestando l’interruzione senza preavviso del lavoro con Foodora, stabilita dalla società dopo le proteste del 2016 orientate a chiedere un miglior trattamento sotto il profilo economico e delle garanzie.