L’economia agroalimentare italiana è costellata di piccole eccellenze. Ifoodq vuole farle conoscere all’estero
Far conoscere le eccellenze dei piccoli produttori alimentari italiani nel mondo: è questo l’obiettivo della piattaforma Ifoodq, che è stata presentata la settimana scorsa a Milano. Si tratta del primo Food Quality Web Hub italiano che prevede di mettere a disposizione delle piccole e medie imprese del settore una lunga serie di strumenti volti soprattutto a far conoscere all’estero i loro prodotti. Il progetto è nato grazie alla collaborazione di Valerio Sarti, tecnologo alimentare varesino, ed Eros Picco, chef stellato. Accanto a loro ci sarà Maria Zemira Nociti, esperta del mondo alimentare e responsabile dei contenuti del magazine online che accompagna l’intero progetto.
Gli strumenti per l’internazionalizzazione
Ifoodq propone una piattaforma di video (in italiano e inglese) raggiungibile con appositi QR code posizionati sulle etichette dei prodotti, un supporto normativo e legislativo, servizi di traduzione e possibilità di sviluppare sinergie in occasione di fiere ed esposizioni internazionali. Si tratta di una serie di strumenti interessanti, soprattutto per quelle realtà che non hanno le risorse necessarie per comunicare in modo incisivo e accedere a nuovi mercati.
Le caratteristiche maggiormente messe in luce dalla piattaforma saranno il territorio di origine del prodotto, le sue qualità organolettiche e approfondimenti sui processi produttivi, con particolare attenzione a quelli tradizionali. L’accesso ad Ifoodq sarà riservato soltanto a quelle aziende che dimostreranno di avere determinate caratteristiche legate, appunto, a qualità, certificazioni, all’utilizzo di determinate tecniche di lavorazione.
Il contesto italiano
L’internazionalizzazione, del resto, è una cicatrice sul volto dell’industria agroalimentare italiana: l’Italia porta all’estero solo il 20,5 per cento del fatturato alimentare, contro il 33 per cento della Germania e il 27 per cento della Francia. Sono questi i dati che sono stati diffusi durante la riunione annuale di Aiipa (Associazione italiana industria prodotti alimentari) dello scorso anno. Il contributo dell’export sul giro di affari delle imprese associate è stato fondamentale nel 2015: sul fatturato complessivo che ha superato i 18 miliardi di euro, registrando un aumento del +2,7%, i ricavi realizzati oltre confine hanno sfiorato i 5 miliardi di euro, con un incremento del 6,3 per cento sul 2014. I dati stanno migliorando, ma siamo decisamente indietro rispetto ad altre nazioni europee. In un contesto come quello italiano, dove il 98,5 per cento dell’industria alimentare è composto da imprese con meno di 50 addetti, è chiaro che un supporto all’internazionalizzazione può costituire una spinta notevole e concreta verso la valorizzazione dell’agroalimentare nazionale all’estero.