Il food delivery in Europa ha assorbito la metà degli investimenti dei VC, ma rappresenta solo l’1,5% del food retail. E se si guarda al mercato globale, dal campo alla tavola, gli spazi di innovazione sono enormi. Il report di Five Seasons Ventures
Il settore agroalimentare globale sta vivendo un periodo di grande innovazione e attira sempre di più l’attenzione dei fondi di investimento in cerca del prossimo unicorno. Nove società europee del FoodTech valgono oggi complessivamente 30 miliardi di euro. Mentre se guardiamo agli Usa dieci unicorni cubano 43 miliardi (a livello globale i miliardi sono 169). Siamo ancora lontani dai numeri del FinTech o del BioTech, ma il trend é in crescita. E soprattutto c’é ancora moltissimo da innovare.
Se si guardano ai numeri del report pubblicato da Five Seasons Ventures insieme a Dealroom.co, il Food Delivery ha attirato la metà dei 6,5 miliardi di euro investiti negli ultimi cinque anni dai vc in Europa nel settore FoodTech. Ma le compagnie che ne hanno beneficiato hanno rivoluzionato solo l’1,5% del food retail market (che globalmente vale 6 trilioni di euro). Insomma, di spazio ce n’é ancora moltissimo, soprattutto se si guarda all’intera torta: l’agricoltura, la trasformazione e la distribuzione del cibo.
“Le storie di grande successo sono per ora limitate ad una piccola parte del mercato alimentare: la distribuzione al cliente finale. Ma quello che abbiamo quantificato in questo report é quanto sta succedendo al di lá del food delivery, dove centinaia di imprenditori stanno sviluppando la prossima generazione di aziende del FoodTech“, spiega a StartupItalia! Ivan Farneti, cofondatore di Five Seasons Ventures.
“Stiamo parlando di oltre 3 miliardi di euro raccolti negli ultimi 5 anni da startup europee che si occupano di innovare le tecnologie di produzione primaria e di trasformazione alimentare. Questi settori a monte della distribuzione sono enormi e le possibilità di creare valore sono, noi crediamo, proporzionalmente maggiori. Se il food delivery é stato l’antipasto, aspettiamoci primo e secondo nei prossimi anni“.
Food Delivery piglia tutto
Il predominio del food delivery e dell’ecommerce non é un trend solo europeo, ma globale. Come si puó vedere nella tabella qui sotto é l’Asia il mercato predominante, seguito dagli Usa e poi dall’Europa che non ha ancora visto storie di successo nell’AgTech e nel RestaurantTech.
Il mercato del food retail (food delivery, restaurant, groceries, alcool e tobacco) vale a livello globale due trilioni di euro. Che però sono solo una fettina della value chain totale del comparto agroalimentare, pari a 14,5 trilioni. Un settore dove i ‘vecchi’ giganti, da Monsanto a John Deere (macchine agricole) fino a Coca Cola e Carrefour guardano con attenzione al mondo delle startup per capire dove l’innovazione sta andando e quali possono essere acquisizioni strategiche.
Qualche esempio? Syngenta (produttore di agrofarmaci) ha investito in diverse startup che sviluppano prodotti innovativi per la protezione delle colture attraverso la sua controllata Syngenta Ventures. Cargill (gigante delle commodities agricole) ha invece investito in Memphis Meats, startup attiva nell’agricoltura cellulare (i cosiddetti hamburger in provetta). Unilever invece ha investito in compagnie come Gousto, che consegna scatole di ingredienti per preparare in casa le ricette.
E se i big dell’AgriFoodTech sono in cerca della prossima acquisizione, i venture capital selezionano startup promettenti in cui investire. Protix Biosystem (proteine dagli insetti) ha incassato 45 milioni a giugno 2017, mentre a ecoRobotix (diserbo con i robot) sono andati 9 milioni. Trobic Biosciences (miglioramento genetico) ha incassato 10 milioni e ben 100 sono andati a BrewDog (birra artigianale) attraverso un aumento di capitale. Nel segmento Distribution come dimenticare Glovo, che ha attirato 115 milioni in un round Serie C.
Come se la cava l’Italia?
Insomma, l’Europa nel suo complesso non se la cava male, ma l’Italia come si piazza? Per volume di investimenti male, anzi, malissimo. Le nostre startup hanno attirato solo l’1% dei capitali. Briciole in confronto alla Germania (ben il 45%), la Gran Bretagna (26%) o la Francia (8%). Le cose vanno un po’ meglio se si guarda al numero di deal, dove il nostro Paese sale a quota 9%, dietro solo a Gran Bretagna (20%), Francia (17%), Germania e Spagna al 12%. Segno che l’ecosistema nostrano é vivace e attira l’interesse dei vc, anche se per importi ridotti.
Ma per le giovani startup italiane che opportunità offre il Belpaese in termini di accelerazione e investimento? Non poche. A Roma ha sede ad esempio Startupbootcamp FoodTech, acceleratore (parte di un network internazionale) dedicato all’AgriFoodTech. Mentre a Bologna ha gli uffici Five Seasons Ventures, uno dei tre fondi europei verticale sul FoodTech insieme ad Anterra Capital, colosso olandese, e Capagro, realtà francese-centrica.