L’operazione dopo che Uber ha mollato per dubbi antitrust. La piattaforma di consegne a domicilio servirà 25 paesi e sarà la più grande fuori dalla Cina
Il mondo del delivery deve vedersela, oltre che con le inchieste e i commissariamenti (è il caso di UberEats in Italia) anche con i mutamenti prodotti dal lungo lockdown per il coronavirus. In verità già in corso da prima in un settore molto apprezzato dagli utenti ma dagli equilibri finanziari e operativi piuttosto sdrucciolevoli. La geografia dei player in campo cambia con l’aumento dei clienti e degli ordini e con l’operazione che porta alla fusione di Just Eat Takeaway con Grabhub si crea il principale colosso del settore internazionale.
L’operazione
Il gruppo anglo olandese ha ufficializzato l’acquisizione del concorrente American Grubhub. Uno scambio azionario del valore di 7,3 miliardi di dollari. “La combinazione Just Eat Takeaway.com e Grubhub creerà il leader mondiale nella consegna di pasti online al di fuori della Cina, con marchi forti che collegheranno i ristoranti partner ai loro clienti in 25 paesi” ha affermato la società in una nota. I quattro mercati più redditizi, al momento, sono ovviamente quello statunitense poi britannico, olandese e tedesco.
Matt Maloney, fondatore di Grabhub
Il retroscena con Uber
Ogni azionista di Grubhub riceverà l’equivalente di 0,6710 azioni del gruppo anglo-olandese per una azione della società americana. Questo valorizza il titolo Grubhub a 75,15 dollari. Lo scambio arriva dopo un’altra possibile svolta che stava per materializzarsi: l’acquisto di Granhub da parte di Uber, che era in trattativa da almeno un anno e aveva avanzato un’offerta, finita subito nell’occhio delle autorità antitrust Usa e per questo saltata. In quel momento l’intervento di Jitse Groen, il 42enne miliardario fondatore di Takeaway nel 2000 all’epoca dell’università, ha condotto alla creazione del colosso in un doppio passo da record: Takeaway aveva infatti acquistato la britannica Just Eat appena tre mesi prima, lo scorso febbraio, per una cifra di poco superiore approvata dalle autorità Ue appena lo scorso aprile. Entrando anche in altri mercati, fra cui quello italiano, dove la piattaforma olandese non operava.
L’esplosione degli ordini
Il periodo di chiusure forzate ha visto esplodere gli ordini. Takeaway, che lo scorso anno ha processato qualcosa come 593 milioni di ordini, ha per esempio spiegato che sulla sua piattaforma sono aumentati del 41% nei mesi di aprile e maggio rispetto allo stesso periodo del 2019, mentre quelli di Grubhub del 23%. Entrambi i gruppi, con tutti marchi controllati, sfoggeranno così oltre 70 milioni di utenti globali. In termini di avvicendamenti Matt Maloney, Ceo e fondatore di Grabhub, si unirà al consiglio di amministrazione di Just Eat Takeaway e guiderà le operazioni nordamericane. Groen, invece, sarà il capo dell’intero pachiderma del food delivery.
E i rider?
“Matt e io siamo gli unici due veterani del food delivery rimasti – ha spiegato Groen – siamo partiti all’inizio del secolo, sebbene in due continenti diversi. Entrambi abbiamo fortemente creduto che solo un business con una crescita profittevole e di qualità avrebbe resistito. Sono entusiasta di poter creare il più grande servizio del mondo, Cina esclusa”.
Jitse Groen, fondatore di Takeaway.com
Si spera che insieme alle dimensioni crescano anche le tutele, le paghe e i servizi offerti ai fattorini: i “rider” sono spesso l’anello debole della catena, lo testimoniano indagini giudiziarie e inchieste giornalistiche, e nessuno sembra ancora voler dare una svolta a quegli impieghi.