Domani, a mezzogiorno, l’ex governatore della BCE è atteso al Colle
Dopo il fallimento del mandato esplorativo di Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati, il capo dello Stato ha deciso di tirar fuori dal cilindro il proverbiale coniglio. Quello in questione è di pura razza europeista: Mario Draghi. L’ex presidente della Banca Centrale Europea è stato convocato per domani, mercoledì 3 febbraio, al Quirinale. Sergio Mattarella lo incaricherà di formare un governo tecnico che vada poi a chiedere un sostegno più ampio possibile in Parlamento. Se così dovesse accadere, la legislatura iniziata con un governo giallo-verde, proseguita poi con un governo giallo–rosso avrà una nuova pagina senza un colore dominante.
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Mario Draghi: chi è l’uomo che ha salvato l’euro
Nato a Roma, classe 1947, Mario Draghi ha seguito un percorso accademico di rilievo, frequentando anche il MIT di Boston per poi ricoprire incarichi alla Banca Interamericana di Sviluppo e poi alla Banca Mondiale. Nel 1990 è entrato nella Banca d’Italia, istituto di cui poi diventerà governatore nel 2005. Nel 2011, in uno dei periodi più bui per l’Europa, ha preso il via il suo mandato a Francoforte a capo della Banca Centrale Europea.
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2012: whatever it takes
Nella Londra che accoglieva le Olimpiadi, Mario Draghi ha tenuto nel 2012 una conferenza stampa storica, pronunciando parole che avrebbero segnato il decennio e il suo profilo di banchiere. «La BCE è pronta a fare tutto il necessario per salvare l’euro. E credetemi, sarà sufficiente». Pronunciato in inglese, quel whatever it takes è stato il primo passo del piano straordinario di acquisto massiccio di titoli di Stato che, a detta di molti, ha salvato l’euro e, di conseguenza, l’Unione Europea. Ancora oggi il mandato di Christine Lagarde, succeduta a Draghi alla guida dell’Euro Tower, prosegue con questa linea immettendo fiumi di denaro nell’economia.
Recovery Plan e (tanto) debito
Da quando ha terminato il suo mandato alla BCE, Mario Draghi ha mantenuto un basso profilo. Uno dei suoi ultimi interventi più importanti è stato affidato alle pagine del Financial Times, con un editoriale pubblicato a pochi mesi dallo scoppio della pandemia. «È già chiaro che la risposta al coronavirus deve comportare un aumento significativo del debito pubblico», ha scritto Draghi. A un anno dall’esplosione del contagio in Europa, l’uomo è dunque chiamato a formare un governo tecnico che potrebbe compiere le scelte politiche più importanti del decennio. In ballo, come noto, c’è un piano vaccinale da portare avanti in una corsa contro il tempo; l’emergenza disoccupazione e disuguaglianze va affrontata con celerità; e l’orologio fa tic-tac anche per quanto riguarda il Recovery Plan, 209 miliardi di euro che l’Italia è chiamata a investire per risollevare un’economia messa a dura prova dalla guerra sanitaria.