Le forti critiche delle associazioni locali hanno ribaltato il progetto della compagnia di Bezos. Condizioni fiscali troppo vantaggiose e l’impennata del costo della vita tra le cause dello stop
New York respinge Amazon. Il secondo quartier generale del colosso di Seattle non sorgerà nella Grande Mela che, dopo la corte serrata di sindaco e governatore per aggiudicarsi un progetto che tra effetti pratici e ricadute occupazionali avrebbe cambiato parte del volto cittadino, ha costretto al dietrofront la società di Jeff Bezos. Il mega campus di Amazon sarebbe dovuto sorgere a Long Island City, nel Queens, e negli anni secondo le promesse del gruppo avrebbe generato 25.000 assunzioni. Proprio questo, in maniera quasi paradossale, è stato uno dei fattori che hanno generato dissapore tra tante associazioni cittadine newyorchesi, preoccupate per l’ulteriore impennata del costo della vita, provocata dall’arrivo di diverse migliaia di professionisti stipendiate lautamente.
Resta Cristal City
Scelta dopo un lungo percorso che ha portato oltre duecento metropoli statunitensi a proporre piani di sviluppi, nel progetto di Amazon New York sarebbe dovuta essere uno dei due poli societari sulla costa orientale del Paese insieme a Crystal City, quartiere vicinissimo a Capitol Hill (area strategica della capitale Washington DC) e a meno di dieci minuti dall’aeroporto internazionale (uno dei requisiti cruciali considerati da Amazon per la sua scelta). La base nella Virginia del Nord resta e, anzi, potrebbe subire pure un ampliamento rispetto al piano originale, perché a quanto pare Amazon non intende cercare un altro approdo, nonostante il diniego di New York, dove al momento la compagnia di Bezos conta su circa 5.000 dipendenti presso il centro di distribuzione di Staten Island, numero destinato ad aumentare perché la compagnia è decisa a investire negli ambiti della moda, dei servizi web, dei media e della pubblicità.
“I newyorkesi volevano Amazon”
“Dopo numerose riflessioni e considerazioni, abbiamo deciso di non portare avanti i piani di costruzione per un quartier generale a Long Island City, nel Queens”, ha affermato la portavoce della società Jodi Seth. Per chiarire la posizione aziendale, ha aggiunto che per Amazon “l’impegno di costruire dei nuovi uffici richiede una relazione positiva e collaborativa con le autorità locali”, e che nonostante “i sondaggi dicono che il 70% dei newyorkesi sostiene i nostri progetti e i nostri investimenti”, lo stop è stato promosso da “alcuni politici locali e statali contrari alla nostra presenza”.
Troppi vantaggi
Sul banco degli imputati ci sono Andrew Cuomo e Bill de Blasio, rispettivamente governatore e sindaco di New York, criticati per le condizioni riservate allo sbarco in città di Amazon: tra i molti incentivi offerti, spiccavano i tre miliardi di dollari di sgravi fiscali assicurati dai due politici. Una mossa che ha acceso le proteste di attivisti e altre aziende di medie e grandi dimensioni (nessuna potrebbe ambire a ottenere condizioni neppure vicine), ma anche di personaggi come Michael Bloomberg, l’ex sindaco che ha aperto le porte alla trasformazione di New York in uno dei primi hub tecnologici del mondo.