L’intervista al ministro delle Finanze francese lascia pochi dubbi sulla linea che seguirà il nostro alleato principale al vertice europeo del 23 aprile
È una intervista sorprendentemente politica quella che il ministro delle Finanze francese, Bruno Le Maire, ha rilasciato stamani al quotidiano di Torino, La Stampa. L’esponente del governo d’Oltralpe entra infatti a gamba tesa nel dibattito italiano e spiega che è stato messo nero su bianco che il MES senza condizioni potrà essere usato anche per coprire spese non sanitarie, dal momento che tutte le spese che gli Stati si troveranno ad affrontare sono comunque conseguenza diretta del Coronavirus. Se così fosse, sarebbe davvero folle l’ipotesi caldeggiata da parte della maggioranza, ovvero dal Movimento 5 Stelle (e, sul fronte dell’opposizione, da Lega e Fratelli d’Italia, perché Forza Italia invece è per il suo utilizzo) di non usufruire di quei 36-38 miliardi messi sul piatto, di cui 14 sarebbero peraltro nostri, versati a titolo di “quota associativa” al Fondo salva Stati.
L’intervista a Bruno Le Maire
«Credo – ha detto Le Maire alla Stampa – che il MES sia una protezione necessaria, poi spetterà poi a ognuno decidere che fare. Non posso dire se la Francia ne farà uso perché non so quali saranno le nostre esigenze tra due, tre o quattro mesi. Ma il fatto che questa linea di credito sia a disposizione di tutti è una buona notizia».
I ministri delle Finanze Olaf Scholz, Bruno Le Maire e Wopke Hoekstra
Mentre sulle condizionalità, il ministro delle Finanze francese si fa portatore di una interpretazione estensiva: «Io non ci vedo alcuna ambiguità», dichiara, «se un Paese è stato costretto a imporre un lock down, a chiudere alcuni negozi o aziende, deve considerare quei costi come costi sanitari indiretti. I costi legati alla decisione di chiudere parte dei settori economici devono far parte del perimetro di questa linea di credito». Quindi scandisce: «È scritto nero su bianco: si parla di costi di prevenzione. E il lock down lo è».
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Parigi avverte Roma: lasciar stare gli Eurobond
Ma Bruno Le Maire cambia invece tono quando si parla di Eurobond, covidbond o coronavirus bond: «Dobbiamo lasciare alle spalle le parole controverse come eurobond o coronabond. Noi non proponiamo Eurobond», questo per non irritare ulteriormente Germania e Olanda, le più battagliere sul tema.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire
Non a caso il ministro francese si affretta a dire che il Fondo proposto da Parigi non sarà sostenuto da Eurobond: «Il nostro fondo per la ripresa prevede l’emissione di debito comune solo per il futuro, per un periodo limitato e per un obiettivo specifico: gli investimenti». Insomma, la Francia non seguirà Giuseppe Conte sulla strada delle obbligazioni comunitarie tout court. Non hanno speranza di passare al Consiglio dei 27. Preferirà piuttosto spingere la sua proposta. Cosa farà ora l’Italia?