Paid Advertising e metriche che gli investitori amano: consigli di digital marketing per startup
Quali sono le strategie giuste di digital marketing per una startup? Da oggi inauguriamo una rubrica per rispondere alle domande di chi ha bisogno di capire quali sono i canali e gli strumenti migliori per promuovere la sua startup e godere di quelle metriche che tanto piacciono agli investitori. Ospite di questo primo appuntamento è Filippo Bova, Ceo e Founder di Next2ad, una società di performance marketing.
Paid advertising per allargare la fanbase
Filippo ci svela come grazie al paid advertising sui social (Facebook, Google, Pinterest, Youtube, ecc.), un prodotto possa diventare virale:
«Se sei una startup il tuo interesse principale è validare il prodotto o il servizio che offri nel modo più veloce possibile. Chiunque oggi è online e i tuoi potenziali clienti puoi trovarli facilmente, proprio attraverso le piattaforme di paid advertising. Centinaia di migliaia di startup non esisterebbero grazie a Facebook e alla sua piattaforma di paid advertising».
Filippo precisa che investire un budget in paid advertising, tuttavia, ha senso se c’è un buon prodotto. Secondo l’esperto di performance marketing esistono due verità fondamentali nel marketing di una startup:
«Una che un ottimo prodotto (da solo) non ti porta successo. L’altra è che nessun tipo di marketing può farti scalare se il tuo prodotto non è valido».
Metriche che gli investitori amano
Gli startupper conoscono bene l’importanza dei KPI per conquistare il cuore, ma soprattutto le tasche, degli investitori. Ma quali sono quelli che contano sul serio?
«I KPI devono essere sempre legati a una conversione: per esempio un utente che compila un modulo di contatto per partecipare a una prova gratuita. Oltre alle vendite, altre conversioni interessanti per un investor possono essere il download di un’app o la crescita dei lead che una startup ottiene in un arco di tempo oppure la registrazione di un utente alla piattaforma post download dell’app».
Filippo ci racconta anche come il coinvolgimento della fanbase può essere una metrica valutabile, soprattutto se la startup è in fase embrionale. Ma allo stesso tempo, ci dice che nella sua esperienza questo parametro “non sarà giudicabile da un venture capital” nella maggior parte dei casi.
Consigli di digital marketing alle startup
Chiediamo a Filippo di offrirci dei consigli di digital marketing alle startup che stanno per lanciarsi sul mercato.
«Il digital marketing, quando sei in fase di lancio, serve ad avere feedback e a validare in modo veloce il modello di business. Per questo il mio consiglio è di usare gli strumenti per risolvere prima possibile le obieizioni dei clienti e soddisfare la domanda di mercato. Anche se questo significa stravolgere tutto: conosco tantissime startup che hanno rivoluzionato il loro modello di business, sulla base dei feedback dei loro potenziali clienti».
Gli errori: la ricerca sfrenata della perfezione
Filippo ci racconta quali sono tre errori o tipologie di trappole, nelle quali i responabili marketing delle startup possono precipitare. Parliamo di errori di marketing, tecnici e anche strategici:
«Per quanto riguarda gli errori di marketing, per esempio, uno dei più comuni è non conoscere a fondo le buyer personas e i loro processi di acquisto. Succede, per esempio, quando non ragioniamo sul fatto che le culture dei Paesi sono diverse. Gli americani comprano in modo diverso rispetto ai consumatori di alcuni paesi europei. Questi non sono dettagli, ma determinano il successo o meno di una campagna».
Mentre dal punto di vista “tecnico” ci sono alcuni distrazioni che sono “fatali”, come un errato inserimento del pixel di Facebook nel sito, per il tracciamento delle campagne.
E poi ci sono errori strategici, come la ricerca sfrenata della perfezione:
«Puoi pianificare e fare ricerche per tutta la vita, ma la chiave è semplicemente uscire e lanciarsi sul mercato. Se lavori troppo a lungo sulla tua idea, potresti perdere tempo a creare qualcosa che non sarà adatto ai tuoi clienti. Lascia che i tuoi potenziali clienti ti aiutino a creare ciò di cui hanno più bisogno».
Una case history di successo nella formazione
In conclusione della nostra intervista. chiediamo a Filippo di raccontarci un caso studio su tutti:
«Ti racconto di una startup che abbiamo seguito fin dalla fase iniziale. Aveva un ottimo team, una ottima idea, ma voleva entrare sul mercato internazionale in maniera decisa e prepotente per raccogliere metriche da portare agli investitori. Il loro principale errore? Pensare che il prodotto potesse funzionare fin da subito a livello worldwide».
Filippo prosegue spiegandoci come “la svolta” sia stata validare l’idea nel Paese più complicato, quello con più competitor affermati, per capire come veniva percepito il prodotto e se c’era spazio di crescita:
«Abbiamo lavorato per sei mesi. Le mosse che ci hanno aiutato sono state: analisi della concorrenza, analisi dei mercati e delle loro culture, acquisizione aggressiva tramite Facebook Ads e, infine, una lettura metodica di tutti i dati provenienti dai funnel. L’utilizzo di questo approccio ha permesso alla startup di ricevere round di investimenti molto importanti».
N.B. Filippo non può citare il nome della startup per un accordo di riservatezza.