Si è svolto a Roma il XVIII Forum Annuale del Comitato Leonardo. Presentato il Rapporto del Centro Economia Digitale: i settori high-tech sono vettori dell’innovazione, caratterizzati da una maggiore intensità di investimenti in R&S in grado di generare effetti moltiplicativi importanti sull’economia del Paese
“Tech in Italy: innovazione, competitività, crescita” è stato questo il tema del XVIII Forum Comitato Leonardo organizzato in collaborazione con Agenzia ICE, Confindustria e Leonardo che si è tenuto a Roma giovedì 28 novembre presso l’Accademia Nazionale dei Lincei.
L’attuale fase di trasformazione tecnologica vede nella digitalizzazione il motore fondamentale per consolidare posizioni economiche e acquisirne delle nuove. Attraverso le testimonianze dei protagonisti del mondo dell’impresa è stato analizzato il ruolo dei settori ad alta tecnologia nello sviluppo di attività di ricerca e innovazione e, più in generale, nel promuovere la crescita dell’economia italiana.
XVIII Forum Annuale del Comitato Leonardo
I lavori sono stati moderati da Maria Latella. Al Forum sono intervenuti la Presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini, il Presidente di Leonardo Giovanni De Gennaro, il Presidente dell’ICE Agenzia Carlo Ferro, il Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia.
Ha aperto i lavori il Presidente dell’Accademia nazionale dei Lincei, Giorgio Parisi. Alla tavola rotonda hanno preso parte i vertici di alcune principali aziende innovative del Paese: Silvia Candiani, CEO Microsoft Italia, Sergio Dompè, Presidente Dompè Farmaceutici, Alessandro Profumo, AD Leonardo, Elisabetta Ripa, AD Open Fiber e Luca Tomassini, Presidente Vetrya.
I lavori del Forum sono stati salutati a metà mattina dal Ministro allo Sviluppo Economico Stefano Patuanelli, che ha dichiarato: “La discussione delle sfide relative a innovazione, competitività e crescita non può prescindere dai concetti di cultura, formazione e trasferimento tecnologico. Oggi è assolutamente necessario per cavalcare l’onda dell’innovazione un rafforzamento della cooperazione tra il mondo dell’imprenditoria e le università, anche per innovare i processi produttivi. Obiettivo principale del nostro governo è sostenere maggiormente la voglia di innovazione delle nostre aziende”.
“Nell’anno in cui si celebrano i 500 anni dalla morte del genio che ha ispirato il nome del nostro Comitato, abbiamo raccolto intorno a un tavolo industria, ricerca, istituzioni con l’obiettivo di condividere una riflessione sul ruolo e le potenzialità dell’alta tecnologia per la crescita del Paese nello spirito collaborativo che caratterizza i nostri Forum. Ha dichiarato Luisa Todini, Presidente del comitato Leonardo. La tecnologia è il digitale hanno trasformato profondamente i processi lavorativi e produttivi creando nuove professionalità e modelli di business, cambiando il mondo di interagire con clienti e consumatori. In Italia, seconda manifattura d’Europa, abbiamo raggiunto risultati importanti: siamo il terzo paese per fatturato nella meccanica strumentale con oltre 49 miliardi di euro, sesto al mondo per numero di robot industriali, culla di oltre 10 mila startup innovative e leader nel biotech della salute. Abbiamo però ancora un gap da colmare rispetto ad altri Paesi Europei e dobbiamo continuare a puntare su innovazione e tecnologia come leva di competitività, acceleratore di produttività e volano di internazionalizzazione: la capacità di innovare e di farlo in modo continuativo, infatti, è una delle chiavi per accrescere quote di mercato a livello globale. E’ fondamentale lavorare con velocità ed in chiave sistemica, per riuscire a tenere il passo con la trasformazione tecnologica in atto nell’industria mondiale”.
“La nostra sfida consiste nella capacità di coniugare innovazione e sostenibilità, profitto e solidarietà, competitività è centralità della persona. Se la nostra bussola sarà il valore centrale dell’individuo, la traiettoria delle nostre tecnologie sarà di centro migliore. La storia è il genio italiano sono il terreno più fecondo dove seminare il futuro “, ha dichiarato Giovanni De Gennaro, Presidente Leonardo.
“Dobbiamo incentivare le nostre imprese a investire di più in ricerca e sviluppo perché l’innovazione è fondamentale per sostenere nel tempo l’eccellenza Made in Italy sui mercati globali” ha affermato Carlo Ferro presidente di ICE Agenzia. “L’economia italiana vive per il 32% dì export e sono convinto che innovazione e internazionalizzazione possano dar vita a un circolo virtuoso in cui la prima accresce l’eccellenza dell’offerta, la seconda accresce la dimensione di scala e questa arricchisce la capacità dì finanziare nuova ricerca e generare nuova innovazione “.
“Una delle principali sfide che abbiamo davanti è dimostrare che sostenibilità ambientale sociale ed economica possono e devono progredire di pari passo come aspetti complementari tra loro e non antitetici. Occorre produrre un salto culturale che ci aiuti a utilizzare il salto tecnologico per coniugare crescita e rispetto dell’ambiente senza farci imprigionare in gabbie ideologiche. Un nuovo umanesimo è possibile solo se sapremo muoverci all’interno di una cultura della complessità che si nutra di contaminazioni e condivisioni tra mondi diversi.” Ha commentato Vincenzo Boccia, Presidente di Confindustria.
La ricerca: Il ruolo dell’innovazione e dell’alta tecnologia in Italia nel confronto con il contesto internazionale
Nel corso dei lavori è stata presentata dal presidente del centro economia digitale Rosario Cerra la ricerca “Il ruolo dell’innovazione e dell’alta tecnologia in Italia nel confronto con il contesto internazionale” realizzata dal Centro Economia Digitale in collaborazione con Leonardo, il Comitato Leonardo, l’Agenzia ICE e Confindustria.
Una prima evidenza che emerge dal rapporto è che in Italia il livello degli investimenti in R&S in rapporto al PIL, sia pubblici che privati, si attesta ad un livello inferiore a quello della media UE 28 (nel 2017 1,3% in Italia contro una media europea del 2,1%) soprattutto nel confronto con Francia (2,2%) e Germania (3%) nello stesso anno. Tra il 2008 e il 2017 si riscontra un tendenziale incremento degli investimenti in R&S, prevalentemente attribuibile al comparto privato, in Italia così come nella media UE28, a conferma di un trend generalizzato di debolezza degli investimenti pubblici.
Anche questo riguarda i brevetti high-tech, il Rapporto rileva alcune debolezze strutturali del nostro Paese rispetto ai principali Paesi europei, mentre la produzione scientifica dei ricercatori italiani risulta invece in crescita negli ultimi anni, con un numero di pubblica scientifiche per abitante ai livelli francesi e non troppo lontano da quelli tedeschi, nonostante la differenza nel numero di ricercatori impiegati.
L’analisi dell’innovazione nelle imprese italiane mostra una significativa correlazione tra l’introduzione di innovazioni tecnologiche e la dimensione di impresa: la percentuale di imprese che dichiarano di aver introdotto un’innovazione è sensibilmente inferiore tra le aziende di piccole dimensioni, rispetto a quelle medie e grandi: queste ultime mostrano percentuali di imprese innovative che raggiungono il 75% delle imprese totali in settori ad alta innovatività della manifattura.
Germania e Francia, con un valore medio del peso delle esportazioni high-tech sul totale UE28 pari rispettivamente al 27,5% e al 17,8%, mostrano una capacità di esportare e di innovare sensibilmente superiore è quella rilevata in Italia, che registra invece un valore medio di tale quota pari al 5,1%. In Italia, tuttavia, l’esportazione di beni ad alta tecnologia, sia verso mercati Ue che extra UE, costituisce una quota non irrilevante del PIL del Paese. A prevalere, tra i beni ad alta tecnologia esportati dalle imprese italiane, sono i prodotti farmaceutici, l’elettronica, gli strumenti scientifici e i beni riconducibili all’industria aerospaziale.
I settori high-tech come vettori dell’innovazione
Uno degli elementi principali evidenziati dal Rapporto è il ruolo dei settori high-tech come “vettori dell’innovazione “, in grado di generare al resto del sistema economico sia output che input innovativi. I settori relativi alla manifattura ad alta e medio alta tecnologia, pur avendo un peso limitato sul totale dell’economia in termini di valore aggiunto e occupazione, contribuiscono rispettivamente per una quota che si attesta attorno al 17% e al 40% della spesa complessiva in R&S relativa al totale dei settori produttivi italiani.
L’analisi della dinamica degli addetti impiegati in attività di R&S mostra come nel periodo successivo alla crisi economica si conferma una buona resilienza dei settori ad alta tecnologia, che si è poi tradotta nella capacità di alcune tra le imprese più innovative di sfruttare la crisi stessa, innescando processi virtuosi di ristrutturazione. Il Rapporto evidenzia come l’ampliamento del peso dei settori ad alta tecnologia e, più in generale, la maggiore diffusione di pratiche innovative all’interno delle imprese, possano svolgere un ruolo chiave affinché la trasformazione digitale in corso possa costruire una reale opportunità di crescita per il Paese.
Gli studi esaminati volti a valutare l’impatto delle attività nel settore Aerospazio, difese e sicurezza, concordano sul ruolo di rilievo nel contesto economico dell’industria high tech e dei servizi caratterizzati da un elevato contenuto di conoscenza, rappresentando un elemento di traino per l’occupazione qualificata, la crescita economica e la produttività in settori fortemente strategici.
Le cinque direttrici di policy
Lo studio, infine, delinea cinque direttrici di policy per accrescere il ruolo propulsivo dei settori ad alta tecnologia in termini di crescita e sviluppo del Paese. In primo luogo, l’adozione di un approccio sistemico alle politiche per la ricerca e l’innovazione, che attribuisca un ruolo fondamentale al settore pubblico nel migliorare la qualità sia degli elementi che costituiscono l’eco-sistema dell’innovazione sua delle interazioni e degli scambi di conoscenza a tra gli stessi.
In secondo luogo, la necessità di garantire al sistema innovativo flussi di investimenti pazienti, orientati al raggiungimento di obiettivi di medio-lungo periodo e in grado di generare quelle innovazioni radicali che consentono di migliorare la competitività tecnologica e le performance economiche.
Terzo, l’adozione di politiche di tipo mission oriented che, in particolare, consentirebbero di affrontare le nuove sfide della società e raccogli le opportunità relative alla trasformazione verde delle economie.
Quarto, l’attuazione di strategie per massimizzare il ritorno dei programmi pubblici per la ricerca e l’innovazione evitando una eccessiva frammentazione delle risorse e, nel contempo, aumentando il ritorno derivante dalla partecipazione italiana ai programmi europei destinati al funzionamento della ricerca e dell’innovazione. Infine, il rapporto pone l’accento sul ruolo che l’Italia può avere nello sviluppo di un processo di convergenza che conduca alla creazione di una piattaforma industriale europea, in grado di rafforzare la competitività della componente ad alta tecnologia delle economie europee con effetti dì upgrade tecnologico e di crescita che di diffonderebbero in tutta l’economia.