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A tre anni dalla partenza, progetto PRISMA tira le fila dell’innovazione nel distretto tessile pratese. Con 15 startup accelerate negli spazi di Prisma LAB, la nuova sede della Casa delle Tecnologie Emergenti tra via Filzi e via Pistoiese, si costruisce il Made in Italy del presente e del futuro attraverso uno stretto dialogo che si è instaurato tra startup, distretto tessile e istituzioni locali. Il progetto del comune di Prato è stato finanziato dal Ministero per lo Sviluppo Economico e realizzato in partnership con StartupItalia, partner di CTE Prisma, con il supporto di Nana Bianca e dei suoi mentor. Si parlerà di Prisma anche a SIOS24 Florence, il 2 ottobre.
«Quando è uscito il bando del Mise era il 2020, ci trovavamo in piena pandemia – commenta l’assessore all’Innovazione e Sviluppo economico del comune di Prato, Benedetta Squittieri – A Prato stavamo sperimentando il 5G e abbiamo pensato che un’infrastruttura come quella a cui abbiamo dato vita avrebbe consentito, attraverso una serie di servizi, a sempre più aziende e persone di utilizzare l’AI e una grande quantità di dati che oggi i nostri sistemi tech sono in grado di raccogliere». La sfida per Prato è stata quella di aprire opportunità di open innovation per le piccole imprese, dare il via a collaborazioni focalizzate sulle nuove tecnologie come l’Intelligenza artificiale, il 5G, l’IoT, la blockchain. Una sfida che la città ha vinto. «Grazie alla lungimiranza ed alla volontà di ‘fare’ che caratterizza la giunta comunale, siamo riusciti ad allineare realtà che viaggiano a velocità diverse ma che, dal dialogo, possono trovare grandi occasioni di sinergia: le startup, che sono quasi centri di ricerca e sviluppo esterni, con efficienza e flessibilità possono “mettere a terra” soluzioni innovative per le aziende leader di un distretto conosciuto in tutto il mondo in un territorio custode di una grande cultura imprenditoriale. Oggi il settore tessile e moda vale circa il 4% del PIL italiano e ha un assoluto bisogno di innovazione. Da una parte, qui cerchiamo startup che aiutino la digitalizzazione di tutta la filiera senza mai perdere di vista gli obiettivi di sostenibilità che ne guidano l’operato», ha commentato Salvatore Amato, presidente di StartupItalia.
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«Prato è una città che ha fatto dell’innovazione la sua fortuna. Come? Attirando startup innovative – prosegue l’assessore Squittieri – Con 3 call per startup, che non solo permettono di crescere, ma che provano anche a declinare il proprio business model, abbiamo provato a connettere queste realtà con le aziende tessili. Nonostante parlino due linguaggi differenti, si sono ben amalgamate nel distretto». E saper innovare nel made in Italy oggi è centrale. «Lo strumento tecnologico oggi è come l’ago e il filo. Non ci devono spaventare le innovazioni e mi preme diffondere questo messaggio anche ai più giovani, che si dividono tra chi ama le nuove tecnologie e si ossessiona e chi le rifiuta», ha commentato Stefano Vasile, Pattern maker e 3D fashion designer dell’Istituto Marangoni.
Le startup di Progetto PRISMA
Tra le realtà che ogni giorno contribuiscono a innovare il made in Italy nel distretto tessile pratese, 8 delle 15 startup che hanno partecipato a Prisma integrano sistemi di intelligenza artificiale nei loro prodotti, 4 sono focalizzate sulla tecnologia 5G e per 7 delle startup gli obiettivi ESG sono prioritari. Tra queste, ci sono:
- Rifò, che nel 2022 ha chiuso un round di investimento da 1 milione e mezzo di euro, e oggi è tra i brand più in ascesa nel mercato della moda responsabile e rigenerata del made in Italy;
- Fody, che crea borse, coperte ed altri manufatti di pregio con i campionari e il riciclo di rimanenze di produzione di aziende di tessuti pregiati come Faliero Sarti, grazie ai propri laboratori ESG che impiegano persone con disabilità;
- Moebeus, che aiuta le aziende a trovare i propri dati sulla sostenibilità e a comunicarlo rendendo ‘parlanti’ i propri prodotti;
- Il marketplace di Zerow, che permette di vendere e acquistare gli scarti di pelle e tessuto dei produttori per dar vita a nuovi capi e accessori eliminando gli scarti;
- I sensori all’avanguardia di Astreo, che posti sui macchinari di produzione raccolgono dati critici dall’impianto e permette alle aziende di ridurre i costi energetici;
- La tecnologia di Cyber Evolution che dà una risposta capillare, immediata ed efficace al problema della cybersecurity, in ogni ambiente di utilizzo ed applicazione;
- Apuana SB, che si occupa di tecnologie abilitanti per la digitalizzazione sostenibile tramite blockchain del manifatturiero Made in Italy.
Oltre a queste, anche Binoocle, PikkArt, Iprod, Buzztech, Himatex, Stary, Enco e Senstile hanno partecipato ai programmi di accelerazione. «Queste aziende sono venute in contatto con oltre 30 realtà del territorio pratese e sono state supportate grazie all’attività di più di 20 mentor e professionisti, per un totale di oltre 400 ore di consulenza e mentorship».
Gli investimenti tech nel distretto tessile pratese
Per il territorio, l’investimento nel settore dell’innovazione si profila come un elemento di marketing territoriale e un motore di sviluppo in grado di valorizzare le energie dei giovani imprenditori e di metterli a confronto con grandi aziende, PMI e potenziali investitori, offrendo nel medio periodo soluzioni utili a soddisfare le nuove esigenze dettate da un mondo in continua trasformazione. «Da qualche mese abbiamo recuperato un luogo della città con fondi pubblici – ha commentato il sindaco di Prato, Matteo Biffoni – Ci siamo chiesti come attirare qui le aziende, con l’idea di capire come le nuove tecnologie si potessero sposare con il settore tessile e come creare nuovo lavoro, anche attraverso l’intuizione e la stretta di partnership che ci hanno concesso di portare in questo spazio idee, proposte, imprenditori, prospettive. Prato è tornato ad essere il distretto tessile più grande d’Europa, destinatario di 10 milioni di euro stanziati durante il governo Draghi. E qui, dove il tessile è un sistema portante, le startup che si occupano di fashiontech convergono». Secondo dati di Prisma, le realtà del programma oggi danno lavoro a oltre 50 persone in Toscana e hanno raccolto in totale oltre 4 milioni di euro di investimenti che avranno un impatto sul territorio. In numeri, il lavoro di Prisma conta tre cicli annuali di accelerazione e open innovation che si suddividono in 2 mesi di programmazione della strategia, 3 mesi di ricerca delle startup e gestione delle candidature, un mese di incontro e selezione dei team più promettenti che parteciperanno al programma, un altro mese di formazione, 16 settimane di accelerazione secondo il format di Nana Bianca, a cui seguono altri due mesi focalizzati sul trasferimento tecnologico e sulla open innovation per le imprese. «Sono state oltre 120 le aziende che hanno fatto application per partecipare ai programmi di progetto PRISMA – ha commentato il presidente di StartupItalia, Salvatore Amato – Di queste, ne abbiamo selezionate e supportate più di 15».
Quale futuro per il fashiontech?
«In futuro, acquisirà sempre più importanza l’auto-couture e si darà sempre più spazio a nuovi modelli di business e di impresa sociale. Penso che ci sia bisogno di creatività e di vedere le cose da punti di vista inediti», ha commentato Susanna Nicoletti, mentor Prisma e advisor strategico per grandi brand fashion. Non solo più spazio alla creatività ma anche a nuovi hub, come LottoZero: «LottoZero nasce come hub creativo per il tessile, abbiamo aperto nel 2016 e negli anni ci siamo evoluti – ha spiegato Tessa Moroder di LottoZero – Vogliamo creare a Prato una microfactory, qua c’è molto potenziale per farlo. Oggi ci vuole coraggio, si devono cogliere i vantaggi che ci offre la tecnologia e alle donne voglio dire: non abbiate paura!». La professoressa Debora Giorgi, presidente del corso di laurea triennale in Design Tessile e Moda all’Università di Firenze, ha così riassunto gli ultimi 10 anni per quanto riguarda il comparto del fashion tech: «Nell’ultimo decennio, il mondo della moda ha subìto un’accelerazione estrema, anche se la tecnologia ha fatto fatica a farsi strada, e contaminarsi con nuovi strumenti è stato complicato». Un percorso difficile che ha portato a una trasformazione digitale che non si arresterà. «Il mondo ha cominciato a scoprire la ricchezza che c’è nel tessile e nella moda ed è diventata fonte di interesse, verso una massimizzazione dei profitti anche con alcune acquisizioni. È un mondo che cambierà drasticamente nei prossimi 20 anni – ha commentato la presidente – Fondamentale è, però, mantenere il senso critico e integrare le nuove tecnologie, ma non esserne succubi. A differenza di quanto si potrebbe credere, oggi il canale di comunicazione che più crea engagement nel settore del fashiontech è Facebook, non TikTok come molti credono, perché il target che più va per la maggiore è quello degli over40. Il marketing non è più top down, ma circolare e il settore della moda è in cambiamento continuo e costante. Faranno sempre più a differenza le soft skills e la nostra umanità e capacità di analisi».