Nei primi 6 mesi gli artigiani sono calati di 4.446 unità. Le nuove disposizioni per il contenimento del Covid-19 provocheranno una ulteriore riduzione di 5,8 miliardi di euro di consumi
L’ipotesi di un nuovo lockdown non piace solo a Giuseppe Conte, ma anche ai rappresentanti dei comparti produttivi che ormai sanno bene a quanto ammontano i danni di una possibile chiusura e hanno anche consapevolezza che la nuova quarantena si innesterebbe su di un tessuto produttivo già sfibrato e stremato da un anno orribile. Per questo gli appelli al governo perché non chiuda tutto nelle ultime ore si sono fatti continui, almeno quanti sono quelli degli scienziati perché invece proceda con misure più drastiche. Gli ultimi provengono dalla CGIA di Mestre, in rappresentanza del mondo dell’artigianato e da Confesercenti.
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Nei primi 6 mesi del 2020 le imprese del settore sono calate di 4.446 unità, facendo scendere il numero complessivo a quota 1.291.156. Sia nel primo (-10.902), sia nel secondo trimestre 2020 (+6.456) i saldi sono stati tra i peggiori degli ultimi 10 anni. È quanto scrive la CGIA, secondo la quale se fosse deciso un nuovo lockdown, “sarebbe il colpo del definitivo KO”, per le imprese. “Un nuovo lockdown generalizzato darebbe il colpo di grazia a un settore che da 11 anni a questa parte sta costantemente diminuendo di numero. Dal 2009, infatti, hanno chiuso definitivamente la saracinesca 185 mila aziende artigiane”, dice il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo. «Sia chiaro: soluzioni miracolistiche non ce ne sono, anche se è necessario un imminente intervento pubblico almeno per calmierare il costo degli affitti, ridurre le tasse, specie quelle locali, e facilitare l’accesso al credito. E la situazione potrebbe peggiorare da gennaio – sostiene Renato Mason, segretario CGIA – quando le banche applicheranno le nuove regole europee sulla definizione di default».
L’allarme di Confesercenti
Le nuove disposizioni per il contenimento del Covid-19 provocheranno una ulteriore riduzione di circa 5,8 miliardi di euro di consumi delle famiglie e potrebbero causare la chiusura di altre 20mila attività, portando da 90 a 110mila le cessazioni di impresa previste quest’anno. Lo sostiene Confesercenti secondo cui nell’ipotesi che le chiusure siano imposte anche per la prima settimana di novembre, la riduzione complessiva della spesa delle famiglie per il 2020 potrebbe raggiungere i 95,8 miliardi di euro anche con il ritorno alla normalità in occasione delle festività natalizie. Inoltre, secondo Confesercenti, nel caso si dovesse tornare a due ulteriori mesi di lockdown, si verificherebbe una caduta immediata della spesa di 40 miliardi.