“Vietare i convegni mette sul lastrico un settore che dà lavoro a 570 mila persone. Le imprese già tutte con l’acqua alla gola pronte a chiudere”
Il mondo dei congressi e dei convegni non ci sta a bloccare, ancora una volta, la macchina organizzativa. L’ultimo Dpcm firmato domenica da Giuseppe Conte ha incluso l’intero settore nelle (poche) restrizioni significative, ma così si rischia di uccidere un comparto che macina miliardi di euro.
L’appello del comparto congressi
“Con la decisione di sospendere i congressi rischia la chiusura un settore che genera un indotto di 64,7 miliardi di euro con un impatto diretto sul Pil di 36,2 miliardi di euro/anno (l’Italia rappresenta la sesta nazione al mondo per impatto economico generato dal settore degli eventi e dei congressi) e che impiega 569 mila addetti. Un settore trainante del turismo, che assicura l’occupazione alberghiera anche in bassa stagione, riveste un peso importantissimo per le città d’arte attualmente in crisi e promuove all’estero l’immagine dell’Italia, coinvolgendo tutta la filiera”, dagli alberghi, ai centri congressi, passando per le agenzie organizzatrici, le aziende di trasporti, società di catering e di servizi tecnici oltre a ristoranti, taxi, musei, negozi, e molto altro.
“I Convegni sono il volano di produttività e formazione e sono uno strumento decisivo per espandere le esportazioni delle imprese italiane. È fondamentale sottolineare che il settore dei congressi e degli eventi è estremamente professionalizzato e sicuro: i centri congressi, gli alberghi e tutta la filiera connessa all’organizzazione dei congressi hanno investito in sistemi di sanificazione, si sono dotati e applicano protocolli di sicurezza ancora più rigidi di quelli stabiliti nelle “Linee guida per la riapertura delle Attività Economiche, Produttive e Ricreative” approvate dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. Prevedere poi che in una location sia possibile svolgere attività di spettacolo, fieristica, o una manifestazione sportiva in presenza di pubblico ma non un’attività “convegnistica” appare incomprensibile e certamente discriminatorio nei confronti dei soli organizzatori congressuali e di eventi”.
Quindi l’avvertimento al governo: “La chiusura dei congressi mette in definitivo lockdown un settore che oggi ha già cancellato più della metà degli eventi previsti per il 2020 e che, privato della possibilità di programmazione, non ha nessuna possibilità di lavorare anche nel 2021. Un convegno o qualsiasi altra tipologia di evento pubblico o privato richiede mesi se non anni di programmazione”.