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Il workshop in programma il 9 dicembre. L’intervista a Fulvio Miraglia, responsabile del Dipartimento finanziamenti e delle iniziative startup
«Tutti sanno più o meno che cos’è la proprietà intellettuale, ma ancora in pochi ne comprendono il ruolo strategico che va oltre la mera finalità di tutela. Un ruolo determinante in particolare per una startup, che nei primi anni di attività, deve muoversi in condizione di estrema vulnerabilità, con poche risorse e un modello di business ancora tutto da validare». Fulvio Miraglia è il responsabile del Dipartimento finanziamenti e delle iniziative startup di Bugnion, una delle realtà più importanti attive sulla tutela della proprietà intellettuale in Italia e in Europa. Proprio in occasione dello StartupItalia Open Summit, l’azienda ha deciso di attivare uno sportello online gratuito in cui Founder e professionisti possono rivolgersi per un’assistenza preliminare sui temi della proprietà intellettuale (ad esempio: tutela del software, brevetti, marchi, segreto industriale, ecc.). «Ci focalizzeremo sulla Intellectual property strategy che la startup vuole mettere a terra, una strategia IP che sia allineata e in grado di sostenere il modello e la strategia di business».
Bugnion: sportello startup
Da due anni Bugnion ha attivato IP-UP, iniziativa rivolta all’ecosistema delle startup, che rappresenta un’occasione di crescita per l’intero sistema innovativo del nostro Paese. «L’IP strategy si muove senz’altro su dimensioni temporali di medio e lungo termine – ha premesso Miraglia – ma le opportunità sono enormi, anche per una startup e sin dai primi anni». Presente al SIOS20 anche con un workshop, in programma mercoledì 9 dicembre dalle 17:30, Bugnion, insieme a un panel di esperti internazionali, spiegherà perché è importante che una startup si interessi a queste tematiche e quali opportunità ci sono in Italia ed Europa.
Fulvio Miraglia, responsabile del Dipartimento finanziamenti e delle iniziative startup di Bugnion
«Attraverso la proprietà intellettuale proteggi il valore che sta alla base del tuo modello di business – ha argomentato l’esperto – A prescindere da quale sia la proposta di valore: l’appeal della forma di un prodotto, l’innovazione tecnologica di un dispositivo, il know-how del tuo team o i dati generati dalla tua community. Questo valore è un vantaggio competitivo che bisogna proteggere per convertire la posizione da first-mover, ovvero colui che si muove per primo, in sole-mover, ovvero colui che bloccando i propri competitors agisce in esclusiva nel mercato».
Generare ricavi con la proprietà intellettuale
Come già accennato, la proprietà intellettuale viene ancora vista da una startup come un costo da posticipare e non invece come un investimento strategico e prioritario da fare il prima possibile. Ma, ribaltando il ragionamento, si scopre che è proprio la proprietà intellettuale a offrire un assist per l’access to finance. Difatti attraverso una strategia IP è possibile iniziare a fatturare, quando ancora non si ha nemmeno un prodotto. «Una startup che ha già brevetti nel proprio portfolio IP potrebbe infatti licenziarli a soggetti terzi per applicazioni alternative e generare un minimo fatturato incassando le royalties. Facciamo un esempio – ha spiegato Miraglia – una startup innovativa che opera nell’ambito Healthcare può impiegare anni prima di vedere la propria soluzione IoT sul mercato, ma il suo portfolio brevetti, se ben sviluppato, potrebbe essere sfruttato sin da subito attraverso una corretta strategia di licensing per ambiti di applicazione diversi, come lo smart Manufactoring o la smart Agriculture, generando così fatturato potenzialmente sin dal primo anno».
IP attira VC
La proprietà intellettuale rappresenta uno strumento di access to finance anche per le startup che vogliono approcciare un Venture Capitalist. «Se hai una strategia IP chiara, ben allineata alla tua business strategy, un investitore guarderà alla tua startup con maggior interesse perché sa che la proprietà intellettuale è un indicatore di valore e potenzialità di crescita, un abilitatore e una garanzia. Ma attenzione, la PI per una startup si misura in termini qualitativi e non quantitativi. Non sarà per la presenza o la quantità di brevetti nel tuo portfolio che un VC investirà nella tua iniziativa, ma per la qualità della tua strategia IP». L’esperto di Bugnion ci ha infine indicato un ultimo aspetto che completa la risposta sul perché una startup dovrebbe occuparsi di questa materia sin dai primi anni. «Pensiamo all’open innovation: la proprietà intellettuale abilita le collaborazioni tra Corporate e startup. Infatti, la proprietà intellettuale chiarisce le rispettive titolarità e soprattutto aiuta a definire le potenzialità e le prospettive, rappresentando il punto di partenza e facilitando il dialogo e la collaborazione tra le parti».
Allo sportello attivo online ci si confronterà sulla qualità e sulle potenzialità della strategia IP della propria startup. «Il tema è di interesse tanto nazionale quanto europeo – ha concluso Miraglia – la Commissione Europea ha appena pubblicato il nuovo IP Action Plan. In questo documento si riconosce la valenza strategica della proprietà intellettuale per l’industria dell’innovazione e della creatività, e la necessità di potenziarne l’utilizzo da parte delle PMI e startup innovative europee. Senza una efficace strategia IP, in altre parole, nessuno può affermarsi come player sul mercato mondiale».