«La flessibilità richiede fiducia e responsabilità», le parole dell’amministratore delegato su lavoro e giovani. Con un occhio su sostenibilità e inclusione
Smart working, orari flessibili, più spazio e peso alla vita privata. Il dibattito sul mondo del lavoro rimbomba di parole chiave che, per quanto convincenti e giuste, non possono silenziare una voce fondamentale: l’impegno individuale e collettivo nel raggiungere gli obiettivi di team, a prescindere dal come e dal dove si lavori. Le aziende sono cambiate dopo lo scoppio della pandemia, ma per sopravvivere devono pur pensare ai profitti e alla crescita. Compito dei manager è dunque riuscire a mettere in ordine l’ufficio diffuso, chiedendo la presenza quando serve, rendendola un’occasione di crescita, dibattito e innovazione. «L’altra sfida fondamentale, e mi riferisco soprattutto ai giovani, è gestirne i talenti. Tutte le persone hanno talenti distintivi». Gianmatteo Manghi, ad di Cisco Italia, ha risposto alle domande di StartupItalia in un’intervista che spazia su competenze, sostenibilità e inclusione.
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Intervista a Gianmatteo Manghi, ad Cisco Italia
Che tipo di mondo del lavoro incontreranno i giovani?
Gianmatteo Manghi: «Parliamo di persone che non sono state condizionate dal modo di lavorare pre pandemia. Quando faccio colloqui riscontro domande frequenti. Ci chiedono come funziona lo smart working in Cisco. La modalità di lavoro più flessibile, con libertà di scelta, è data per assodata. Ragazzi e ragazze vogliono poi coltivare interessi extra professionali e capire se il lavoro per cui stanno applicando consentirà tutto questo. Ecco dunque come operiamo noi: realizziamo lo smart working da 20 anni. Ma bisogna fare una premessa fondamentale: lo sforzo è fare capire che la libertà di scelta non significa non avere impegni e scadenze. Lavorare in un gruppo organizzato, per perseguire obiettivi comuni, richiede responsabilità. Da una parte abbiamo sempre di più condizioni di lavoro stimolanti, dall’altra non deve mancare l’impegno».
Restiamo sui giovani. La sostenibilità non è un’etichetta per loro, ma una base di partenza su cui potrebbero fare sempre più attenzione nella scelta del posto di lavoro.
Gianmatteo Manghi: «Porto qualche numero. In Italia, da oltre un anno, il nostro acquisto di energia elettrica è già al 100% da fonti rinnovabili e a livello mondiale siamo all’83%. Abbiamo un sistema di riciclo della plastica, della carta e del riciclabile in uffici e attività produttive. Siamo in grado di ritirare i prodotti a fine ciclo di vita gratuitamente, e per questo abbiamo creato un’app. I prodotti ritirati vengono riciclati al 99,8%. Nella supply chain saremo a impatto zero nel 2040. Lato tecnologia abbiamo sviluppato il Silicon One, un chip che ha performance superiori del 40% e consuma il 95% in meno. Equipaggia i nostri prodotti che fanno funzionare internet e i data center in tutto il mondo. Inoltre in Italia usiamo le tecnologie per consentire ai clienti di diventare a impatto zero: siamo attivi nelle reti di distribuzione dell’energia per aumentare le rinnovabili ed eliminare gli sprechi. Questo è il nostro impegno e non è difficile trovare persone affini quando si cercano talenti».
A proposito di ricerca. Leggiamo in continuazione rapporti sulla carenza di figure specializzate. In Cisco quali saranno le aree che troveranno sempre più spazio?
Gianmatteo Manghi: «Ne individuo quattro su cui stiamo investendo: infrastrutture di rete con manutenzione predittiva; cloud e software, dove ci dovrà sempre essere una grande capacità di sicurezza su dati e privacy; collaborazione e comunicazione, perché le nuove tecnologie possono aumentare lo scambio di idee tra persone; e poi la cybersecurity, ormai pervasiva».
Se guardiamo a chi guida i vari reparti aziendali ci sono sfide enormi nel far combaciare tutte queste spinte – smart working e flessibilità – verso gli obiettivi.
Gianmatteo Manghi: «Lavorare in modo flessibile richiede fiducia e responsabilità. Ma c’è di più: chi lavora già da tempo apprezza la flessibilità e ha riscontrato un aumento di produttività con lo smart working. Il problema è che da remoto a perderne è la capacità innovativa. Il compito del manager non è dunque forzare momenti di incontro, ma favorire e attrarre persone affinché si vedano dal vivo. Sui giovani pensiamo che sia più facile, perché per loro il lavoro significa scoperta del mondo. In ultima analisi servono rituali e occasioni per favorire il lavoro di gruppo, soprattutto tra team trasversali».
Le competenze e la formazione sono decisive, soprattutto per una società più inclusiva sotto ogni punti di vista, senza lasciare nessuno indietro. Come Cisco siete impegnati anche nelle Networking Academy rivolte ai detenuti, negli istituti penitenziari.
Gianmatteo Manghi: «Abbiamo iniziato 20 anni fa nel carcere di Bollate, a Milano. Sono stati portati a termine percorsi di certificazione con oltre mille detenuti, alcuni con un passato molto difficile. Hanno trovato nella formazione digitale la possibilità di costruirsi un futuro diverso. Le certificazioni sono legate alle reti, alla cyberscurity, alla gestione software. Mi piace ricordare il fatto che molti colleghi fanno attività propedeutiche per aiutare i detenuti con l’inglese. Spesso ci chiedono come diffondere tutto questo. Per farlo abbiamo realizzato un documentario, Second Chance, che sarà disponibile in streaming dall’autunno su discovery+».