Con altri 4 milioni in cassa, Heura Foods, startup spagnola che produce carne vegetale pianifica di lanciare nuovi prodotti nel 2022 e di ampliare il reparto ricerca e sviluppo. Marc Coloma, co-fondatore e attivista alimentare, ci racconta il suo sogno, un futuro plant-based.
“Vogliamo replicare il 100% delle ricette preferite della cultura occidentale, oggi siamo al 40% ma prevediamo che, durante il prossimo anno, questa percentuale aumenterà in maniera consistente”: l’obiettivo di Heura Foods, startup spagnola concentrata sulla carne vegetale e sul settore plant-based si fa più vicino. L’azienda ha chiuso da pochissimo la sua seconda campagna crowfunding “Equity for Good Rebels” raccogliendo oltre 4 milioni di euro in 12 ore, sulla piattaforma Crowdcube e Marc Coloma, uno dei due fondatori, è entusiasta mentre racconta a StartupItalia cosa significhi per Heura Foods questo risultato. “La versatilità dei nostri prodotti – ha detto ancora Marc Coloma, attivista alimentare fin da giovanissimo e CEO dell’azienda – permette ai nostri consumatori di scegliere l’alternativa più sostenibile per preparare i loro piatti”.
Per Heura Foods 17,7 milioni di fatturato nel 2021
“Avevamo l’obiettivo di arrivare a un milione di euro quando abbiamo lanciato questo nuovo crowfunding, lo abbiamo superato in 30 minuti”, ha detto ancora Coloma a StartupItalia, quasi incredulo. “Abbiamo creato una comunità internazionale altamente impegnata di Good Rebels, attivisti che hanno capito il potere del cibo plant-based e siamo felici di vederli unirsi per accelerare la transizione proteica”.
Coloma e il socio, un altro attivista, Bernat Añaños, hanno fondato Heura Foods nell’aprile 2017, esattamente 5 anni fa. Secondo i fondatori l’attuale sistema alimentare è obsoleto, l’idea alla base della transizione proteica è quella di escludere le proteine animali dal sistema di produzione alimentare e di sostituirle con prodotti plant-based. Dal 2017 la crescita dell’azienda è stata continua, nel 2021 il fatturato è salito a 17,7 milioni contro gli 8 milioni del 2020 mentre i punti vendita nei 20 Paesi in cui è presente sono passati da 3.000 a 13.000. Già nel 2021 Heura Foods aveva chiuso un round di finanziamenti, guidato dal fondo di investimento Impact Fooding, da 16 milioni di euro.
I risultati fino ad ora sono andati oltre le aspettative: “Quando decidemmo di fondare Heura Foods, sapevo che volevo portare il mio attivismo verso il mondo aziendale – ha aggiungo Coloma – ho trovato il modo di usare l’attività come mezzo per l’attivismo. Credo veramente che quando si ha una buona ragione per fare le cose si trovi sempre il modo per realizzarle. Guido questa azienda con lo stesso entusiasmo ogni giorno”.
Un ritratto dei nuovi finanziatori di Heura Foods
Qualche dato dunque che aiuti a individuare coloro che hanno scelto di abbracciare, anche come investimento, il plant-based food: “Questa campagna di finanziamento ha coinvolto 4500 investitori, la metà dei quali fra i 18 e i 35 anni e circa il 50% sono donne. L’investimento medio a persona è stato di 925 euro ma in 412 hanno investito solo 20 euro”. Anche se con pochi euro, attivisti da Gran Bretagna, Spagna, Francia e Svizzera, hanno voluto essere della partita.
Italia al centro della rivoluzione plant-based
E anche l’Italia ha giocato un ruolo nel dare benzina ai sogni di Coloma e Añaños, diversi nuovi investitori sono infatti italiani, d’altra parte proprio Heura Foods, assieme alla catena Hamerica’s, ha aperto a Bologna, meno di un anno fa, la prima burgeria esclusivamente plant-based: “L’Italia è uno dei nostri mercati di prim’ordine, la crescita che abbiamo registrato nell’ultimo anno è stata incredibile. Abbiamo visto salire i ricavi, da inizio anno, del 55%, i nostri prodotti sono presenti in 126 nuovi punti di ristorazione mentre sono distribuiti anche nei supermercati, in 560 punti vendita. Recentemente abbiamo siglato l’accordo con Carrefour, per esempio”, ha aggiunto il CEO di Heura Foods.
Le proposte plant-based di Heura vanno dagli straccetti di pollo ai bocconcini di pollo, con i quali la startup spagnola si è fatta conoscere in Italia, ai burger ai nuggets alle salsicce, tutto ovviamente di origine vegetale. Fra gli ingredienti invece possiamo notare soia, OGM free, farina di riso, farina di mais, legumi, fibre. La fonte di grassi utilizzata per le pietanze Heura è olio extra vergine di oliva.
Non stupisce che anche gli italiani abbiano voluto partecipare al crowfunding di Heura Foods, secondo i risultati appena diffusi di una ricerca di mercato realizzata da BVA-Doxa per Unione Italiana Food, più della metà dei consumatori acquista abitualmente prodotti plant-based. A preferire prodotti vegetali sono soprattutto gli under 35. In più, sempre secondo la ricerca, chi li prova torna poi a consumarli, riconoscendo la piacevolezza al palato e apprezzandone il sapore. Secondo dati di NielsenIQ, fra marzo 2020 e marzo 2021, in Italia, sono stati venduti prodotti plant-based per oltre 200 milioni di euro, con una crescita del 10,9% rispetto all’anno precedente. A livello mondiale, secondo quanto riferisce la società di ricerche Imark, nel 2021 la dimensione del mercato dei prodotti a base vegetale ha raggiunto gli 8,5 miliardi di dollari e dovrebbe arrivare a 34 miliardi entro il 2027.
Materie prime plant-base interne all’UE
Sappiamo che l’impatto degli allevamenti, soprattutto bovini, sul cambiamento climatico è consistente a causa delle emissioni di gas serra. Secondo i dati del sesto rapporto dell’IPCC sul cambiamento climatico, le emissioni degli allevamenti a livello mondiale valgono il 44% di quelle del settore agroforestale. Da sottolineare però che, in Italia, il bilancio fra emissioni e stoccaggio di carbonio da parte del settore agroforestale è pari a zero. Il settore è quindi già climaticamente neutro nel nostro Paese. Se gli allevamenti impattano sul cambiamento climatico, è importante anche considerare la gestione delle aziende agricole che coltivano i vegetali che poi servono da materie prime per le lavorazioni dei prodotti plant-based. Sul controllo della filiera di approvvigionamento Marc Coloma ha raccontato: “Acquisiamo le nostre materie prime dalla Spagna e Paesi dall’UE. Scegliamo i nostri partner in base alla sostenibilità delle loro pratiche commerciali e cerchiamo continuamente di migliorare la nostra sostenibilità”.
Senza dimenticare il packaging
Anche la scelta del packaging ha il suo peso: “Abbiamo recentemente lanciato il nostro Packaging 3.0 con R-PET. Questa creazione del nuovo packaging sostenibile – ha dichiarato ancora Marc Coloma a StartupItalia – vede il 75% in meno di energia rinnovabile utilizzata, il 50% in meno di utilizzo di combustibili fossili, il 44% in meno di energia non rinnovabile utilizzata, il 40% in meno di emissioni di gas inquinanti utilizzati e il 14% in meno di consumo di acqua”.
Nuovi fondi per ricerca e sviluppo
Altri 4 milioni dunque sono entrati nelle casse dell’azienda spagnola e i due fondatori sanno già come utilizzarli. La startup vuole ampliare la sua presenza in altri Paesi europei e assumerà nuovo personale. Nel 2022 saranno poi ideati 10 nuovi prodotti per mettere a punto i quali sarà fondamentale il reparto ricerca e sviluppo. Heura Foods progetta infatti di costruire l’Huera Lab 2.0, un grande innovation center. Secondo indiscrezioni riferite dall’agenzia di stampa EFE, il nuovo laboratorio dovrebbe sorgere a Barcellona, nel distretto 22@, polo tecnologico e d’avanguardia della città catalana. “Continueremo a sviluppare successori della carne che consentano ai consumatori – ha concluso Marc Coloma – di promuovere un sistema alimentare più sostenibile. Vogliamo poi abbassare ulteriormente i prezzi per rendere gli alimenti plant-based accessibili a tutti. Quando sviluppiamo un nuovo prodotto iniziamo ascoltando la nostra community, le possibilità e le aree di crescita sono infinite”.