«Tutto passa dalle persone. Solo insieme si affronta la digitalizzazione. I territori crescono se si genera un processo di baratto di competenze». Intervista ad Alessandro Delli Noci, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia
Prosegue il nostro viaggio alla scoperta dei protagonisti della sfera pubblica legati a digitalizzazione e innovazione. Dopo l’intervista a Valeria Fascione (Assessora alla Ricerca, Innovazione e Startup della Regione Campania) e a Monica Lucarelli (Assessora alle Attività Produttive del Comune di Roma), tappa in Puglia con Alessandro Delli Noci (Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia). Buona lettura.
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Segni particolari: pioniere. Perché se c’è un tratto distintivo che emerge più di altri rispetto al profilo di Alessandro Delli Noci – attuale Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Puglia con diverse deleghe legate a competitività, politiche internazionali e giovanili, nonché digitalizzazione – è questa sua capacità di aver colto prima di altri le trasformazioni della cosa pubblica rispetto alla digitalizzazione. «Già anni fa avevamo introdotto l’idea che per tante ragazze e per tanti ragazzi era possibile fare qualcosa: con Puglia Smart Lab abbiamo rappresentato una discontinuità, una visione territoriale moderna rispetto a quel tema delle smart city all’epoca di frontiera. Avevamo una visione pionieristica centrata sulla condivisione dei dati, sull’attenzione all’ambiente e sul recupero degli sprechi, sul ruolo della comunità intesa come partecipazione. È chiaro però che oggi il processo della PA manca ancora di automatismi che possano alimentare tutto questo. Dobbiamo attrarre i protagonisti del digitale e farli entrare nella Pubblica Amministrazione: in fondo non abbiamo più bisogno di fornitori, ma di alleati», afferma Delli Noci, figura che lega la necessaria digitalizzazione alla centralità delle persone. «In un momento in cui le competenze digitali nella PA ancora mancano in maniera diffusa, un professionista decide di lavorare più nel privato perché ha meno responsabilità e guadagna di più. Quella intuizione di portare a bordo i talenti del digitale va riaffermata. I nostri territori crescono se si genera un processo di baratto di competenze, non se si genera un’iniezione di risorse economiche. Bisogna costruire qualcosa che sia di interesse collettivo, recuperando la centralità dello spazio pubblico», precisa delli Noci.
Oggi questo innovatore pubblico nato a Lecce nel 1982, laurea in ingegneria gestionale all’Università del Salento e specializzazione in programmi di innovazione nell’ICT, racconta al meglio l’impegno pubblico sulla digitalizzazione. Tra il 2010 e il 2011 avvia quattro spin off universitari nel campo industriale, aerospaziale e dell’ICT e proprio nel capoluogo salentino diventa a soli 29 anni, nell’anno 2012, assessore all’Innovazione tecnologica, politiche comunitarie e giovanili, lavoro e formazione professionale, nonché coordinatore Anci per l’Agenda Digitale Italiana.
“Quella intuizione di portare a bordo i talenti del digitale va riaffermata. I nostri territori crescono se si genera un processo di baratto di competenze, non se si genera un’iniezione di risorse economiche”
Delli Noci, che fase storica stiamo vivendo?
È una fase differente rispetto al passato. Gli investimenti non seguono più rilevanze meramente economiche, ma dinamiche differenti come collaborazioni trasversali impensabili fino al passato. Luoghi anche virtuali in cui è possibile generare connessioni con altre realtà
Qual è la chiave vincente?
È l’ecosistema. Quelle startup che sono riuscite a generare un ecosistema oggi crescono in modo esponenziale. La Regione Puglia nel 2015 aveva cinque startup, nel 2020 circa 300, oggi oltre 650. Tutto questo grazie alla politica di incentivi, affiancamento e coaching, ma anche perché è un luogo dove è possibile generare un processo di connessione con altre realtà.
Il vostro mantra è riattrarre talenti. In che modo?
Noi stiamo provando a rendere la Puglia internazionale, dopo averla resa attrattiva da un punto di vista turistico. Stiamo pensando ad una Puglia che viva di comparti economici innovativi. Il nostro posizionamento geografico ci consente di essere al centro del Mediterraneo. Il tema infrastrutturale è relativo: esistono nuove centralità perché si stanno generando nuovi ecosistemi. Stiamo costruendo una fil rouge pugliese che riguarda lo sviluppo economico che va oltre il tema turistico o culturale e che valorizza chi resta e chi torna.
“La chiave vincente è l’ecosistema. Quelle startup che sono riuscite a generare un ecosistema oggi crescono in modo esponenziale”
Avete lanciato #mareAsinistra: in che modo declinate l’attrazione dei talenti?
Diciamo subito che #mareAsinistra è una strategia di attrazione e valorizzazione dei talenti in Puglia. Si tratta di una bussola per orientare l’attrazione dei talenti. Per questo abbiamo voluto utilizzare l’immagine del nostro mare: quello che ti ritrovi alla sinistra, quando sei in viaggio per raggiungere la Puglia. Qui vale la pena vivere e investire per l’elevato livello accademico e scientifico, per il fermento imprenditoriale innovativo.
Come favorire questa scelta?
Oggi le famiglie scelgono il miglior posto dove poter vivere, ma anche le imprese decidono di andare verso le competenze e non viceversa, ossia attirarle a loro come si faceva in passato. È un cambio di paradigma rafforzato dallo smartworking. Così la chiave è andare verso le competenze. C’è una delocalizzazione delle imprese, soprattutto nel comparto immateriale della digitalizzazione.
“Oggi le imprese d’eccellenza decidono di andare verso le competenze e non viceversa, ossia attirarle a loro come si faceva in passato”
È un tema di formazione?
Bisogna formare le nuove generazioni. Si transita da luogo a luogo per fare esperienza, si sceglie quello dove è più convincente vivere non solo economicamente, ma come qualità della vita. Chi viene in Puglia deve avere una prospettiva sul futuro: così abbiamo avviato la strategia con un processo partecipato con Puglia partecipa.
Si parla ancora di distretti, che diventano reticolari e connessi. In che modo evolve l’ecosistema?
I distretti sono un’opportunità per fare rappresentanza e costruiscono dei verticali su un sistema oggi molto liquido, e oggi per alcune filiere industriali possono avere ancora senso. Meno però rispetto a un contesto internazionale. La Puglia è la regione con il maggior numero di imprese agricole e il minor numero di imprese agritech, secondo uno studio di Ambrosetti. Noi dobbiamo costruire le condizioni per trasformare le imprese agricole in qualcosa di tecnologicamente avanzato e scalabile. Solo così il settore agricolo può scalare. D’altronde fino a poco tempo fa il digitale era un asse verticale, oggi c’è un pensiero diffuso che il digitale sia un asse orizzontale, trasversale.