La multinazionale britannica conferma il proprio impegno nel nostro Paese investendo in ricerca e produzione
“Dal 2020 al 2022 abbiamo fatto investimenti per oltre 300 milioni di euro e tanti altri sono in programma per il biennio 2023-2024”. Così Fabio Landazabal, presidente e amministratore delegato Gsk Spa, durante l’evento “InnovaCtion – cosa serve alle idee per diventare salute, impresa, futuro”, organizzato da GlaxoSmithKline, presso la propria sede di Verona, in occasione dei 90 anni di presenza in Italia.
Gsk conferma così il proprio impegno con 617 milioni di euro di investimenti in ricerca e produzione nelle strutture italiane nel quinquennio 2020-2024, di cui circa 300 nel prossimo biennio e oltre 400 sul totale destinati alla sola prevenzione nei siti di Siena e Rosia, in Toscana.
Proprio a Siena, nei giorni scorsi sono stati investiti infatti 19 milioni di euro in nuovi laboratori, per unire con ancora maggiore efficacia la ricerca allo sviluppo, sia nei progetti locali che in quelli internazionali.
Una storia lunga 90 anni
“Sono stati 90 anni di continua crescita e sviluppo nella ricerca, nella produzione e nell’export, che hanno visto i nostri insediamenti di Verona, Parma e Siena partecipare al progresso della cura della salute con nuovi vaccini salvavita, anticorpi monoclonali innovativi – anche per il trattamento della Covid -, antivirali all’avanguardia per le persone con Hiv”, ha dichiarato Landazabal.
“Quest’anno, Gsk cambia in tutto il mondo, separando l’attività su farmaci e vaccini da quella dei prodotti di largo consumo, per potersi concentrare ancora di più sulla scoperta di nuovi vaccini e terapie, anche fornendo soluzioni innovative a problemi di global health, che stanno diventando più gravi a causa dei cambiamenti climatici”, ha continuato il presidente e ad di Gsk.
“Abbiamo un nuovo logo per rappresentare questa nuova era, in cui la scienza e la tecnologia ci consentono di avere la visione più ambiziosa di anticipare la malattia, ma sappiamo che per raggiungere questo obiettivo dobbiamo farlo insieme alle istituzioni, al mondo accademico, alle società scientifiche e alle associazioni pazienti”.
Un approccio strategico allo sviluppo dell’industria farmaceutica
Il valore strategico della collaborazione tra pubblico e privato è stato evidenziato dalle stesse istituzioni. Aprendo l’evento di Gsk, infatti, Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico, ha sottolineato quanto siano fondamentali due termini: sicurezza e preparazione.
“Su questo terreno il compito delle istituzioni è quello di creare intorno all’industria farmaceutica privata, impegnata a fornire appunto prevenzione e sicurezza, l’ambiente regolatorio, di mercato e, quando necessario, di supporto finanziario agli investimenti in ricerca e produzione. Non sempre ciò è avvenuto in modo adeguato, ma la pandemia è stata per tutti i paesi uno shock che ha condotto a rivedere le politiche pubbliche“.
Secondo il ministro, non si tratta solo di sostenere un’industria con una crescita globale estremamente rapida, e quindi con impatto economico diretto sulla crescita di un Paese, ma anche di “aiutare a mettere in sicurezza la salute di una popolazione e quindi assicurare le premesse fondamentali per lo sviluppo di tutta l’economia nazionale“.
È per questo che “il Governo italiano e, in particolare, il ministero dello Sviluppo economico, su mandato specifico del presidente Draghi, hanno adottato di conseguenza un nuovo approccio strategico allo sviluppo dell’industria farmaceutica in Italia, proprio sulla base della consapevolezza che questa industria ha un ruolo fondamentale per la competitività dell’intero sistema economico e sociale italiano, e più in generale per la competitività dell’economia europea”.
Il ruolo delle Regioni nella prevenzione
Dall’evento è emerso chiaramente che per innovare in prevenzione è necessario il contributo di tutti e una collaborazione su più livelli, che coinvolga anche le Regioni, chiamate ad attuare le politiche economiche e sanitarie, definite a livello nazionale. “Ritengo sia fondamentale una forte collaborazione tra pubblico e privato, per incentivare la ricerca scientifica nel nostro paese”, ha dichiarato Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza delle Regioni e governatore della Regione Friuli-Venezia Giulia.
“Non c’è dubbio che l’Italia, dal punto di vista della capacità manifatturiera nel settore farmaceutico, sia tra le più avanzate al mondo. Perciò dobbiamo attrarre ricerca sul territorio italiano ed europeo”, ha proseguito Fedriga. “La prevenzione è fondamentale: da una parte per attrarre investimenti economici nel nostro Paese, dall’altra ovviamente nell’interesse pubblico e per la salute pubblica”.
Secondo il presidente, grazie ai dati sanitari a disposizione, si dovrebbe arrivare a organizzare un sistema che consenta di anticipare l’acuzie (il momento in cui un fenomeno morboso si manifesta in maniera più acuta) o la cronicità di una patologia, per ogni paziente. “Oggi l’approccio principale è: ‘c’è una patologia, chiedo una risposta medica’. Invece, noi dovremmo in prospettiva riuscire ad avere una risposta medica prima che la malattia si manifesti. Le Regioni possono essere valide alleate per raggiungere questo obiettivo e sono pienamente a disposizione”.
Il valore della prevenzione vaccinale per gli adulti
Come evidenziato da diverse analisi e ricerche, investire nella prevenzione conviene. Tuttavia, mentre l’Italia dimostra una notevole organizzazione ed efficacia nel vaccinare bambini e adolescenti, lo stesso non si può dire per gli adulti, che sono chiamati a un ruolo attivo e lavorativo fino in tarda età e che, con l’invecchiamento, tendono ad avere maggiori bisogni di salute, che la comunità deve affrontare con costi importanti di trattamento e ricovero.
Secondo il Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed) del 2021, la spesa totale per i vaccini in Italia è stata pari a 562,5 milioni di euro nel 2020, ma per le vaccinazioni destinate all’adulto – quali l’antinfluenzale, lo pneumococco 23valente e l’herpes zoster – in totale sono stati spesi solo 108 milioni di euro. Una cifra che però ha permesso di coprire solo parzialmente la popolazione eleggibile.
Giovanni Rezza, direttore generale della Prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, ha posto all’attenzione anche l’insufficiente cultura vaccinale che sembra caratterizzare il nostro Paese. “I medici di medicina generale hanno importanza nella cultura vaccinale e nella somministrazione. Ma gli specialisti devono essere coinvolti di più, perché curano pazienti in fragilità che hanno bisogno di essere protetti”, ha dichiarato Rezza. “Serve fare più cultura vaccinale, in questo momento non ce n’è molta in Italia. Bisogna fare di più per aumentare le coperture nell’anziano”.
Da rilevare, inoltre, la necessità di trovare le soluzioni normative, organizzative e regolatorie di accesso che permettano d’identificare le persone adulte che possono beneficiare di certe vaccinazioni e creare per loro un sistema che li porti a proteggersi, in modo semplice. “In Italia, ma anche nel resto del mondo, abbiamo bisogno di portare innovazione non solo nelle tecnologie e nei prodotti, ma anche nelle modalità con cui organizziamo l’infrastruttura di offerta per i vaccini, specie per gli adulti”, ha sottolineato Rino Rappuoli, chief scientist GSK Vaccines. “Su questo non c’è prassi e cultura, salvo per Covid, che però è stata una emergenza”.