Con l’inasprirsi della situazione finanziaria in cui si trova Stellantis, l’azienda aveva già fatto trapelare che Carlos Tavares non sarebbe andato oltre la naturale scadenza del proprio contratto, a inizio 2026. Nessuno si aspettava però che il manager portoghese lasciasse con un anno di anticipo.
Perché Carlos Tavares si è dimesso da CEO di Stellantis
Ufficialmente, il motivo della frettolosa uscita di scena dell’amministratore delegato 66enne sarebbe una mutata condizione familiare. Il manager ha presentato le dimissioni nel primo fine settimana di dicembre, approfittando della chiusura delle Borse, e il consiglio di amministrazione le ha accettate.
Ma non sono pochi i commentatori che sostengono che l’uscita di Carlos Tavares si sia resa necessaria per placare la furia degli azionisti, stante le evidenti difficoltà economiche in cui versa Stellantis. I poteri del manager saranno assunti da un comitato interno guidato dal presidente di Stellantis, John Elkann.
L’azienda nata dalla fusione tra l’italo-americana FCA e i francesi di PSA, in rotta di collisione col governo italiano, che la accusa di volersene andare dall’Italia per riparare dove il costo della manodopera è inferiore (da qui la querelle che ha riguardato il nome dell’Alfa Romeo Milano, ribattezzata Junior dal momento che esprimeva una italianità che per l’esecutivo non le è propria, essendo realizzata in Polonia e i sequestri a Livorno delle Fiat Topolino con tricolore italiano benché prodotte in Marocco) proprio nelle ultime ore ha annunciato che lo storico stabilimento di Mirafiori non ripartirà prima dell’8 gennaio.
Situazione analoga anche a Termoli (dove si sarebbe dovuta realizzare la prima gigafactory italiana per la mobilità elettrica) in cui sono in cassa integrazione guadagni 400 operai nel reparto motori Gse e V6, dal 16 al 21 dicembre. La produzione di Stellantis in Italia nei primi 9 mesi del 2024 ammonta a 387.600 unità contro le 567.525 del 2023: un tonfo del 31,7%. Secondo i dati diffusi da FIM-CISL, per la prima volta tutti gli stabilimenti sono in negativo e perdono sia gli autoveicoli che i veicoli commerciali.
Un Tridente spuntato
E poi c’è la questione Maserati, l’altra grande super car nel portafogli del Gruppo che da troppo tempo attende un rinnovo dei listini. Se nei primi nove mesi del 2023 il Tridente aveva venduto circa 20.600 veicoli, quest’anno le consegne tra gennaio e settembre sono crollate a circa 8.600 unità. Un crollo del 60%. Ma la realtà è che Carlos Tavares lascia una azienda in crisi in ogni Paese e soprattutto in ogni mercato in cui opera, come dimostra l’ultima trimestrale di Stellantis.
I numeri della crisi di Stellantis
Secondo gli ultimi dati disponibili, il Gruppo italo-franco statunitense nel terzo trimestre 2024 ha visto crollare del 27% i ricavi, a 33 miliardi di euro. Le consegne consolidate si sono fermate a quota 1,148 milioni vetture, in calo di 279.000 unità, ovvero una diminuzione del 20% rispetto all’anno precedente.
I rimpasti americani
Negli USA le difficoltà di Stellantis avevano portato il CdA alla frettolosa sostituzione di Natalie Knight, che ha dovuto lasciare l’azienda dopo soli 15 mesi (era entrata in carica il 10 luglio 2023). Mentre era durato ancora meno Carlos Zarlenga come Chief Operating Officer del Nord America, nominato il 16 gennaio di quest’anno e sostituito da Antonio Filosa il 10 ottobre.
La class action contro Carlos Tavares
Lo scorso ferragosto alcuni azionisti americani avevano fatto causa contro Stellantis e in particolare contro Carlos Tavares reo di aver “gonfiato artificialmente il prezzo delle azioni per gran parte del 2024, facendo valutazioni estremamente positive” sull’andamento di dati come scorte, nuovi prodotti e margine operativo che sono però stati smascherati dalla semestrale del Gruppo. Anche se negli USA class action di questo tipo sono frequenti, ben lascia intendere l’umore degli investitori circa la guida di Carlos Tavares.
Le polemiche per lo stipendio di Carlos Tavares
Si era schierato a più riprese con parole durissime contro Tavares il leader dell’UAW, il principale sindacato dell’automotive americano Shawn Fain, il solo a essere riuscito lo scorso autunno a paralizzare le principali Case automobilistiche statunitensi (Chrysler, Ford e General Motors) le cui rivendicazioni sindacali erano state appoggiate persino dal presidente Joe Biden.
Fain aveva infatti sibilato: «C’è qualcosa di marcio in Stellantis, e inizia proprio al vertice. È tempo che il pubblico americano metta in discussione Carlos Tavares. La sua cattiva gestione dell’azienda sta danneggiando Stellantis, i consumatori e i lavoratori dell’auto americana.» Sempre Fain, commentando l’ultima semestrale del Gruppo aveva definito l’Amministratore delegato europeo, «una vergogna e un imbarazzo per un’azienda americana un tempo grande» sottolineando come lo stipendio del manager europeo fosse fuori scala rispetto alla situazione economica dell’azienda.
Se infatti nel 2023 Tavares percepiva uno stipendio di 13,5 milioni di euro, la cifra è salita a ben 23,47 milioni nell’anno successivo, ben 130 volte un normale salario di un lavoratore medio (tanto che il il Primo Ministro francese allora in carica, Gabriel Attal, aveva espresso dubbi sull’opportunità di simili salari) mentre sempre nel 2023 il presidente Elkann aveva percepito complessivamente 4,8 milioni di euro.
Le parole di Elkann sulle dimissioni di Carlos Tavares
A proposito del presidente John Elkann si rende noto che ufficializzando l’indiscrezione di stampa ha dichiarato: «Siamo grati a Carlos per il suo impegno costante in questi anni e per il ruolo che ha svolto nella creazione di Stellantis, in aggiunta ai precedenti rilanci di PSA e di Opel, dando avvio al nostro percorso per diventare un leader globale nel settore».
Quindi ha aggiunto: «Intendo mettermi subito al lavoro con il nostro nuovo Comitato Esecutivo ad interim, con il supporto di tutti i nostri colleghi di Stellantis, mentre completiamo il processo di nomina del nuovo CEO. Insieme garantiremo la puntuale attuazione della strategia della Società nell’interesse di lungo termine di Stellantis e di tutti i suoi stakeholders».