Nel nostro Paese sull’AgriTechFood sono stati investiti 156 milioni di euro con tre exit significative: Hort@, Tannico e Onyon. “Siamo ancora poco rilevanti a livello mondiale, ma i segnali sono positivi”, dice Antonio Iannone, fondatore di TheFoodCons e autore del report Investimenti nell’AgriFoodTech in Italia 2022
L’Italia è un gigante quando si parla di agroalimentare, ma è una pulce se si guarda agli investimenti fatti in startup nel panorama AgriFoodTech. Pesando i capitali messi sull’innovazione infatti, il Belpaese ha poco da dire. Nel 2022 sono stati investiti 156 milioni di euro in 54 operazioni. Noccioline se si considera che nello stesso periodo, a livello globale, i soldi investiti sono stati circa 52 miliardi di dollari.
Sono questi i numeri salienti del report Investimenti nell’AgriFoodTech in Italia 2022, pubblicato dalla società di consulenza TheFoodCons, in collaborazione con Agrifood-Tech Italia, xFarm Technologies, 3Bee, Elaisian, Forward Fooding, Over Ventures ed Edible Planet Ventures.
“La situazione però sta migliorando. Sul panorama italiano si sono affacciati nuovi investitori sia verticali sul settore food, sia disposti ad investire in startup seed, che oggi fanno fatica a trovare fondi per crescere e accedere a round più importanti”, racconta a StartupItalia Antonio Iannone, fondatore della società di consulenza TheFoodCons.
Gli investimenti nel nell’AgriFoodTech
A dominare la classifica degli investimenti sono pochi grandi deal chiusi lo scorso anno. Il più importante è quello che ha riguardato Planet Farms, startup dedicata alla produzione di greens in vertical farm. Questa bella realtà alle pote di Milano ha chiuso un Serie A da 30 milioni.
Al secondo posto c’è Everli, una piattaforma di eGrocery tutta italiana che ha raccolto 22 milioni in un Round C. Sempre nel segmento della spesa online c’è Cortilia, una delle startup pioniere del settore, che ha raccolto 20 milioni di euro.
“Sul panorama italiano si sono affacciati nuovi investitori sia verticali sul settore food, sia disposti ad investire in startup seed”
Novità importante è il quarto posto di XFarm, startup italo-svizzera che ha sviluppato una piattaforma per il digital farming che ha raccolto 17 milioni di euro. Una bella notizia visto che in Italia gli investimenti nell’AgTech fino ad ora erano latenti.
Scendendo sotto i 10 milioni ci sono due startup che hanno sviluppato soluzioni per i ristoranti: Deliveristo ha raccolto 7 milioni e Solu K 6,6 mln. Tornando al settore della spesa online troviamo Babaco, con 6,3 milioni raccolti.
Nel settore AgTech c’è poi 3Bee, startup che innova l’apicoltura, che ha incassato 5,25 milioni, e Bef Biosystem, che invece ne ha presi 5,2 di milioni. Mentre Cosaporto, startup del food delivery ‘di qualità’, è l’ultima ad aver ottenuto un investimento sopra i 5 milioni.
AgriFoodTech, dove vanno i soldi?
Se guardiamo i settori in cui questi 156 milioni di euro sono stati investiti, vediamo come il Digital Food (eGrocery, D2C, Delivery e Marketplace) è al primo posto, con il 41,6% delle risorse (pari a 65 milioni). Seguono poi l’AgriTech, con il 39% (61 milioni) e il RestaurantTech, 11,8% per 18 milioni investiti. Ancora più giù troviamo i cibi innovativi (2,7%) e il Retail (3,2%).
Interessante notare come molte realtà abbiano trovato capitali (in totale 12,2 milioni, pari al 7,8%) anche grazie al crowdfunding. Startup come Soul K, Babaco, Cosaporto, Frankly B. Tea, Delivery Valley, Ami Poke, Tomato+ e altri ancora hanno infatti rastrellato denaro da piccoli investitori sfruttando le potenzialità del crowdfunding. Dove non arrivano gli investitori istituzionali, qualcuno potrebbe pensare, arrivano comuni cittadini interessati all’innovazione.
La fase Seed e Pre-Seed è quella su cui l’Italia è meno forte, avendo cubato solo l’8% delle risorse. Un peccato, perché non investendo in questa fase non si alimenta quel vivaio di startup che poi dà alla luce realtà che possono ambire a round più importanti. Vediamo infatti che gli investimenti più consistenti sono stati fatti in Serie A, che ha cubato 58 milioni, seguita dalla C, con 42 milioni e dalla B, con 30 milioni.
“Questo report aiuterà certamente a dare visibilità al nostro ecosistema, ma parliamo sempre e solo di un piccolo passo verso un futuro che si preannuncia comunque interessante”, sottolinea Iannone. “Il crescente interesse da parte dei fondi esteri, la maggior competenza di alcuni grandi investitori italiani, il lancio di alcuni fondi tematici che vedremo nel corso di quest’anno, il tutto unito alla proverbiale capacità italica di ‘arrivare dopo ma farlo meglio’ possono essere il punto di svolta per l’AgriFoodTech italiano”.
Tre exit per l’AgriFoodTech italiano
Nel 2022 il settore dell’innovazione in campo agroalimentare ha visto tre exit. Hort@, spinoff dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che si occupa di software per l’agricoltura 4.0, è stata acquisita da Basf, gigante tedesco attivo nella produzione di agrofarmaci. Tannico, piattaforma per la vendita online di vino e spirits, è stato invece rilevato dal Gruppo Campari. Mentre Onyon, startup che ha sviluppato un menù digitale, ha visto l’ingresso di Satispay.
“Seppur in ritardo sugli investimenti, nel prossimo futuro vedo sicuramente un’Italia molto competitiva e che potrà dire la sua in alcuni comparti. Uno su tutti l’AgriTech, dove ci sono già player capaci di imporsi come leader sulla scena internazionale”, ha spiegato a StartupItalia Peter Kruger, presidente di Agrifood-Tech Italia.
Per l’Italia è importante non perdere il treno dell’innovazione, come ci spiega Sharon Cittone, fondatrice di Edible Planet Ventures: “Pensando al consumatore futuro si prevede una popolazione sempre più multietnica e un divario sia a livello di età che di reddito. Le nuove generazioni esigeranno sempre più prodotti etici e salubri – tematiche come la circolarità, la sostenibilità e il benessere animale saranno sempre più centrali. L’innovazione quindi sarà sempre più centrale e malgrado oggi alcune politiche – ad esempio sulle biotecnologie- non siano prese in considerazione, una volta che le regolamentazioni passeranno in Europa l’Italia dovrà essere pronta a essere competitiva anche su quel fronte. La digitalizzazione e il metaverso saranno la prassi. Ed è indubbio che grosse aziende food cambieranno i modelli e svilupperanno diversi metodi di distribuzione”.