Da Apple a ExxonMobil
A quasi una settimana dall’inizio dell’operazione militare speciale con la quale Putin ha invaso l’Ucraina, aumentano le aziende e le organizzazioni che stanno chiudendo i ponti con Mosca. Tra le ultime a muoversi c’è stata Apple: l’azienda di Tim Cook ha comunicato l’intenzione di bloccare le vendite e alcuni dei suoi servizi in Russia. L’Occidente pare agire in blocco contro la decisione di Putin, restando saldo sulle sanzioni e sull’isolamento internazionale da infliggere. Difficile, però, dire se questo porterà a un buon esito, ovvero a un’accelerazione dei negoziati e a un rallentamento del conflitto armato. Nei giorni scorsi su StartupItalia vi abbiamo fotografato una situazione che ha comunque delle sfumature. Ad esempio, gli exchange di criptovalute come Binance e Coinbase (sono le borse online in cui si comprano e vendono Bitcoin e altcoin) non hanno accolto l’appello rivolto a loro in primis dal governo ucraino di bloccare tutti gli utenti russi. In questo articolo vi abbiamo dato una panoramica.
Dicevamo di Apple. La multinazionale di Cupertino si è detta «profondamente preoccupata» della situazione in corso in Ucraina. La scelta di bloccare la vendita di qualsiasi prodotto – dall’iPhone in giù – in Russia segue quella di diverse altre Big Tech che si stanno muovendo in tal senso. Come ha sottolineato tuttavia la BBC, le alternative allo smartphone più famoso non mancano in Russia e chi possiede un dispositivo Apple potrà comunque usufruire dell’App Store. Diversi esperti di geopolitica hanno avvertito chi confida forse troppo nelle sanzioni: Putin starebbe preparando da anni il suo paese a una situazione di isolamento simile.
I’ve contacted @tim_cook, Apple's CEO, to block the Apple Store for citizens of the Russian Federation, and to support the package of US government sanctions! If you agree to have the president-killer, then you will have to be satisfied with the only available site Russia 24. pic.twitter.com/b5dm78g2vS
— Mykhailo Fedorov (@FedorovMykhailo) February 25, 2022
Come ha sottolineato il New York Times, l’invasione dell’Ucraina rappresenta un evento fondamentale per le Big Tech. I servizi digitali di società come Meta sono utilizzati come strumenti nella guerra in corso e il tema delle fake news e della disinformazione è più che mai attuale. Ma non ci sono soltanto le aziende hi-tech: anche l’automotive ha preso posizione. Ford ha sospeso tutte le sue operazioni in Russia. Scelta analoga a quella presa dal gigante americano Boeing: il gruppo ha sospeso qualsiasi tipo di supporto al settore aeronautico russo.
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Sempre dal mondo motori si è mossa anche Harley Davidson: uno dei brand di due ruote più famosi al mondo ha tagliato i ponti con la Russia. Scelte che sono state apprezzate e, in alcuni casi direttamente auspicate da Kiev, ma che comporteranno un inevitabile costo economico per queste aziende. Una cifra su tutte rende l’idea: ExxonMobil (gigante USA nel campo petrolifero) ha comunicato la sua uscita dai progetti russi. in ballo c’èun affare da oltre 4 miliardi di dollari.
Just had a conversation with @POTUS. The American leadership on anti-Russian sanctions and defense assistance to Ukraine was discussed. We must stop the aggressor as soon as possible. Thank you for your support!
— Володимир Зеленський (@ZelenskyyUa) March 1, 2022