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Siamo costantemente connessi, ma siamo davvero consapevoli di come ci muoviamo nel digitale? Attraverso il web si possono ottenere risultati straordinariamente positivi, ma anche diffondere dati sensibili, influenzare l’opinione pubblica o  far fallire un’azienda. Oppure, parlando di  giovani, si rischia di farsi del male o di procurarlo ad amiche e amici. Per questo l’educazione digitale non è un’opzione, ma una necessità. Non si tratta solo di imparare a usare la tecnologia, ma di sviluppare un pensiero critico, riconoscere le fake news, proteggere la propria privacy e interagire in modo responsabile nel mondo virtuale.

L’educazione digitale tra vulnerabilità e pericoli

In occasione della Giornata Nazionale contro il Bullismo e il Cyberbullismo, celebrata lo scorso 7 febbraio, l’Associazione Social Warning – Movimento Etico Digitale APS, ha presentato i risultati della survey 2024 condotta dall’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale, che ha coinvolto oltre 20.000 studenti e studentesse e 7.000 genitori.
Lo studio ha analizzato le esperienze di oltre 2.000 persone tra gli 11 e i 18 anni, offrendo una fotografia dettagliata sull’uso di internet e dei social media, evidenziando sia le opportunità che i rischi per le nuove generazioni: sette giovani su dieci hanno vissuto esperienze online traumatiche, con conseguenze emotive significative. 

Il 35% ha riferito di aver sviluppato ansia persistente e una sensazione di vulnerabilità dopo l’episodio, mentre il 28% ha provato paura e insicurezza, arrivando persino a evitare internet per un certo periodo. L’associazione, fondata nel 2018 da Davide Dal Maso, ha l’obiettivo di sensibilizzare giovani e adulti sulle potenzialità e sui rischi del web attraverso una rete di formatori-volontari che promuovono l’educazione digitale nelle scuole medie e superiori di tutta Italia attraverso incontri formativi gratuiti.
Dalla sua nascita ad oggi, il Movimento ha incontrato, nell’ambito di eventi ed appuntamenti organizzati in tutta Italia, oltre 90 mila ragazzi e ragazze e 35 mila genitori per parlare delle opportunità e dei rischi del web e come approcciare i social media in maniera corretta.

Gregorio Ceccone edu digitale
Gregorio Ceccone

Contro il cyberbullismo servono consapevolezza e competenze 

«Cerchiamo di fare educazione digitale, ma anche di diffondere le competenze tra le fasce più giovani. Quello che più ci contraddistingue in questa attività di volontariato è che parliamo di rischi e di limiti, ma anche delle opportunità dell’ambiente digitale. Forse anche per questo i ragazzi e le ragazze ci accolgono in maniera positiva, non siamo mai giudicanti ma dialoganti», spiega Gregorio Ceccone, referente per l’Osservatorio Scientifico di Movimento Etico Digitale a Startupitalia. «La nostra realtà è diffusa in tutta Italia, siamo oltre 300 persone: la media è 26 anni, ma abbiamo età molto diverse e anche nel background siamo molto variegati, dalla comunicazione alla pedagogia, dal marketing ai social media. Quello che ci accomuna è la passione per il mondo digitale».

Spiegare i rischi senza inutili catastrofismi

L’indagine dell’Osservatorio Scientifico sull’Educazione Digitale segnala anche come il cyberbullismo rimanga una delle più gravi minacce online, con il 37,9% delle persone intervistate che riporta esperienze di insulti e molestie. Sale però, in maniera preoccupante, la frequenza di episodi che riguardano situazioni inappropriate a sfondo sessuale e interazioni indesiderate, che hanno riguardato ben il 41,2% dei ragazzi e ragazze. 

Per quanto riguarda i social, se Instagram mostra una leggera flessione, TikTok e BeReal nel corso del 2024 hanno guadagnano terreno, grazie alla loro immediatezza e autenticità, conquistando una porzione crescente del pubblico più giovane (TikTok è usato dal 70,3% dei ragazzi e ragazze). «Personalmente sono nel campo da 20 anni, ma noto che ultimamente  i temi che portiamo avanti sono sempre più sentiti, sia da parte sia delle famiglie che dei giovani. A volte – continua Ceccone –  le famiglie non riescono a capire fino in fondo non solo le potenzialità ma anche i pericoli che ci sono dietro il mondo digitale. Per questo, come figure terze, cerchiamo di formare ragazze e ragazzi, che spesso con noi si aprono maggiormente che in casa, fanno molte domande, sono curiosi e attenti a ciò che diciamo. Sintetizzando potremmo dire che c’è sempre più bisogno di qualcuno che conosca questo mondo senza criticarlo aprioristicamente».

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L’importanza di un’educazione pedagogica mirata

E’ importante anche mantenere un sano equilibrio tra vita online e offline. Dai dati emerge, infatti, che il 31,7% di chi è giovane ammette di trascorrere ancora fino a 5 ore al giorno online, ovvero circa due mesi e mezzo all’anno, con oltre il 60% che confessa una dipendenza lieve o moderata. «Questa gamma di emozioni racconta un panorama complesso, dominato da vissuti negativi che dimostrano quanto gli episodi online possano lasciare segni profondi sul benessere. Una piccola parte di ragazzi e ragazze riesce a fronteggiare le difficoltà grazie a strumenti di consapevolezza digitale o al supporto ricevuto da adulti competenti. Questo dato sottolinea l’importanza di un intervento pedagogico mirato: è urgente creare spazi di confronto nelle scuole e nelle famiglie, affinché i e le giovani non si sentano soli nel gestire le complessità del digitale. Solo così il digitale potrà trasformarsi da rischio a risorsa». 

E non si parla solamente di social media. «Anche rispetto all’intelligenza artificiale si aprono tanti interrogativi, si tratta di un mondo di potenzialità come pure di rischi. Alcune persone, ad esempio, possono trattare i chatbot come “amici” a cui chiedere  informazioni o opinioni, ma non possono certo sostituire amici, genitori o uno psicologo», conclude Ceccone.

In un contesto globale  sempre più dominato dagli algoritmi, chi non ha le giuste competenze rischia di essere un semplice spettatore, anziché un cittadino digitale consapevole, con il rischio di esporsi a manipolazioni e pericoli.

Per l’immagine in alto photo credit Shutterstock