«Mi piacciono i muri con una storia. Voglio che il murale evolva nella città»
«È l’arte sociale per eccellenza. Su un muro hai una responsabilità come artista: bisogna mettere da parte il proprio ego. La comunità che vivrà quegli spazi è più importante». StartupItalia ha intervistato Alice Pasquini, una delle più talentuose street artist a livello internazionale. Di Roma, 41 anni, ha realizzato una quantità difficilmente calcolabile di murales («Ho smesso di contarli quando sono arrivata a mille). Oggi, venerdì 15 aprile, è la Giornata Mondiale dell’Arte come stabilito dall’Unesco, che ha scelto proprio questa data perché giorno di nascita di Leonardo da Vinci. Un visionario per la sua epoca. A loro modo, lo sono stati anche gli artisti che alla fine degli anni ’90 raccoglievano gli spunti della cultura hip hop, cercando ciascuno il proprio stile. Chi nella musica, chi nella danza, chi nell’arte. «Ho realizzato il mio primo murale a 17 anni, in Piazza Mancini a Roma». Quello che un tempo era cultura underground, ai limiti della legalità, oggi è invece espressione di un movimento internazionale apprezzato in tutto il mondo.
Lo stile di Alice Pasquini
Per Alice Pasquini, che ha scelto di firmare ogni sua opera («Per ovvi motivi nessuno lo faceva») con Alicè, l’arte è stata anzitutto una forma di ribellione a quanto le veniva insegnato sui banchi del liceo artistico, tra modelle, cavalletti e professori di disegno. «Poi, in realtà, ho seguito il percorso tradizionale: dopo le superiori ho frequentato l’Accademia delle Belle Arti e sono andata in Spagna per un master in critica dell’arte». Oggi, dopo il successo e il riconoscimento internazionale, l’arte è un’occasione per fare altro. Secondo la Treccani, che le ha dedicato una voce, “la sua ricerca è dedicata alle donne che Pasquini ritrae in momenti quotidiani, emozionali, in atmosfere lontane dallo stereotipo donna-oggetto”.
All’adrenalina della gioventù per i graffiti, tecnica che richiedeva una gestualità sintetica, Alicè ha aggiunto lo studio dei muri, per capire come attraversarli. «Non mi è mai interessato un muro bianco – ci ha raccontato – mi piacciono invece i muri con una storia». Nel corso della sua carriera ne ha affrontati parecchi, anche in luoghi complessi, come nel carcere femminile di Melilla, l’enclave spagnola in Marocco. Basta sfogliare il porfolio dell’artista sul suo sito per notare quel filo rosso che ne identifica il lavoro: quasi sempre donne e ragazze ritratte in un momento particolare della propria vita, lontano dai più banali stereotipi.
Disegnare le donne
«Sono ragazze che rappresentano emozioni – ci ha detto Pasquini -. Dipingere le donne è stato un motivo per rappresentarle diversamente. Se ci pensiamo la donna è stata sempre ritratta, ma dai maschi. C’è ancora poca narrazione dal punto di vista femminile». E questo non vale soltanto per chi si dipinge, ma anche per le artiste stesse. «Veniamo etichettate di continuo: avete presente quando leggete cose tipo “arte al femminile”?».
Street artist e NFT
Alicè lavora a Roma, dove ha uno studio in cui fa ritorno quando non è in giro per il mondo. «Sto per partire per il Canada: andrò a Toronto con l’Istituto Italiano di Cultura». L’occasione dell’intervista con StartupItalia ci ha dato poi lo spunto per ragionare sull’arte oggi: negli ultimi tempi infatti è stata coinvolta in un dibattito su uno dei trend tecnologici più in voga. Almeno da quando l’artista digitale Beeple ha venduto l’NFT di una sua opera per quasi 70 milioni di dollari. Ci riferiamo ovviamente ai Non Fungible Token.
Qual è l’opinione di una street artist come Alice Pasquini? «Ricevo ogni giorno continue richieste per realizzare NFT. È una cosa che sta esplodendo e, in effetti, ho accettato di fare una serie di NFT che però prevedono la realizzazione di un opera reale, di cui ancora non posso parlare. Il mio dubbio resta però: è quello legato all’inquinamento che i server producono». Pasquini ha fatto qui riferimento a uno dei temi più dibattuti che non riguarda soltanto gli NFT, ma tutto l’ecosistema delle cryptovalute che, per funzionare, richiede consumo di energia. «Resto sempre molto legata all’oggetto – ha concluso -. Mi interessa che il murale evolva nella città».