Tutto ruota intorno a disinformazione, vaccini e coronavirus. Potrebbe non essere l’unico artista a lasciare la piattaforma
Mentre scriviamo la libreria di Spotify con la musica di Neil Young è ancora disponibile. Ma, stando a quanto si legge pure sul Guardian, sembrerebbe questione di tempo. La più nota piattaforma di musica e podcast in streaming starebbe togliendo tutti i suoi brani. Non per una qualche punizione nei confronti del celebre musicista e cantante 76enne: è stato proprio lui a mettere Spotify di fronte a un aut aut: o togliere la sua musica, oppure togliere i podcast di Joe Rogan. Riepiloghiamo i fatti: questa settimana Young ha pubblicato online una lettera indirizzata al suo team e alla sua etichetta discografica. Il documento è stato poi rimosso, ma il suo contenuto ha dato il via a tutta la vicenda. «Lo sto facendo – ha scritto riferendosi alla volontà di togliersi dalla piattaforma – perché Spotify sta diffondendo informazioni false sui vaccini, causando potenzialmente la morte di coloro che credono alla disinformazione diffusa da loro». Il cantante ha chiesto un’azione immediata da parte del proprio staff con una frase inequivocabile: «Possono avere Rogan o Young. Non entrambi».
Il precedente
Staremo a vedere come si svilupperà la vicenda. Nelle scorse settimane vi avevamo raccontato di un gruppo di scienziati, medici e ricercatori che si era raccolto per spedire una lettera aperta a Spotify sempre riguardo ai contenuti del podcast di Joe Rogan, forse il più seguito al mondo. La ragione, come per il caso Young, riguardava la disinformazione in merito ai vaccini. Ciò che ha allarmato questi esperti è stata la scelta di pubblicare (e poi mantenere online) un podcast in cui Rogan dialoga con il dottor Robert Malone, figura controversa Oltreoceano e già bandita da Twitter per aver detto che i vaccini sarebbero pericolosi. Nella circostanza vi avevamo anche ricordato che di mezzo ci sono sia questioni legate al diritto di espressione (molto caro alla Big Tech, da Facebook in giù), sia parecchi soldi. Per avere in esclusiva The Joe Rogan Experience Spotify ha investito 100 milioni di dollari nel maggio 2020.
Neil Young e Spotify: è solo l’inizio?
Il giornalista ed esperto di mondo tecnologico Casey Newton è intervenuto sull’intera vicenda. Su Twitter ha ripostato una vecchia puntata della sua newsletter Platformer in cui di fatto prefigura una situazione complessa per Spotify. «Nessuno dei podcast di Rogan è stato rimosso – ha scritto – nonostante le frequenti polemiche sulla sua scelta dei soggetti delle interviste e sui loro pensieri sul Covid in particolare». Da parte sua l’azienda si è detta dispiaciuta per quanto sta accadendo con Neil Young e ha ribadito di sentire «l’enorme responsabilità di mantenere l’equilibrio tra la sicurezza per gli ascoltatori e la libertà degli autori».
Come per altre Big Tech la questione fake news e moderazione dei contenuti è tutt’altro che risolta. Secondo lo stesso Newton il futuro è in parte tracciato: «Prevedo che Neil Young – recita un suo tweet – non sarà l’ultimo artista a chiedere la rimozione del proprio catalogo per una controversia sui podcast. Quando le politiche non sono chiare e non sono applicate in modo uniforme, i problemi seguono sempre». Nel frattempo la bacheca Twitter di Joe Rogan è piena di suoi retweet in cui vengono rilanciati post su immunità naturale e sul «crimine» compiuto vaccinando i giovani nonostante il rischio di miocardite.