L’Edtech in Italia è in ascesa. Gli investimenti di VC hanno registrato nel 2022 una crescita annua media del +79%. Quali sono gli scenari futuri e gli ostacoli da superare? Lo abbiamo chiesto a Matteo Bagnato, Managing Director di Edtech Italia
Studenti, universitari, professionisti, lifelong learners, in un mondo in continuo mutamento non smettiamo mai di imparare. La formazione rappresenta una costante che accompagna l’individuo per tutta la vita. E se la pandemia da un lato ci ha mostrato limiti ed ombre dell’apprendimento tradizionale, dall’altro ci ha rivelato le potenzialità ed enormi opportunità della tecnologia educativa, che si conferma ad oggi un settore in perenne ascesa. Nel Belpaese infatti il mercato e gli investimenti nell’ Edtech stanno accelerando. Qualche numero? Il fatturato dei provider italiani dell’education technology vale circa 19,5 miliardi di euro.(fonte Osservatorio Edtech ). Per capire il trend di crescita possiamo notare, per esempio che sul totale delle startup edtech italiane censite da Edtech Italia insieme a Dealroom è stimata una valuation aggregata di 611 Milioni di euro nel 2023, 5.5 volte di più di quella del 2018.
Allo stesso tempo, gli investimenti di venture capital in Edtech sono passati dai 3 milioni del 2018 ai 55milioni del 2022, registrando una crescita percentuale annua media del 79%.
Cosa fa Edtech Italia
Proprio per creare un ecosistema della categoria e colmare un vuoto di rappresentazione, nel marzo 2022, è nata Edtech Italia, associazione che riunisce soci tra startup e scaleup, aziende, investitori e istituzioni che vogliono migliorare l’istruzione e la formazione in Italia attraverso l’innovazione e la tecnologia. Una community che ha a cuore la necessità di colmare il gap tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro, l’importanza del lifelong learning in un mondo in cui le posizioni lavorative evolvono e cambiano sempre più rapidamente per via del progresso tecnologico, o la necessità di adattare al mondo contemporaneo la modalità di apprendimento degli studenti all’interno dei percorsi di educazione formale, che sono ancora spesso strutturati su modelli arcaici e stanno pertanto perdendo la loro efficacia, come ci dicono ad esempio i numeri drammatici sulla dispersione scolastica o l’analfabetismo funzionale. Ma nel panorama edtech italiano, quali sono ad oggi gli ostacoli da superare? E tra AI, ChatGPT, realtà aumentata e realtà virtuale, quali le tendenze e lo scenario futuro? Lo abbiamo chiesto a Matteo Bagnato, Managing Director di Edtech Italia che, non nascondendo criticità e difficoltà del settore, ci ha rivelato obiettivi e sfide dell’associazione nonchè, in un’interessante e lungimirante prospettiva, tendenze e scenari che si potrebbero prospettare per il futuro.
Qual è la mission di Edtech Italia?
L’esigenza primaria è quella di fare parlare tra di loro le diverse anime del mondo Edtech italiano, e di rappresentarle all’esterno con una voce sola invece che con le tante voci individuali delle singole realtà, nella convinzione che l’unione fa la forza e che la massa critica delle imprese associate possa avere un peso specifico più importante per la creazione di awareness su questi temi così importanti.
Quanti sono gli associati?
A quanto pare abbiamo intercettato un bisogno importante: un anno dopo la nostra fondazione contiamo circa 80 aziende associate e decine tra sostenitori e partner che fanno riferimento a noi per le nostre attività di networking, open innovation, policy-informing a livello italiano ed europeo, e sulle numerose opportunità di visibilità che garantisce il fare parte dell’associazione – in primis facendo parte del network internazionale dell’European Edtech Alliance – l’associazione Europea dell’Edtech che conta più di 2600 imprese da 26 paesi Europei di cui Edtech Italia fa parte, e anche garantendo la nostra presenza agli eventi di settore in Italia e all’estero.
Uno degli ultimi eventi a cui avete partecipato vi ha lasciato uno spunto di riflessione importante per le prossime attività…
Si, siamo appena tornati dal BETT di Londra, la più grande fiera al mondo sui temi dell’innovazione applicata alla didattica (quest’anno si parlava di 40mila partecipanti da più di 100 paesi). Come ogni anno c’erano i Padiglioni espositori di nazioni da tutto il mondo, non solo i soliti Francia e Germania, ma anche Lituania, Ungheria, Emirati Arabi e Korea. E l’Italia? Assente. Dopo un istante di incredulità, siamo passati subito all’azione. Ci stiamo infatti adoperando con le Istituzioni affinché dall’anno prossimo anche il nostro ecosistema dell’innovazione possa avere il palcoscenico che merita.
Le soluzioni legate all’Edtech sono destinate ad evolversi in linea con i progressi tecnologici. Quanto sarà fondamentale stare al passo per la crescita del settore?
Se fino a un anno fa sembrava che il Metaverso fosse la grande next big thing in ambito educativo, e sicuramente può avere un forte impatto sulle metodologie di apprendimento a partire dalla scuola fino alla formazione professionale, è ora evidente che l’impatto dell’AI sul mondo dell’educazione è in un altro ordine di grandezza, quello di una rivoluzione copernicana.
Parliamo di ChatGTP…
Non passa giorno dall’uscita di ChatGPT che non escano studi e articoli, attestando spesso la preoccupazione sulla capacità critica che gli studenti potrebbero perdere, che descrivono come l’AI sia ormai capace di scrivere e interpretare testi in modo veloce, automatico e decisamente molto accurato. Significa forse che agli studenti del futuro non dovranno più imparare a produrre testi? Di certo no, e anzi saranno chiamati a sviluppare ancora di più la capacità critica su quelli scritti automaticamente.
“Se fino a un anno fa sembrava che il Metaverso fosse la grande next big thing in ambito educativo, è ora evidente che l’impatto dell’AI sarà la prossima vera rivoluzione copernicana
Vi è quindi il doppio volto del progresso e della tecnologia. Come si affrontano gli aspetti negativi?
Per rispondere ai problemi bisognerà lavorare in modo informato e consapevole sulla regolamentazione del settore a livello europeo e internazionale, cosa che stiamo facendo con European Edtech Alliance al fianco delle Istituzioni europee.
E come invece cogliere al meglio le enormi opportunità?
Per sfruttarle al meglio bisognerà essere aperti al cambiamento e non demonizzare l’innovazione. L’Edtech già oggi può potenzialmente consentire a milioni di studenti in tutto il mondo di godere di percorsi di apprendimento su misura, ricevere feedback personalizzati, prevenire l’abbandono scolastico, in contesti in cui non ci sono abbastanza insegnanti per stare dietro a tutti – favorendo così un apprendimento più inclusivo. O ancora: liberando il tempo dei docenti da task faticosi e ripetitivi (come la correzione dei compiti) per consentire loro di reinvestirlo in attività più importanti come l’interazione e la costruzioni di relazioni con gli studenti – relazioni in presenza, che avvengono nelle classi e che sono insostituibili dalla tecnologia.
E poi c’è il tema del Lifelong Learning…
Allo stesso tempo l’AI e l’evoluzione tecnologica stanno già rendendo obsolete molte figure lavorative, e ancora una volta qua entra in gioco il tema dell’Edtech e del Lifelong Learning – la risposta al mondo del lavoro che cambia non può essere nel luddismo o nel protezionismo, ma nella formazione continua alle nuove competenze richieste dal mercato del lavoro – ad esempio, se vogliamo davvero avere una transizione green, ci sarà bisogno di formare una serie sterminata di nuove figure professionali alle competenze richieste da questo settore.
In Italia, quali sono le criticità del settore?
Scontiamo un ritardo rispetto alle simili economie europee sui temi dell’innovazione in generale, tuttavia gli ultimi due anni ci hanno visto in forte ripresa. Per quanto riguarda l’Edtech Italiano, essendo l’ecosistema ancora molto giovane, c’è ancora una mentalità spesso poco internazionale (più del 90% di investimenti in nostre startup Edtech è effettuato da investors italiani, e il numero è in crescita). Vi è quindi una mancanza di capitali ed expertise estere che possano aiutare le nostre realtà a guardare fuori dai confini nazionali per replicare modelli di successo o scalare internazionalmente.
Altri ostacoli?
Un’altra difficoltà legata al settore Edtech è che spesso c’è una forte reticenza culturale da parte del mondo della Scuola o dell’Università ad aprirsi a partnership col privato, quindi si preferisce sviluppare soluzioni in-house anche se, spesso, non si hanno gli strumenti e le risorse per farlo in maniera ottimale.
E come Edtech Italia cerca di ovviare alle difficoltà e a porvi rimedio?
Cerchiamo da un lato di favorire l’incontro delle realtà nostrane con il mondo dell’Edtech internazionale, creando occasioni di incontro con investitori esteri o portando le nostre startup a eventi internazionali; e dall’altro di favorire il dialogo tra pubblico e privato ad esempio proponendo soluzioni di open innovation o sistemi di testing e validazione pedagogica delle soluzioni innovative. Inoltre, siamo anche attivi nell’interloquire con le istituzioni affinché gli importanti investimenti fatti nella Scuola e nell’Università col PNRR vengano allocati in maniera ottimale, senza che si rischi di dare i soldi alla prima realtà che va a bussare alle scuole perché queste spesso non hanno le figure con le competenze amministrative (e soprattutto il tempo!) per gestire questi fondi.
Come si può, quindi, continuare a promuovere il progresso sostenibile dell’apprendimento?
Noi, come associazione, vogliamo proseguire con il nostro percorso di crescita – più siamo più contiamo – quindi continuare ad accogliere nuovi membri e partner per alimentare l’effetto valanga della crescita associativa e creare sempre maggiori sinergie e connessioni tra le realtà che si appoggiano a noi. Come obiettivi concreti c’è sicuramente quello di contribuire a indirizzare i cambiamenti più importanti del settore dell’educazione e della formazione in Italia, facendo da interlocutore privilegiato per le istituzioni, favorendo il dialogo pubblico-privato, favorendo la ricerca sull’innovazione applicata all’apprendimento e aiutando le nostre aziende a crescere in Italia e soprattutto all’estero.
“Assisteremo a una continua crescita del settore Edtech, aiutata anche per il mondo della scuola e dell’Università dai grossi investimenti fatti dal PNRR”
Qualche tendenza e previsione di scenario futuro in Italia?
Sono ovviamente di parte, ma per quanto riguarda l’Italia credo che assisteremo a una continua crescita del settore Edtech, aiutata anche per il mondo della scuola e dell’Università dai grossi investimenti fatti dal PNRR, e per il mondo del lifelong learning resa necessaria da parte della sempre più rapida obsolescenza delle figure lavorative a cui siamo abituati. Vedremo sempre più realtà che offrono percorsi di formazione online o blended per prepararsi alle professioni “del futuro”, che è oggi, e le Università che dovranno reinventarsi per non continuare a soffrire un drammatico calo delle iscrizioni che non potrà che peggiorare con il crollo demografico che stiamo vivendo.
E in un futuro meno prossimo?
Sul medio-lungo termine credo che il mondo dell’educazione e della formazione vedrà davvero il tanto atteso cambiamento importante, che tanto fatica ad arrivare ormai dal secolo scorso, e che le nuove generazioni potranno così sfruttare gli strumenti messi a disposizione dell’Edtech per apprendere in maniera più motivante e personalizzata, senza avere la sensazione di entrare in una “macchina del tempo” ogni volta che entrano a scuola o che si trovano a dover imparare nuove competenze all’interno del loro percorso professionale.