Il 15 dicembre del 2011 Sotheby’s ha messo all’asta un cofanetto speciale della Trilogia del Millennio – Millennium trilogy (Uomini che odiano le donne, 2005; La ragazza che giocava con il fuoco, 2006; La regina dei castelli di carta, 2007) del giornalista e scrittore svedese Stieg Larsson. Il cofanetto conteneva anche un suo disegno a matita inedito e un documento personale conservato dallo stesso e mai divulgato prima. È una lettera originale inviata al candidato 493 dal Joint Committee of Colleges of Journalism, nel 1972. La scuola di giornalismo di Stoccolma comunica al giovane Larsson di non aver passato la selezione.
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Suo fratello Joakim, in una intervista, ha dichiarato che sebbene non fosse amareggiato del rifiuto, tanto da pensare di presentare domanda l’anno dopo -cosa che poi non fece- non fu particolarmente felice di ricevere un no. Era il secondo nell’arco di un solo anno. L’anno prima inviò due storie di fantascienza- The Crystal Balls e The Flies – alla rivista svedese Jules Verne. Accompagnò i suoi racconti a una lettera in cui si descriveva come «un ragazzo di 17 anni di Umeå con il sogno di diventare un autore e un giornalista». Nella stessa missiva descriveva i due racconti come «un primo sforzo esplorativo alla scrittura».
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Queste due battute d’arresto non hanno messo in discussione la passione per la scrittura di Larsson che continuò a scrivere come freelance per riviste disposte a pubblicare i suoi testi, mentre svolgeva altri lavori anche presso l’ufficio postale locale. A 35 anni ottenne un lavoro come grafico presso per la più grande agenzia di stampa svedese, Tidningarnas Telegrambyrå. Ma la passione per la scrittura prevalse, e l’agenzia gli permise di scrivere saggi, brevi articoli e recensioni di libri, in particolare gialli. Negli anni Novanta Larsson era diventato un rispettato giornalista, un’attivista, il fondatore di una organizzazione antifascista e antidiscriminazione, e redattore della rivista Expo che ha contribuito a creare.
Il fallimento è una conseguenza…
Stieg inizia a scrivere opere di narrativa solamente nel 2001, un po’ per divertimento, un po’ per noia e, come ricorda la famiglia «per incanalare la sua produttività e creatività (…) scrivendo abitualmente tutta la notte, nutrendosi solo di caffè e sigarette».
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Per lui era naturale scrivere romanzi gialli perché, come scrisse lui stesso «È tutta la vita che leggo romanzi gialli. So quello che mi irrita dei gialli che recensisco. Spesso i protagonisti non descrivono la società, mentre io vorrei inviare un messaggio sociale».
…Ma il coraggio una scelta
Non è un caso, riferisce il fratello, se «il suo punto di partenza sono stati i racconti per bambini di Astrid Lindgren su Pippi Calzelunghe, un’antieroina molto amata ma anche controversa. Stieg si è chiesto come sarebbe stata una Pippi moderna e adulta. Qualcuno che combatte l’ingiustizia e il male di un mondo adulto. L’immagine della tatuata, hacker e orfana Lisbeth Salander, e con lei la trilogia Millennium, ha iniziato a prendere forma».
Le difficoltà dietro Millenium
Inoltre, secondo Stieg era facile scrivere romanzi gialli, «è più difficile scrivere un articolo di 5000 caratteri che deve essere corretto al 100%. Non dobbiamo mai sbagliare a Expo, perché in quel caso possiamo essere attaccati dalla stampa avversa». Eva Gabrielsson, sua compagna per oltre 30 anni, in un recente libro di memorie Millennium, Stieg et moi ricorda l’ultimo anno di vita dello scrittore, consacrato quasi interamente alla scrittura romanzesca. «Stieg ha scritto duemila pagine in due anni. In mezzo, molti lavori precari, le difficoltà economiche, le minacce subite per la sua attività politica e le difficoltà di trovare un editore che accettasse i suoi romanzi».
Sarà uno dei più grandi editori svedesi, Norstedts, a pubblicare tutti e 3 i libri della trilogia Millennium. Poco dopo aver consegnato il dattiloscritto della trilogia all’editore di Stoccolma e prima che il suo primo romanzo fosse pubblicato, Stieg muore a soli 50 anni nel 2004. Muore per un attacco di cuore sopraggiunto dopo aver salito 7 rampe di scale perché l’ascensore dell’ufficio era rotto.
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Qualche giorno prima, Stieg rilasciò un’intervista in cui raccontava le difficoltà della sua rivista ma da cui si evince la sua resilienza: «All’inizio, in redazione c’erano alcuni ragazzi che per due anni hanno lavorato fino allo sfinimento. Io rimanevo in ufficio anche la notte cercando di mandare avanti le cose. Non abbiamo avuto alcun sostegno e nel 1998 la rivista fu sospesa. Alcuni di noi si sono assunti l’onere di ristrutturare l’attività e saldare i debiti. Ci siamo riorganizzati con un nuovo direttivo nel 2001». Gabrielsson ci tiene a ricordare che l’acclamazione postuma è stata preceduta da «anni di frustrazione durante i quali diverse persone hanno rifiutato di riconoscere le competenze, le conoscenze e il valore di Stieg».
Christopher MacLehose, che ha scoperto e pubblicato i romanzi dopo la morte dello scrittore, sottolinea che la trilogia ricevette il rifiuto di 15 editori esteri, scoraggiati dalla dimensione dei volumi e «da una pratica di marketing comune secondo la quale non è conveniente pubblicare una persona morta, ancora meno se il defunto è sconosciuto e svedese perché si devono aggiungere i costi della traduzione». A volte strategia e valori necessitano di un compromesso.
Sono oltre 80 milioni le copie di Millennium vendute nel mondo. La serie è stata tradotta in oltre 40 lingue, a cui si aggiungono 2 serie televisive e 4 pellicole cinematografiche. Nel 2010 Larsson è stato il primo autore a superare il milione di copie vendute su Kindle. La perseveranza alla fine è stata premiata. Un successo conquistato nonostante i rifiuti ricevuti, alimentato dalla volontà di non considerare le opinioni altrui un limite alla propria ambizione e dalla costanza nel fare ogni giorno ciò che era nelle proprie corde.
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Quasi tutti gli scrittori di successo hanno accumulato parecchi rifiuti prima della loro prima pubblicazione. Octavia E. Butler, una delle più importanti scrittrici americane di fantascienza, non diceva mai a un aspirante scrittore di rinunciare, «piuttosto che avrebbe dovuto imparare, studiare, osservare e persistere».
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Se è vero che una parte importante dell’essere rifiutati è trovare il coraggio di darsi un’altra possibilità. Più spesso di quanto si creda la ragione del rifiuto non dipende dall’opera ma da chi la giudica, come dimostrano alcune ricerche scientifiche di cui parleremo nella prossima lezione.