Per i non vedenti entrare in un museo senza prenotazione e senza una guida è una sfida che rischia di escluderli dalla fruizione delle opere esposte. Ma le tecnologie possono rendere l’esperienza coinvolgente e appagante, come dimostra il Museo Archeologico di Bologna che ha predisposto un percorso dedicato
“Tocca che siamo al Museo”. Probabilmente pochissime persone avranno sentito questa frase quando hanno visitato un Museo e sono ancora meno le persone non vedenti o ipovedenti a poter sperimentare sensorialmente quello che può offrire un museo. Secondo l’Unione italiana dei ciechi e degli ipovedenti sono circa ottanta i musei in Italia provvisti di un’offerta storica fruibile anche da non vedenti. Scorrendo la lista emerge che la maggior parte dei musei propone un’esperienza parziale per i non vedenti, piccole sezioni con tavolozze esplicative in braille o sala con audioguida. Sono soprattutto le mostre temporanee a prevedere un percorso adatto ai non vedenti, discorso più complesso per i musei permanenti. Per questo motivo nel 2015 la Regione Emilia Romagna ha avviato il progetto Musei Speciali per Tutti sostenuto dal Settore Patrimonio Culturale della Regione. Sono stati selezionati nove musei all’interno della Regione ed avviato un lungo confronto tra diversi soggetti interessati, associazioni, persone con disabilità, istituzioni scolastiche. L’obiettivo era quello di creare interi percorsi museali fruibili in totale autonomia dalle persone non vedenti, senza necessariamente essere assistiti. Il Museo Archeologico di Bologna è stato il primo in Emilia-Romagna ad aver concluso la sperimentazione e lo scorso dicembre ha inaugurato la sezione dedicata alla storia di Bologna.
“Il progetto è stato molto sfidante perché abbiamo dovuto risolvere diverse problematiche tecniche” racconta Laura Bentini, referente del progetto per il Museo archeologico. Fare in modo che una persona non vedente possa entrare in un Museo in autonomia, senza prenotazione e fruire di un’intera sezione muovendosi tra teche di vetro e pezzi pregiati, ha richiesto molta sperimentazione.
Muoversi all’interno del museo
Per risolvere il problema legato all’accessibilità è stata utilizzata la tecnologia bluetooth Beacon ovvero dei sensori che trasmettono all’app del telefono i contenuti. I sensori sono posizionati all’interno della sala ma anche in prossimità degli ascensori in modo tale che l’utente possa ricevere le istruzioni adeguate a muoversi all’interno del Museo. “Sembra tutto facile ma non lo è stato perché ad esempio in una stanza si può inserire un solo sensore Beacon, quindi, è stato necessario trovare soluzioni tecniche alternative in determinate situazioni”. Per facilitare la fruizione dell’esperienza non è stato necessario sviluppare un’applicazione dedicata. E’ stato più semplice inserire l’intero percorso all’interno dell’applicazione Amacittà.
Il percorso si articola in sei postazioni su cui sono state disposte le repliche realizzate in plastica biodegradabile con tecnologia di stampa 3D di trentanove reperti archeologici rinvenuti a Bologna e nel suo territorio.
“In realtà avevamo selezionato circa ottanta reperti ma quando abbiamo fatto dei test insieme a dei ragazzi con disabilità in alcune scuole di Bologna, ci siamo resi conto che alcuni oggetti specifici non erano comprensibili”. La collaborazione con il Liceo Laura Bassi, il Liceo Arcangeli di Bologna e l’Istituto Giordano Bruno di Budrio è stato fondamentale per lo sviluppo del progetto perché i ragazzi con disabilità all’interno di alcune classi, hanno collaborato alla creazione del percorso recandosi numerose volte al Museo.
“Per verificare se il percorso era sufficientemente chiaro, abbiamo chiesto agli studenti con disabilità di spiegare cosa avevano capito ai propri compagni”. Il processo è stato piuttosto lungo, la pandemia ha rallentato tutto lavoro. “La fase di preparazione è stata delicata, portare i ragazzi con disabilità nel museo, aprire le teche, far toccare i pezzi originali da ricreare, tutto molto complesso”. Per rendere ancora più inclusiva l’iniziativa, i ragazzi del Liceo artistico Arcangeli di Bologna, all’interno di un progetto di alternanza scuola lavoro, hanno sviluppato la segnaletica all’interno del museo.
Il percorso tattile
l focus riguarda l’evoluzione dell’assetto sociale delle diverse comunità insediate nel territorio bolognese attraverso la chiave di lettura del femminile e del maschile: i materiali rinvenuti nelle sepolture, gli ornamenti caratteristici dell’abbigliamento e gli indicatori delle attività svolte da uomini e donne. Si parte dai primi, rudimentali strumenti usati dall’uomo nel territorio bolognese, come chopper e bifacciali, per arrivare all’età romana, con le stele, come quella dei Corneli, che restituiscono i nomi e le rappresentazioni di uomini e donne.
A segnare il lungo percorso intermedio, le copie degli oggetti fra cui spiccano ad esempio l’askos Benacci, il tintinnabulo della Tomba degli Ori, i bronzetti di Monteacuto Ragazza, la spada gallica di Ceretolo, permettono di entrare in dialogo sensoriale diretto con alcuni dei capolavori del museo.
Gli oggetti riprodotti riflettono i costumi dell’epoca quindi anche la persona non vedente potrà toccare e capire quali erano gli accessori che gli uomini e le donne indossavano nelle varie epoche in funzione del rango sociale. Spostandosi all’interno del museo il beacon guida l’utente, “attenzione, c’è una strettoia davanti a te”, e si viene guidati alla postazione tattile dove, ad esempio, si trovano le urne che costudivano le ceneri dei defunti. Anche le urne erano differenti per gli uomini e per le donne.
“In questi casi, oltre a toccare l’oggetto si è posto il problema di come raccontare la decorazione sull’urna”. Per risolvere il problema sono state realizzate delle schede tattili con ingrandimenti dei disegni che guidano l’utente nella piena comprensione dell’oggetto mentre la app riproduce il contenuto vocale. Il percorso è attivo da poco più di un mese ma la risposta dell’utenza è stata positiva. “Siamo felici di dare la possibilità alle persone non vedenti di sperimentare in completa autonomia la sezione del museo senza prenotazione. Volendo, il sabato e la domenica, abbiamo alcuni mediatori volontari che possono aiutare ma l’obiettivo era proprio quello di sviluppare un percorso fruibile in totale autonomia e siamo riusciti nell’intento”, conclude Laura Bentini.