Alexander Coward, 33 anni, insegna matematica all’università di Berkeley. I suoi metodi sono innovativi e le sue lezioni affollatissime: ma l’innovazione non piace al senato accademico e viene licenziato. Gli studenti organizzano una petizione per riaverlo in cattedra
Il cinema ci ha raccontato spesso delle storie di insegnanti straordinari, fuori dagli schemi, a volte fuori dal tempo. Robin William, alias John Keating, ne “L’attimo fuggente” intimava gli studenti a strappare le introduzioni delle poesie dai libri di testo, a salire sui banchi per osservare la vita da un diverso punto di vista. Julia Roberts, in “Monna Lisa smile” riproduce la stessa storia al femminile: siamo negli anni ’50, Roberts insegna arte in un college dove le ragazze non fanno altro che aspettare un uomo che le porti all’altare. E lei, la professoressa Katherine Ann Watson, si ribella di fronte a tanti cervelli sprecati a far lavatrici.
La storia di Alexander Coward, professore 33enne del dipartimento di matematica di Berkeley, sembra proprio uno di questi film. Inglese, Phd all’Università di Oxford, varie esperienze nell’insegnamento e alla fine una cattedra a Berkeley. I suoi metodi sono anticonvenzionali: non usa i voti numerici (pur insegnando la scienza dei numeri), è solito inviare email personalizzate agli studenti per ispirarli e motivarli, non segue il libro di testo né gli esercizi che contiene, piuttosto come compiti a casa assegna problemi che inventa lui stesso. Gli studenti sono pazzi per lui, le sue lezioni sono affollatissime. Ma tanta popolarità non piace al senato accademico e il professore viene sottoposto a fortissime pressioni: alla fine viene licenziato.
In principio fu l’email
Alexander Coward è originario di Londra, ha ottenuto il suo Phd a Oxford con una tesi sul calcolo algoritmico e poi ha insegnato al College St Catherine di Oxford, alla Th ́ai Nguyˆen University in Vietnam, alla European Innovation Academy in Francia e poi all’Università della California Davis prima di spostarsi a Berkeley nel luglio 2013. Proprio quell’anno il professore ha acquistato una certa notorietà dopo aver mandato una email ai suoi studenti che poi è diventata virale. Nell’email il professore descriveva a 800 corsisti perché non avrebbe aderito a uno sciopero degli impiegati dell’università. Invece di adottare toni difensivi, il professore è stato quasi poetico, descrivendo l’importanza dell’apprendimento per gli studenti:
Non cadete nella trappola di pensare che focalizzarvi sulla vostra istruzione sia un affare personale o egoistico: non lo è. E’ la cosa più nobile che potete fare
ha scritto Coward, aggiungendo che per lui è un privilegio insegnare a persone così belle. “La società sta investendo su di voi, in modo che possiate contribuire a risolvere le tante sfide che stiamo per affrontare nei prossimi decenni, da quelle tecnologiche alla ricerca della felicità per tutti. E’ questo il motivo per cui domani terrò la mia lezione”. La risposta è stata virale: Facebook, Twitter, Reddit e altre piattaforme hanno diffuso l’email in lungo e largo, e il professore ha ricevuto per la maggior parte apprezzamento, nonostante qualcuno lo abbia accusato di aver “sorpassato la linea”. Il sito degli alunni di Berkeley che ha riportato l’email è andato in tilt, con quasi un milione di accessi.
Un metodo disruptive
Sembra una favola: un’email quasi poetica e un professore che suscita un entusiasmo virale tra gli studenti. Questa settimana, però, la favola è finita. In un post sul suo blog datato 11 ottobre Coward ha annunciato che è stato licenziato ed ha raccontato finalmente la sua storia. La sua vera storia, fatta di mobbing, incomprensione, depressione. E’ la storia di un docente di 33 anni che adora insegnare:
il suo entusiasmo è contagioso, la percentuale di presenze alle sue lezioni arriva al 90%, quella negli altri corsi non supera il 20%.
Gli studenti gli danno valutazioni tra le più alte di tutto il dipartimento di matematica. Lo stesso dipartimento che, però, non riesce a “digerire” i suoi metodi, la sua popolarità e il suo successo.
Il mio metodo è stato considerato disruptive
ha detto il prof. “Ho provato a condividere il mio metodo ma non ne hanno voluto sapere”. Lo stress di vivere sempre sotto osservazione nel maggio 2014 “ha la meglio” e si fa ricoverare in un ospedale psichiatrico per una depressione con tendenze suicide. A ottobre del 2014, il direttore del dipartimento, Arthur Ogus, gli dice che la sua cattedra terminerà nel giugno 2016. A questo direttore ne succede un altro, che non cambia idea sulla sorte di Coward.
Il licenziamento
Nel post sul suo blog è lo stesso Coward a raccontare i motivi del suo licenziamento. I suoi superiori gli hanno intimato più volte di smetterla con i suoi metodi innovativi – seppur efficaci. “Questo significava cominciare a insegnare seguendo il libro di testo, significava smetterla di scrivere email agli studenti per incoraggiarli, di assegnare gli esercizi dal libro invece dei problemi che scrivevo io.
Questo significava, più di tutto, smetterla di motivare gli studenti a lavorare sodo e a seguire le lezioni con coinvolgimento
smetterla di ispirare e incoraggiare condividendo la passione per la meraviglia della matematica; e invece significava forzare gli studenti all’obbedienza, con una serie infinita di esercizi sempre uguali e quiz giorno dopo giorno, semestre dopo semestre. In parole povere mi hanno detto: smettila di farci sembrare cattivi, altrimenti ti licenzieremo”. Così è successo.
L’annuncio delle sue dimissioni ha sollevato la rabbia degli studenti in tutto il campus. Più di 3 mila persone hanno firmato una petizione online per chiedere all’università di mantenere la cattedra del professor Coward, definendolo insostituibile per gli studenti e per il dipartimento di matematica: “Non ha alcun senso licenziarlo perché è troppo bravo nel fare il suo lavoro”. Il 20 ottobre il senato accademico di Berkeley si è riunito per discutere del suo licenziamento e davanti all’università si è riversata una folla di studenti che chiedevano a gran voce la sua re-introduzione nell’università. Ora Coward dovrà aspettare la fine del mese per avere un responso finale sulla sua storia. Che potrebbe, tranquillamente, finire in un film.