Tutta la storia di LinkedIn: dagli esordi, e i primi pitch, fino all’acquisizione di Microsoft .
Sognava la carriera accademica Reid Hoffman, 49enne californiano. Da ragazzo dopo la laurea in scienze del comportamento a Stanford e il master in filosofia a Oxford, sarebbe diventato un bravo insegnante. Ma un attimo prima di salire in cattedra, capisce che è nato in lui il germe dell’impresa. D’altronde la Silicon è a pochi passi, un modo che un uomo curioso come lui vuole esplorare. In cattedra poi ci è salito lo stesso. Ideatore di LinkedIn, ha contribuito al successo di alcune delle startup che hanno fatto la storia (PayPal, Zynga, Flickr). Come amministratore prima, poi come investitore partner di Greylock. Decisivo anche nel creare un ponte tra un giovanissimo Mark Zuckerberg e il suo primo investitore, suo amico e papà di PayPal, Peter Thiel. Esperienze diverse che ne fanno uno dei personaggi più rispettati del business del tech.
Ma il suo nome resta legato a LinkedIn, il social che, partito da zero, è arrivato in Borsa fino all’exit di Microsoft: 26,2 miliardi di euro per riscrivere la storia del tech. Raccontiamo come ci è riuscito.
Un fallimento che gli porta fortuna
Hoffman giovane è uno spirito “hungry e fool”. Abbastanza affamato da iniziare una lunga gavetta dove nulla sembra lasciato al caso. In Apple lavora per imparare tutto sulla creazione di un software. Poi va in Fujitsu per apprendere quello che può su come lanciare un prodotto nel mercato. Sono le basi da cui partire per lanciare il suo primo business che si chiama Socialnet: «L’idea era di connettere milioni di persone su varie attività, come trovare un compagno per un partita di golf o per condividere una stanza» racconta Hoffman alla CNN.
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Le cose però non decollano, il social ottiene anche degli investimenti seppur minimi, ma non raggiunge milioni di utenti, manca di una strategia per distribuire il prodotto e non ha un modello di business. Le cose peggiorano fino alla chiusura. Ma poco male, un suo ex collega di Stanford gli fa una telefonata: è Peter Thiel che ha bisogno di una persona che lo aiuti a sviluppare il business. In PayPal contribuisce al successo della startup come vice president nel business development. Resta fino all’exit dell’azienda comprata da eBay per 1,5 miliardi di dollari. Ora Hoffman ha un po’ di soldi e tante idee in testa, tra cui una vincente.
Un social che parte dal suo network
LinkedIn parte da una costola di Socialnet, una delle funzioni del social “sfortunato” è la possibilità di aiutare le persone a lavorare insieme e a prendere il pieno controllo della loro vita professionale. È il germe di LinkedIn che Hoffman pensa di realizzare pescando il meglio dal suo network. Eric Lee, Konstantin Guericke e Alan Liu, tutti conosciuti a Stanford. Dei tre Eric è un suo amico da sempre. Mentre Alan è stato suo dipendente a Socialnet. Il quarto è Jean-Luc Vaillant, che ha lavorato per lui in Fujitsu. LinkedIn viene fondata nel’estate del 2003, in una piccola stanza a Mountain View. Hoffman investe parte dei soldi che ha guadagnato con l’exit di PayPal.
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L’ufficio è vicino a Friendster, social che anticipa Facebook ma senza avere la sua fortuna. All’inizio la stampa parla di loro come il “friendster del business.” Ci vogliono anni a togliersi quest’etichetta di dosso: «Ci interessava creare un business non qualcosa di bello. Le persone lavorano anni e costruiscono una rete, ma poi perdono i contatti. Questi network sono invece di grande valore. La gente assume, fa decisioni nel campo lavoro e business sulla base delle sue conoscenze personali. LinkedIn le avrebbe aiutate a non perdere delle opportunità potenziali di migliorare la loro vita» spiega Hoffman a Bloomberg.
Cresce poco, 26 pitch, un solo investitore
Come ricorda Hoffman a Business Insider, LinkedIn stenta nei primi anni. Una crescita lenta rispetto a quella degli altri social che sarebbero nati negli anni a venire. Alla fine del 2013 ha 150mila utenti. Alla fine del 2014, un milione, ma sono pochi per un business che vuole diventare leader nei social. Anche l’interesse degli investitori è freddino, salvo Sequoia, che mette i primi 4,7 milioni nell’azienda, gli altri pitch (sono 26 nel 2005) non vanno a buon fine. Il problema maggiore? Dimostrare che l’azienda può fare soldi: «Dovevamo trovare un modello per fare profitti nel modo più veloce e facile possibile. Così raccogliere soldi non sarebbe più stata una preoccupazione».
Nel 2005 per LinkedIn ancora zero revenue
La strada per trovare un modello di business adatto è più lunga del previsto. Nessuno in azienda ha un’idea su come fare soldi. La fiducia è, tuttavia, alta. Il team è valido. L’intuizione più immediata è quella di far pagare le aziende che offrono lavoro e cercano personale valido. I primi mesi del lancio della feature (jobs product) le revenue sfiorano 30mila dollari al mese. Nel 2005 e 2006 parte la creazione dei profili pubblici, versioni del profilo indicizzate su Google. Un grande valore aggiunto per gli utenti che possono googlare un nome e conoscere il profilo professionale della persona. LinkedIn diventa il social network più usato in Silicon per cercare candidati. Intanto, inizia a crescere anche nel mondo.
Nel 2006 raggiunge i 20 milioni. Oggi ha 433 milioni di iscritti (9 milioni nell’ultimo anno).
I problemi del Ceo
«Sapevo che avevo bisogno di assumere un Ceo. Amo occuparmi di compiti relativi al business e al prodotto, meno degli aspetti organizzativi» dichiara candidamente Hoffman. È bravo nella parte strategica, ma meno nell’imporre disciplina e concentrazione. È “very friendly” e non ha molta autorità. Ma ora il team sta crescendo, sono 50 persone in azienda e c’è bisogno di una guida. La scelta di Hoffman cade su Dan Nye, un passato in Procter&Gamble e in Intuit come product manager, sembra l’uomo giusto a cui affidare le redini di un’azienda. Ma Dan non piace al resto del team: «Non lo avrei mai scelto. Non so cosa ci fosse di attraente in lui. Aveva un quaderno su come gestire un’azienda e scriveva ogni tanto le sue annotazioni. Era un manager venuto fuori da Harvard. Non aveva nessun istinto e vision sul prodotto.
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(e il tocco di Nadella)
Ed era difficile competere con gli altri con un capo del genere» racconta a Business Insider uno dei manager dell’azienda. Nye resiste due anni, dal 2007 al 2009, poi lascia. Anni di confusione da un lato, che dall’altro risvegliano l’appetito dei venture verso il social del business: sono 12 milioni nel 2007, 53 milioni e altri 22 nel 2008. In totale più di 100 milioni di dollari in 5 round da Sequoia Capital, Greylock Partners e Tiger Global Management LLC, che portano la valutazione dell’azienda a 2 miliardi.
Hoffman torna al timone poi arriva Jeff Weiner
Weiner è l’uomo giusto. Ha una lunga esperienza di business online e come vice presidente della Network Division di Yahoo! ha gestito più di 3mila dipendenti. Hoffman non lo conosce direttamente. Chiede consiglio a David Sze, uno dei suo partner a Greylock: «Jeff è l’uomo giusto che può aiutarti» gli dice Sze. Weiner parte come presidente, “bisognava prima testarlo”. L’ex Yahoo! supera i test a pieni voti e dimostra di avere le qualità giuste per guidare la compagnia: «Jeff è uno dalle grandi doti organizzative. Ha messo le persone giuste nel posto ideale».
Nel 2011 in Borsa e il crollo di febbraio
Sono passati solo poco più otto anni dalla sua fondazione e LinkedIn sbarca in Borsa a un prezzo iniziale di 45 dollari. Il 2011 è un anno d’oro per il social che sorpassa Twitter nei guadagni, 154,6 milioni di dollari solo con la pubblicità. E anche per Hoffman le cui azioni post IPO raggiungono il valore di 2,34 miliardi. L’azienda apre nuove sedi, come quella di One Montgomery Tower nel distretto finanziario di San Francisco, a cui si sarebbe aggiunta una nuova sede (222 second street). Negli ultimi cinque anni ha conosciuto alti e bassi, con uno scivolone nel febbraio di quest’anno quando il titolo è crollato del 43,6% in un solo giorno facendo bruciare all’azienda 10 miliardi di dollari di valutazione. Una situazione che si innesta su un rosso di 8,4 milioni negli ultimi tre mesi del 2015. L’ultimo trimestre è stato incoraggiante con 860 milioni di dollari revenue sopra le aspettative degli analisti e i buoni risultati delle versioni premium (149 milioni) e delle soluzioni nel marketing (154 milioni) e soprattutto di Talent solution, servizio che aiuta le aziende ad attrarre i talenti migliori (558 milioni).
L’incontro con Nadella
Il resto è storia recente con Microsoft che compra LinkedIn per 26,2 miliardi per un prezzo di 196 per azione. Una soluzione d’altronde nell’aria da anni: «Se chiedete a qualcuno chi dovrebbe comprarci, direbbe Microsoft. Non è presente nel mondo social ed è fortemente allineata al mondo dei professionisti» spiegava un manager di LinkedIn a Business Insider, già nel 2011. Satya Nadella, Ceo di Microsoft, vuole così segnare una linea chiara della sua azienda, dopo essersi liberato di Nokia, punta tutto sul mondo del lavoro per fare del social un canale di vendita diretto delle sue soluzioni software per i professionisti. Nella nuova LinkedIn targata Microsoft Weiner resterà al timone, mentre poco chiaro oggi è il ruolo di Hoffman che non ha ancora rilasciato dichiarazioni: «Hoffman continuerà a collaborare con me Satya e Bill Gates per sviluppare strategie per combinare gli asset delle due aziende» ha dichiarato Weiner a Business Insider.
La lezione principale di Hoffman: business come beta permamente
«Assumete una mentalità di beta permanente. Non consideratevi mai un prodotto finito, siate aperti ai cambiamenti. Siamo tutti work in progress. Ogni giorno ci offre la possibilità di fare di imparare di più, fare di più, essere di più, crescere di più nella vita privata e professionale» è uno dei più consigli che Hoffman offre ai giovani in un’intervista su Millionaire.