Lungo gli arenili dei bacini di Iseo, Maggiore, Como, Garda e Trasimeno Legambiente ha rinvenuto 2,5 rifiuti ogni metro quadrato di spiaggia
A soffrire per l’inquinamento da plastica non sono solo le coste italiane, ma anche i laghi del Bel Paese. A riportarlo Legambiente, al termine del primo monitoraggio a opera di Golletta dei Laghi.
Plastica, in tutti i luoghi e in tutti i laghi
L’indagine svolta da Legambiente, su protocollo Enea, ha monitorato 20 arenili dei laghi Iseo, Maggiore, Como, Garda e Trasimeno dove sono stati trovati una media di 2,5 rifiuti ogni metro quadrato di spiaggia, per un totale di 2183 prodotti inquinanti censiti. Tra i materiali più diffusi, ovviamente, la plastica, con un percentuale del 75,5%.
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Il problema dell’avvelenamento da microplastica
Non solo marine litter, insomma. Anche perché, come è ormai noto, i rifiuti di plastica sono tra i più longevi, inquinanti e pericolosi: possono frammentarsi in milioni di particelle e scomparire alla nostra vista, ma questo non vuole dire affatto che abbiano smesso di danneggiare l’ambiente, continuando a provocare danni, da invisibili, alla biodiversità animale e vegetale e riuscendo anche ad avvelenarci. Come? finendo negli acquedotti, i cui i filtri troppo spesso sono inadeguati a trattenerle. Lo scorso anno i laghi di Como e quello Maggiore sono risultati quelli in cui è stata rinvenuta la maggiore densità media di microplastiche per chilometro quadrato: rispettivamente 157mila e 123mila particelle.
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Gli altri rifiuti: abbondano mozziconi e sacchetti di patatine
Ma nei nostri laghi non galleggia solo la plastica. A rovinare panorami da cartolina ci sono anche il vetro/ceramica (10,3%), seguiti da metallo (4,7%) e carta/cartone (4,1%). Non mancano, ovviamente, i mozziconi di sigaretta e gli accendini, al primo posto con una percentuale del 29,4%, a testimonianza dell’inciviltà di turisti, dei villeggianti e pure degli abitanti stessi; a seguire i frammenti di plastica, ovvero i residui di materiali che hanno già iniziato il loro processo di disgregazione; poi le bottiglie (e pezzi), i sacchetti di patatine e dolciumi (5,6%), gli shopper della spesa; bastoncini per la pulizia delle orecchie (3,5%) e i frammenti di carta (3,34%).
Secondo i tecnici di Legambiente, la cattiva gestione dei rifiuti urbani resta la causa principale della presenza dei rifiuti sulle sponde dei laghi monitorati (il 63% degli oggetti è riconducibile ad essa).
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La carenza dei sistemi depurativi, unita con la pessima abitudine di usare il wc e gli scarichi domestici come una pattumiera, è causa della presenza del 5,4% dei rifiuti presenti.
Acque tutt’altro che pure
Altro che chiare, fresce e dolci acque. Ruscelli e laghi italiani non sono certo più quelli cantati da Petrarca. Il 55% dei campionamenti eseguiti dai tecnici di Legambiente in 17 bacini evidenziano la presenza di cariche batteriche oltre i limiti di legge. Su 68 punti campionati in sei regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Veneto, Umbria e Lazio) ben 38 sono quelli giudicati “fortemente inquinati” e “inquinati”. Inutile proseguire con la battaglia per la pulizia dei mari se non si riesce prima a fermare il degrado ambientale che aggredisce fiumi e laghi dato che quelle acque sono destinate, prima o poi, a raggiungere gli oceani.