8 casi internazionali da tenere sott’occhio, dall’India alla Nuova Zelanda passando per Corea del Sud e Regno Unito
Mentre 500.000 ragazzi italiani si stanno apprestando a conseguire la Maturità già da qualche settimana si sta pensando a quando e come predisporre il rientro a scuola per l’anno scolastico 2020-21. L’UNESCO intanto ci informa che in tutto il mondo sono 100 i paesi che non hanno ancora annunciato una data di rientro, 65 hanno invece programmato una riapertura totale o parziale e 32 termineranno l’anno scolastico in modalità digitale.
Il tema del rientro a scuola non è così banale: sempre l’UNESCO fa presente che non ci sono ancora prove scientifiche sufficienti che la vita scolastica aumenti o non influisca sul numero dei contagi; il diritto all’istruzione è un diritto fondamentale e se non regolato si crea disuguaglianza di opportunità a seconda del contesto socio-cultural-familiare degli alunni; la scuola è anche un sistema di supporto ai genitori lavoratori di tutto il mondo e, cosa ben più importante, nella maggior parte del mondo la scuola è un organo di controllo capace di arrestare sul nascere la criminalità minorile, la microcriminalità organizzata, la discriminazione ed è un sistema di controllo rispetto ai casi di violenza domestica su minori (e non solo).
In Italia, oltre al dibattito sul come organizzare il rientro, che ha creato non poche polemiche su plexiglas, doppi turni e quant’altro, si presenta una complicazione aggiuntiva, il sovrapporsi della data per le elezioni amministrative, suppletive e referendarie. Come sempre infatti si prevede di adibire le scuole pubbliche a seggi elettorali e questo andrà a bloccare, nuovamente, l’anno scolastico al suo inizio, nel momento in cui studenti e professori dovranno abituarsi a nuove regole di comportamento.
Il problema dei seggi elettorali
Il Presidente della Divisione Lazio dell’Associazione Nazionale Presidi, Mario Rusconi ha recentemente dichiarato di aver chiesto allo Stato di trovare un’alternativa alle scuole pubbliche per allestire i seggi elettorali da almeno 10 o 15 anni. La richiesta non è mai stata presa in considerazione. E seppure il Ministero per l’Istruzione abbia dichiarato di non avere ancora scelto una data definitiva, la ministra Azzolina ha dichiarato che era orientata per il 14 settembre. Considerato che la data prescelta per le elezioni sarebbe quella del 20/21 settembre, si tratterebbe di un’interruzione al calendario scolastico dopo solo una settimana dal suo inizio. La data per le elezioni, d’altra parte, non può essere rimandata: molti mandati sono già scaduti e prorogati in via eccezionale dai Decreti Cura e Salva Italia.
Le alternative al 14 settembre lasciano comunque scontenti un po’ tutti: il 1 di settembre interromperebbe troppo presto la stagione estiva, incidendo negativamente sul turismo italiano; il 28 settembre lascia di nuovo soli i genitori lavoratori e per di più rende difficile la chiusura del futuro anno scolastico entro il mese di giugno.
Con ancora niente di certo in Italia ci siamo chiesti come si sono mossi o si stanno muovendo a tal proposito alcune nazioni simbolo, nel bene e nel male, della crisi “CoVid19”. 8 stati da cui trarre spunto o di cui non ripetere gli errori:
CINA
Nel paese dove tutto ebbe inizio la maggior parte delle scuole ha riaperto a inizio maggio, 4 mesi e mezzo dopo lo scoppio del focolaio di Wuham. Nelle classi possono entrare fino a un massimo di 20 studenti che per recarsi a scuola devono andare a piedi o in macchina con i genitori: sono sconsigliati i mezzi pubblici; le lezioni si svolgono a orari ridotti e gli orari di arrivo a scuola scaglionati. All’ingresso delle scuole, nelle città e provincie più avanzate, sono presenti scanner per la misurazione della temperatura corporea.
COREA DEL SUD
Il primo paese che è riuscito a contenere la diffusione dei contagi ha aperto le scuole a inizio maggio, 4 mesi dopo la nascita dei primi focolai ma solo per i ragazzi dai 14 anni in su. I più piccoli hanno dovuto aspettare lo scorso 8 giugno. Chiunque entri a scuola deve indossare la mascherina per tutto il tempo: si tollera una pausa solamente durante il pranzo in mensa; studenti e professori devono lavarsi i propri banchi, sedie e cattedre da soli ma con prodotti forniti dalla scuola; non è ammessa una distanza interpersonale di meno di un metro e molte scuole hanno costruito separatori in legno o in plexiglas fra i banchi dei ragazzi. All’entrata di ogni scuola si controlla la temperatura di ogni singolo alunno e, in caso un alunno dovesse risultare positivo al test, l’intero corpo scolastico torna in modalità “quarantena” per 15 giorni.
GERMANIA
Il paese dalle centinaia di migliaia di contagi e le inspiegabili poche migliaia di morti prevede autonomia di organizzazione della scuola per ogni lander. Nella maggior parte si è scelto che i bambini più piccoli e ogni classe in preparazione di un esame (tipo Maturità italiana), sono rientrati a scuola il 27 aprile. La modalità è a classi dimezzate per numero, percorsi a senso unico nei corridoi, pause pranzo scaglionate. Si pensa a riaprire tutte le scuole e i kindergarten entro la fine della pausa estiva, fissata per il 22 giugno. In alcune scuole i ragazzi fanno il test ogni 4 giorni. Se negativi, possono applicarsi una sorta di adesivo verde ai vestiti che gli permette di muoversi liberamente e senza mascherina all’interna dell’istituto.
FRANCIA
A partire dal 11 maggio è stata riaperta una scuola primaria su cinque, dando priorità ai figli dei lavoratori con professione strategica per la continuità sociale ed economica del paese. In classe al massimo in 15 e tutti con la mascherina.
SVEZIA
Il paese è famoso per non aver adottato alcuna regola, se non l’indicazione di mantenere il distanziamento sociale secondo buonsenso personale. Stesso discorso all’interno delle scuole, che non hanno mai chiuso. La Svezia, dall’essere uno dei paesi meno colpiti al mondo, è oggi il 12° paese per contagi e il 5° per morti sul totale della propria popolazione.
NUOVA ZELANDA
Il caso Nuova Zelanda è balzato agli occhi della cronaca internazionale poche settimane fa, quando si è diffusa la notizia che i contagiati, su un totale di 5 milioni di persone, sono stati poco più di 1.500 e, ad oggi, ci sono solo 2 persone positive al CoVid19 in tutto il paese. La ricetta pare essere stata poco allarmismo ma tanta, tanta informazione e prevenzione, distanziamento sociale, lockdown e libertà di rimanere in isolamento finché lo si desidera. Le scuole hanno riaperto il 14 maggio ma solo se il ragazzo e i suoi genitori sono a proprio agio all’idea di ornare a scuola. Lo scopo è quello di preservare non solo la salute pubblica ma anche la salute mentale pubblica, permettendo al singolo di prendere le proprie decisioni fino a emergenza conclusa.
INDIA
1 miliardo e 3oo milioni di persone con un sistema sanitario poche volte assimilabile al mondo occidentale stanno conoscendo lo scoppio dell’epidemia da poche settimane. Con una crescita di contagi al ritmo di 5-7.000 al giorno (quelli che si riesce a tracciare), l’India deve fare i conti con una popolazione estremamente giovane e uno sviluppo economico che si fonda sull’istruzione, di matrice inglese e quindi ottima (per chi può permettersela). Per questo, lo stato del Maharashtra, 112 milioni di abitanti su una superficie come quella italiana, con capitale Bombay, ha decretato che il corso degli studi ricomincerà il 1 luglio, ma solo ad ore prefissate di settimana in settimana e in modalità online.
REGNO UNITO
Gli alunni delle primarie sono rientrati a scuola a inizio giugno, in classi di massimo 15 persone, mentre lunedì 16 giugno sono tornati a scuola 300.000 studenti del 10 e 12° grado e del college. Il rientro è ammesso fino a un massimo di ¼ dei componenti della classe e ogni Preside può decidere se effettuare presenze dal vivo ogni una o due settimane. Il Presidente dell’Associazione Nazionale Presidi inglese si aspetta una decisione definitiva del Governo non prima di agosto inoltrato e quindi suggerisce ai suoi colleghi di prendere decisioni in autonomia fino a quel momento.
Diverso in Galles, dove gli insegnanti faranno in aula degli assesstment individuali ad ogni alunno per testare quanto ha appreso dall’anno precedente, come colmare il gap e come procedere con gli studi.