Partiamo con il dire che le scuole hanno già iniziato da anni il percorso di digitalizzazione con le lavagne elettroniche e i laboratori di computer. Ma è ancora acerbo e non coerente o meglio, non viene sfruttato il vero potenziale
Come sarà la scuola del futuro?
Chi mi conosce sa bene che mi occupo di digitale da quando questo termine era solo per i pochi addetti ai lavori e parlo dei primi anni ’80, quando portavo a scuola di elettronica digitale il mio primo computer, un Sinclair ZX81 a cassette, e venivo buttato fuori dalla classe perché non si potevano portare i giocattoli. Era inutile far capire che noi “nerd” avevamo già intuito come sarebbe andata a finire con il digitale e i computer, per i prof era solo un giocattolo ed era vietato, per molti di noi invece è diventato il lavoro della nostra vita. Mi occupo di tecnologia da anni e come questa può impattare sulla società e tengo molto alla materia istruzione perché ci sono passato (anche se erano altri tempi) e perché la rivivo tutti i giorni con mio figlio, a tal riguardo ho pensato di scrivere questo pezzo con la premessa che non vuole essere assolutamente provocatorio, aggressivo e/o definitivo ma solo come punto di riflessione e di pacifica discussione. Comunque è e rimane solo il mio punto di vista.
Il mondo spaccato sulla digitalizzazione della scuola
Non vi parlo del digitale a scuola in modo generale ma voglio concentrarmi solo sul sostituire alcuni strumenti come libri, quaderni e lo stesso diario, con un tablet. Calma, calma, già sento alcuni di voi agitarsi perché vogliono sentire il profumo della carta, abbiate pazienza, ora arriveremo anche a questo argomento. Partiamo dallo stato dell’arte. Quando si parla di digitalizzare le scuole, soprattutto le medie, il mondo si è sempre spaccato in due perché è un argomento delicato e va trattato nel modo giusto. Negli ultimi anni alcuni impiegati delle più grandi aziende digitali come Apple, Google ecc. si sono schierati contro l’eccessiva tecnologia nelle scuole, cosa che prima fu presa con entusiasmo. Poi ci sono le leggende e speculazioni su Steve Jobs, Bill Gates e altri che le vietavano anche a casa, ma erano a mio avviso solo titoloni dei giornali, o meglio, il limitare giustamente il loro uso era stato interpretato come un divieto assoluto, dalle agenzie stampa. Ma il vero problema è altrove, proviamo a vedere.
Partiamo con il dire che le scuole hanno già iniziato da anni il percorso di digitalizzazione con le lavagne elettroniche e i laboratori di computer. Ma è ancora acerbo e non coerente o meglio, non viene sfruttato il vero potenziale.
Lavorando tutti i giorni con la tecnologia so bene quanto possa essere “pericolosa” (come ogni cosa del resto) ma invece di vietarne l’uso, in famiglia, cerco di guidarlo ad un utilizzo responsabile, infatti, purtroppo, quello che manca davvero è l”educazione” alle tecnologie, non per colpa delle persone “comuni” in se ma perché è stata data alle masse troppo velocemente, qualcuno dice contro natura, rispetto ai tempi con cui eravamo abituati ad evolverci negli anni passati.
Primo problema: Educazione all’uso della tecnologia
Allora cosa facciamo? Torniamo indietro? Di certo no, non ci conviene, piuttosto dobbiamo capire quando e dove va utilizzata tale tecnologia, in generale e nel nostro caso, nell’educazione.
Premetto che sono d’accordo con l’uso di carta, penna, colori, matite e libri cartacei per i bimbi dell’asilo fino alle elementari. In questa fase bisogna davvero sviluppare tutti i sensi, deve essere un gioco sinestètico di tatto, vista, udito e olfatto. Tuttavia, è utile già affiancare dispositivi come i tablet, che a loro modo, danno un senso di libertà creativa come carta e penna. In questa fase i bambini iniziano a sperimentare il digitale pian piano e diventano consapevoli della differenza tra gli strumenti digitali e quelli fisici. La creatività non deve essere relegata agli strumenti, un bambino deve saper esprimersi sia con carta e colori che con un tablet e il proprio dito, non è quello il problema vero. In questa fase quindi non dobbiamo utilizzare il digitale come strumento primario, ma sarebbe utile iniziare a farlo conoscere.
rti. Adesso invece, già con l’attuale registro elettronico (almeno quello che ho visto io) si è creato un software complicato, senza tener conto di una progettazione di UI/UX e di un minimo di design funzionale, poco intuitivo come molti siti web scolastici, sembra un esperimento e mi accorgo delle difficoltà oggettive nel capire il funzionamento che dovrebbe essere intuitivo. Oppure la gestione dei compiti che vengono assegnati in questi giorni con schede da scannerizzare (scannerizzare? Cosa significa per una mamma?), stampare, compilare, fotografare e inviare con un sistema farraginoso. Mi innervosisco già io che sono del settore figuriamoci i genitori inesperti. Tutto questo dipende dal fatto che stiamo inserendo il digitale a piccoli pezzi, senza un programma serio e completo, senza uno standard e senza far dialogare gli esperti esterni con la scuola come si deve, con una visione d’insieme. Sia chiaro, non è colpa ne degli insegnati ne dei dirigenti, è un sistema che va rivisto da zero con la partecipazione della politica, ci vuole un vero risorgimento a costo di apparire antipatici, all’inizio.
Immaginiamo invece il nostro Tablet (che quando uscì “inventato” da Steve Jobs e la sua Apple fu criticato, dagli “esperti”, in malo modo mentre oggi si scopre che ha cambiato il mondo in molte discipline, dagli ospedali agli aerei ecc., diventato tristemente famoso ora perché è l’unico modo per dare l’ultimo saluto ai propri cari in terapia intensiva.). Immaginate di portare a scuola solo quello, senza zaini super pesanti che rovinano la schiena ai nostri figli, (mio figlio porta a scuola uno zaino enorme e alla fine gli fanno utilizzare quasi sempre uno/due libri al massimo!), un Tablet dove puoi seguire una lezione interattiva, con la realtà aumentata, vedere sul tuo banco la battaglia della presa della Bastiglia anziché il corpo umano in 3D, esperimento che ho fatto a scuola di mio figlio grazie a insegnati lungimiranti e vi assicuro che i ragazzi imparano giocando e non si annoiano. Un tablet con 1000 libri e più, dove, grazie alla penna, è possibile sottolinearli, scarabocchiarli, prendere note e mettere segnalibri, fare ricerche, coppia&incolla, appiccicare foto e video. Un tablet con libri che sfruttano una delle più “vecchie” tecnologie alla base di Internet, l’ipertesto, con la sua capacità di collegare argomenti tra di loro con foto e video. Studi Saturno? clicchi sulla parola e ti appare un filmato o una foto, un suono o un oggetto 3D! Studi Elvis? scopri subito i migliori brani che ha cantato. Devi disegnare? provate con voi stessi, la penna è una magia, simula qualunque attrezzo, penna matita, evidenziatore ecc., gestisce la velocità e ò pressione per dare un tratto che dipende sempre e solo dalla vostra mano. Ora aprite l’App diario, segnate i vostri compiti. A casa, prendete i compiti dell’insegnante, già in digitale, senza SCANNERIZZARE, scrivere, incollare ecc. Dovete fare un video call con la classe? tutto semplice, organico, sarete già abituati senza traumi. Tutto la dentro.
Noi a casa facciamo già così, quando arriva un compito in pdf lo scarichiamo nel Tablet e lo editiamo con la penna per poi rispedirlo all’insegnante. Le insegnanti a loro volta avranno una visione d’insieme della loro materia e della gestione della classe. Ci sono già App che fanno questo, per citarne una quella di Apple che in questi anni si sta spendendo bene alla causa.
Qualcuno dirà che lo fanno per una questione economica, certo, anche, ma non solo, d’altronde cosa fa chi commercializza libri e materiale didattico in generale? È normale che la parte economica ci deve essere. A proposito di economia ora andiamo al punto. Ma non è costoso il Tablet?
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