Se agli studenti a lezione viene permesso di utilizzare il proprio corpo per esplorare i concetti matematici e di alfabetizzazione, i loro cervelli saranno più stimolati all’apprendimento
«L’istruzione impegna gli studenti intellettualmente, emotivamente e fisicamente. Abbiamo percorso una lunga strada per comprendere al meglio come sviluppare le giovani menti. Eppure, nonostante la ricerca che dimostra i benefici duraturi del gioco, ancora troppe nostre aule rimangono luoghi silenziosi, prive di qualsiasi elemento di motricità fisica». Parola di Aleta Margolis, fondatrice e direttrice esecutiva del Center for Inspired Teaching, organizzazione no-profit di Washington che lavora con insegnanti, presidi e interi plessi scolastici per favorire le migliori pratiche di insegnamento. Il movimento, spiega Margolis, va integrato nelle lezioni per renderlo parte dell’apprendimento: «Il tempo per giocare liberamente costruisce i sistemi di bilanciamento dei ragazzi, ma abbiamo anche bisogno di sottolineare il ruolo importante che il movimento fisico può e deve svolgere all’interno della classe. Impariamo a creare lezioni in cui gli studenti usano i loro corpi per esplorare i concetti matematici e di alfabetizzazione, i loro cervelli saranno più stimolati all’apprendimento» spiega.
Il movimento è apprendimento
La direttrice del Center for Inspired Teaching fa alcuni esempi di apprendimento legati al movimento. Immaginiamo che un insegnante, dopo una serie di esercizi ginnici, chieda ai suoi studenti di misurare le pulsazioni e il respiro e quindi di creare grafici per visualizzare questi risultati. Oppure che un altro insegnante disegni una grande mappa della città in cui vivono i ragazzi con del nastro adesivo sul pavimento della classe, e chieda poi agli studenti di tracciare la geografia della città a piedi da e verso i siti storici più importanti. Due modi, molto facili da realizzare, per stimolare la conoscenza dei ragazzi. Questi semplici esempi sono la dimostrazione che il movimento è apprendimento, e che le opportunità per l’esplorazione in classe sono infinite. «Invitare gli studenti a partecipare fisicamente può sembrare come invitarli al caos – spiega però Margolis – ed è fondamentale far riconoscere agli studenti che partecipare fisicamente significa lavorare come quando si è seduti all’ascolto».
Formare gli insegnanti
Quindi, come si fa a insegnare agli insegnanti ad acquisire questi strumenti? La risposta sta nel garantire lo sviluppo professionale e il modo in cui ci si aspetta di potenziare gli studenti, sia fisicamente che intellettualmente, «prendendo come modello docenti completamente fuori dagli stereotipi di formazione, che richiedono solo di guardare passivamente le diapositive di PowerPoint. Devono attingere a nuovi modi di problem-solving, costruire con la comunità, e comunicare con coloro che li circondano». Incorporare attività di movimento può aiutare gli studenti di tutte le età ad articolare e interiorizzare nuove idee, e questo processo invita anche gli adulti a mettersi in discussione e a riesaminare il loro ruolo di insegnanti e studenti. Dopo che i partecipanti sperimentano questo cambiamento di mentalità, bisogna lavorare sulla pratica didattica. La formazione degli insegnanti deve essere mirata ad attuare strategie basate sulla ricerca, per applicare il movimento nelle lezioni attraverso un’attenta pianificazione. «La formazione degli insegnanti è difficile, e altrettanto difficile da insegnare con questa modalità, ma ne vale la pena – conclude Margolis – perché l’istruzione di livello superiore, fornita da insegnanti che hanno una forte formazione e supporto, eleva le aule da luoghi statici ad ambienti di apprendimento vivaci che costruiscono risolutori esperti di problemi, inventori e creatori. Perché la scuola sia un luogo in cui i talenti di giovani siano coltivati piuttosto che estinte, abbiamo bisogno di dare agli studenti la libertà e la responsabilità ad interagire fisicamente con il mondo che li circonda».