LinkedIn incassa un tesoro e spera di far crescere gli utenti. Microsoft rischia, ma i tempi per comprare erano propizi. I perché dell’operazione
Microsoft ha acquisito LinkedIn per 26,2 miliardi di dollari. Come sempre, quando ci sono in ballo società di questo peso e cifre di questa grandezza, i pareri si dividono tra entusiasti e critici. Tra chi pensa che LinkedIn e Microsoft si completino e chi è convito che Satya Nadella abbia strapagato Jeff Weiner e Reid Hoffman.
Tra qualche anno, quando i risultati saranno più chiari, uno dei due schieramenti potrà dire di aver avuto ragione. In fondo, dire sì o no è come giocare a testa o croce: si ha il 50% di probabilità di azzeccare. Nel frattempo, non si può fare altro che cercare di capire i perché di questa operazione. Non mancano, né da una parte né dall’altra. Lo dicono Nadella e Weiner nelle lettere rivolte ai dipendenti. Ma lo spiegano anche (e soprattutto) i numeri.
Perché Microsoft ha comprato
1 – Integrazione. Dal punto di vista strategico, il ceo di Microsoft ha ben spiegato la mossa: focalizzare l’attenzione sul mondo professionale. L’acquisizione, scrive Nadella nell’e-mail inviata ai dipendenti, “mette insieme il leader del cloud professionale e il maggiore network professionale al mondo”. Il riferimento è a Office 365, al cloud di Azure e al software Dynamics. L’acquisizione di LinkedIn è infatti “la chiave” per raggiungere “la nostra ambizione di reinventare la produttività e i processi di business”.
2 – Newsfeed. Con LinkedIn, Microsoft compra un tassello mancante: una piattaforma basata su un flusso di notizie. Guardando al futuro, Nadella scrive che “la combinazione rende possibili nuove esperienze, come un newsfeed che fornisce articoli basati sui progetti ai quali stai lavorando” e, con l’integrazione in Office, “suggerimenti sugli esperti da contattare tramite LinkedIn per completare i propri obiettivi”.
3 – Migrazione verso i servizi. Fin qui Nadella è stato esplicito. Il suo non detto (ma altrettanto chiaro) riguarda il cambio di passo complessivo di Microsoft. Dall’ambizione di combinare hardware e software firmata Steve Ballmer, si passa a una società focalizzata sulla fornitura di servizi, soprattutto professionali.
4 – Il valore delle azioni. Microsoft ha sborsato 196 dollari per azioni. Il premio (cioè lo scarto) rispetto al valore di venerdì scorso sfiorava il 50%. La proposta è, di certo, generosa. Ma sfrutta anche un momento di flessione. Perché le azioni di LinkedIn valevano 226 dollari a inizio anno. Dopo la notizia dell’acquisizione, in pochi minuti i titoli sono salite del 49%, sfiorando i livelli dell’offerta Microsoft. La forbice tra i 196 euro sborsati da Microsoft e il prezzo di venerdì 10 giugno si restringe guardando ai target price fissato da molti analisti: 160 dollari. Al 9 giugno, 38 analisti avevano valutato LinkedIn. Risultato: 25 Buy, 17 Hold e un solo Sell. Tradotto: l’ultimo bilancio ha penalizzato il titolo oltremisura. E, al di là del prezzo scucito da Microsoft, era un buon momento per comprare.
5 – Il precedente di Skype. 26,2 miliardi di dollari sono un’enormità. Anche perché, guardando ai fondamentali, significa un valore pari a 26 volte l’Ebitda. Tanto. Una proporzione come questa è un rischio, ma non una sentenza. Lo dimostra il caso Skype. Anche allora non mancarono le critiche. Redmond acquisì una società in perdita netta (di 7 milioni) sborsando 8,5 miliardi di dollari, pari a 32 volte l’Ebitda. Skype si è rivelato una delle acquisizioni più azzeccate e remunerative nella storia di Microsoft.
Perché LinkedIn ha venduto
1 – Il prezzo. Impossibile non partire da qui: 26,2 miliardi rendono quella di Microsoft una delle classiche offerte che non si possono rifiutare. Anche perché si può discutere sul fatto che Nadella abbia fatto male i conti. Ma è indubbio che LinkedIn, comunque vada, abbia fatto una affare.
2 – Crescita degli utenti. LinkedIn ha più di 433 milioni di iscritti ma 106 milioni di utenti unici attivi al mese. Senza arrivare a Facebook, da sola non potrebbe raggiungere i numeri di Snapchat o Twitter (che hanno il triplo di utenti attivi): è pur sempre una piattaforma di settore. Resta però la necessità di allargare la platea. Soprattutto fuori dagli Stati Uniti. Integrarsi in un gruppo globale come Microsoft tornerà utile. Come afferma il ceo Jeff Weiner nel messaggio ai dipendenti, l’operazione aiuterà “a scalare in modo massiccio” sia gli utenti raggiunti sia il loro engagement grazie all’ecosistema Microsoft (Outlook, Calendar, Active Directory, Office, Windows, Skype, Dynamics, Cortana, Bing).
3 – Profitti. Gli ultimi due trimestri hanno avuto luci e ombre. Il periodo finale del 2015 aveva provocato un crollo delle azioni, nonostante i ricavi a 862 milioni di dollari, oltre le stime. Il calo è stato imputato a una proiezione per l’anno 2016 inferiore alle attese. Nel primo trimestre dell’anno, LinkedIn ha recuperato fiducia, grazie ai ricavi previsti per l’anno, ritoccati al rialzo: tra i 3,65 e i 3,7 miliardi. I ricavi del Q1 hanno raggiunto gli 861 milioni: per la seconda volta negli ultimi 4 anni, LinkedIn incassa meno rispetto al trimestre precedente. Il progresso anno su anno è rimasto, per tutto il 2015, superiore al 30%. LinkedIn ha il merito di avere trend costanti. Con buoni risultati ma senza il cambio di passo. Microsoft potrebbe dare la spinta giusta.
4 – Da dove arrivano i soldi. LinkedIn guadagna in tre modi: nel primo trimestre 2016, il 65% dei profitti è arrivato da Talent Solution (il servizio per la selezione del personale); il 18% dalla pubblicità e il 17% dalle sottoscrizioni Premium. Tutte e tre le fonti potrebbero espandersi grazie a Microsoft. È lo stesso Weiner a elencare i possibili benefici: con l’espansione della base utenti, cresce anche l’attività di reclutamento (cioè Talent Solution). “I contenuti sponsorizzati raggiungeranno ovunque gli utenti Microsoft”. Le sottoscrizioni Premium, grazie a servizi su misura di Redmond, si aprono al mercato dei “freelance e fornitori indipendenti”.
5 – Tempi maturi. Secondo una ricostruzione di Mashable, più volte Microsoft sarebbe stato vicini all’acquisizione di LinkedIn. In un tweet, Keith Rabois (ex LinkedIn) ha affermato che, tra il 2005 e il 2006, il gruppo fondato da Bill Gates avrebbe potuto concludere l’affare per appena 250 milioni di dollari, meno di un centesimo del prezzo attuale. Nel 2008 la possibilità si era riaperta, sulla base di 1-1,5 miliardi di dollari. Ma, di nuovo, nulla di fatto. Vista da Redmond è senza dubbio un’occasione persa. Ma per LinkedIn è stata una benedizione. Meglio non tentare la sorte oltre.
Paolo Fiore
@paolofiore