Marco Baruffaldi ha lanciato un appello dalla sua pagina Facebook. Lo abbiamo rintracciato per farci raccontare la sua storia
“Mi chiamo Marco Baruffaldi, ho 22 anni e sono un ragazzo con la sindrome di Down. Voglio raccontarvi la mia breve ma importante storia. Fin da quando sono nato ho avuto alcuni problemi di salute e ancora oggi li ho. Adesso vi racconto quello che mi è capitato. Fin da piccolo sono stato vittima di bullismo. Durante il mio percorso scolastico sono stato maltrattato brutalmente sia da un bambino che mi ha dato un calcio in fronte e mi ha rotto gli occhiali sia da ragazzino che mi picchiava e mi minacciava. Ma anche da un insegnante di sostegno. Bulli di tutti le età”.
Comincia così l’appello di Marco lanciato dalla sua pagina Facebook a tutti i ragazzi vittime di bullismo. Martedì scorso davanti al telegiornale che mandava in onda le immagini del 17enne di Rivoli che si è tolto la vita perché vittima di bullismo non si è voltato dall’altra parte, non è rimasto indifferente.
Lui che come quel ragazzo aveva sofferto, aveva masticato amaro, ha deciso che quell’episodio non poteva restare solo l’ennesimo fatto di cronaca da scordare il giorno dopo. Quella notizia ha sconvolto il 22enne. Cosa fare? Come reagire?
La reazione di Marco
Marco non ci ha pensato un solo attimo. Si è seduto in poltrona, ha aperto il personal computer, ha puntato gli occhi dritto alla webcam e ha parlato, ha raccontato la sua testimonianza. Un atto coraggioso. Non facile. Non è mai semplice tirar fuori qualcosa del proprio passato, parlare agli altri delle proprie ferite ma l’ha fatto con la consapevolezza di poter aiutare qualcun altro. E quei cinque minuti di video lo hanno fatto diventare un simbolo, un idolo degli italiani.
Nel giro di poche ore ha registrato quasi 100 mila visualizzazioni. Le sue parole sono arrivate sui quotidiani nazionali, hanno fatto il giro della Rete. “Vi racconto meglio alcuni episodi. In prima media c’era un bullo che mi minacciava dicendo che se non avessi fatto quello che voleva mi avrebbe picchiato. Inoltre avevo le scarpe ortopediche per un problema ai piedi piatti e quel compagno le prese per farci la pipì dentro. Con l’insegnante era peggio: più volte mi ha dato una sberla. Mi insultava dicendomi che ero uno spaccone nel senso che spaccavo tutto anche se non era vero”.
La musica per salvarsi dal bullismo
Parole di denuncia. Forti. Capaci di arrivare al cuore: “Attraverso la musica vorrei diffondere la conoscenza del bullismo così che vittime possano imparare a difendersi e reagire. Spero che questo non sia poco. Spero di essere qualcuno che possa salvare un bambino o un ragazzo vittima di violenza. La canzone parla di disabilità e delle diversità tra la gente. Pensate che noia se fossimo tutti uguali. E’ ora di finirla. Basta. Stop al bullismo. Mi rivolgo ai ragazzini vittime di bullismo: non arrendetevi mai. Non fate il loro gioco. Non abbassatevi mai al loro livello, non ne vale la pena”.
Marco, appassionato di musica, batterista, grazie alla sua passione ha già fatto molto. In un altro video aveva presentato proprio una sua canzone: “Guardami, ascoltami, anch’io provo dolore, anch’io provo emozione, anch’io provo l’amore. Ci sono anch’io a questo mondo, servo pure io e sai cosa ti dico che il mondo fa schifo. La mia diversità è la mia qualità e se questo non sai mio amico non lo sarai mai…non giudicare il mio corpo anche se è un po’ storto….”.
A differenza di altri quotidiani che hanno interpellato il papà di Marco, abbiamo deciso di parlare direttamente con lui. Lo abbiamo contattato via Facebook. Lo abbiamo trovato immediatamente e abbiamo incontrato un giovane con una forza e una sincerità davvero uniche. Il suo motto è: “La mia vera forza è una forza di un inestimabile valore: una forza potente”.
Ed è davvero così. Parlare con Marco trasmette energia. Le sue parole vibrano, arrivano direttamente al cuore senza mediazioni.
L’intervista a Marco
Marco perché hai fatto quel video? Quando hai deciso di metterlo in Rete?
Volevo dare una testimonianza. Ho sentito alla TV alcuni fatti di cronaca, la notizia di quel ragazzo che si è suicidato a causa del bullismo. Mi è sembrata una cosa assurda. Mi son detto: è impossibile. E allora ho deciso di fare qualcosa anch’io.
Come ti sentivi quando eri vittima di bullismo?
Ci si sente schiacciati, hai paura. Non sai come sfogarti…
Chi ti hai aiutato in quei momenti? La scuola? La famiglia?
Gli insegnanti non mi hanno mai dato una mano. Non c’era nessuno ad aiutarmi. Nella musica e nella famiglia ho trovato la forza di reagire.
Come hanno fatto le note a darti una mano?
Sono un batterista. Ho creduto molto in quello che facevo e ce l’ho fatta.
Qual è il consiglio che vuoi dare a chi è vittima di bullismo?
Parlare con qualcuno. Uscire dal silenzio. Parlate con i genitori, con i professori, con gli amici ma parlate. Dovete denunciare i fatti. Non abbiate paura, non mollate mai. L’unione fa la forza.
Dopo questo successo puoi pensare ad usare i canali della Rete per la tua musica?
Mi piacerebbe essere uno Youtuber. Ora mi organizzo, mi farò spiegare come sai fa.