La Camden School for girls è considerata l’ultima scuola pubblica non selettiva del Regno Unito a insegnare il greco. I tagli ai fondi, però, hanno indotto l’istituto a cancellare le lezioni. Docenti e studenti si sono mobilitati per salvare il corso, con una raccolta fondi
La lotta con le unghie e con i denti per salvare la lingua dell’Odissea o della Poetica di Aristotele, viene da Londra. Il greco antico sta rischiando di sparire dalla Camden School for girls, l’unica scuola statale inglese che lo insegna, ma docenti e alunni non ci stanno. Nei giorni dello schiaffo all’Europa dalla Grecia, che col referendum del 5 luglio ha detto un chiaro “no” a imposizioni estere, ribadendo, non senza una certa fierezza, la propria autodeterminazione, nel mondo anglosassone sta partendo, dal basso, una piccola rivoluzione per mantenere l’insegnamento della lingua e della letteratura greca. In fondo, alla base di tutta la cultura occidentale.
Mentre in Italia gli studenti del liceo classico devono continuare a sentirsi chiedere “a che servono il greco e il latino” (quasi sempre da chi non ha fatto il liceo classico), in Inghilterra c’è chi, per mantenere la cattedra di greco, lancia campagne e raccolte fondi. Lo scorso marzo, la Camden School for girls a nord di Londra, scuola frequentata da ragazze dai 16 ai 19 anni che si preparano per l’università, aveva annunciato l’intenzione di eliminare il greco antico tra le materie obbligatorie dell’esame conclusivo, l’esame degli “A-level”. La prova è una specie di nostro esame di maturità, ma riservato solo a chi vuole proseguire gli studi in un ateneo. A differenza del nostro esame conclusivo, però, l’A-level non è un’unica sessione alla fine di un ciclo scolastico, ma sono tanti moduli d’esame che si sostengono nel corso di un paio d’anni di preparazione pre-università, con alcune materie obbligatorie ed altre che cambiano a secondo della facoltà alla quale ci si vuole iscrivere dopo.
A marzo, la Camden School for girls, l’ultimo istituto pubblico rimasto ad offrire lo studio del greco per la preparazione universitaria, si era vista tagliare i fondi e doveva ricorrere all’eliminazione di qualche cattedra. L’ascia era caduta sulle ore di “ancient greek”. Da subito, però, gli insegnanti del dipartimento, gli alunni e perfino ex alunni si erano detti contrari alla decisione, che avrebbe levato l’unica possibilità, per chi non può permettersi una scuola privata, di accedere agli studi universitari con una preparazione già acquisita e valutata nella lingua di Omero.
Così, alcuni enti di beneficienza hanno raccolto 16 mila sterline per salvare la cattedra, e la scuola ha lanciato un appello per la raccolta di ulteriori 21 mila sterline, per assicurare la copertura totale delle lezioni, ed anche la possibilità di aprire un corso dopo-scuola completamente gratuito riservato agli studenti di altre scuole, dove non si insegna il greco antico.
La preside dell’istituto, Elizabeth Kitcatt, ha detto al The Guardian che la scuola “tiene molto alle materie classiche e sta facendo di tutto per mantenere le cattedre. La nostra campagna di finanziamento è appena cominciata, e ancora non sappiamo se avrà successo o no”. La dirigente, insomma, non si è sbilanciata se gli studenti potranno o meno studiare il greco antico il prossimo anno. Secondo il sito della scuola, la campagna è a 250 sterline: “Il nostro obiettivo – continua Kitcatt – è quello di diffondere lo studio del greco antico in modo ancora più vasto, e incoraggiare una futura generazione di studenti a conoscerlo e apprezzarlo. L’interesse che abbiamo riscontrato è grande”.
Il greco antico, nel Regno Unito, non è un esame essenziale per gli studenti che richiedono di entrare nelle facoltà universitarie di studi classici, ma l’eventualità di perderlo completamente, ha risvegliato in qualche modo le coscienze, e si è aperto un dibattito. Se si perde il greco antico, pensano in molti, l’intero sistema educativo inglese perde qualcosa. Il dibattito è acceso soprattutto dal fatto che, per salvare la cattedra, si debba ricorrere a donazioni private e di solidarietà, perché lo Stato non la finanzia più. Una quadro che, pensando alla Grecia, ha il sapore di un déjà vu.