Nel suo report sul sistema univesitario italiano l’Anvur ha anche certificato un aumento dei Master: 865 quelli di I livello con 23mila iscritti, 808 di II livello con 15mila studenti
L’Anvur, l’Istituto nazionale deputato alla valutazione della ricerca scientifica e dell’università italiana, ha realizzato il consueto dossier biennale sullo stato del Sistema universitario e della ricerca. Una pubblicazione interessante con tanti spunti, sia sulle immatricolazioni che sul sistema post-laurea.
Le immatricolazioni 2017/2018
Per quanto riguarda le immatricolazioni, nell’anno accademico 2017/18 gli immatricolati hanno raggiunto le 290.857 unità, segnando un incremento di 22.000 unità (8,2%) rispetto all’a.a. 2013/14 e riportandosi sul livello registrato nel 2008/09. La ripresa delle immatricolazioni riguarda principalmente gli atenei tradizionali, i cui immatricolati crescono di 20mila unità tra il 2013/14 e il 2017/18. Considerando la residenza dello studente, nel 2017/18 gli immatricolati sono aumentati in misura significativa al Nord e al Centro (rispettivamente 11,2% e 11,9% rispetto al 2013/14 e 7,1% e 3,2% rispetto al 2010/11) e di poco nel Mezzogiorno (2,2% rispetto al 2013/14, ma -7,2% rispetto al 2010/11). Nell’ultimo biennio, dopo un periodo di stasi, si è registrato un aumento di immatricolati stranieri: dal 5,7% del 2010/11 al 6,8% del 2017/18.
Il boom delle facoltà tecniche
Da una parte si registra il boom delle facoltà tecniche, dall’altra, invece, una frenata per quelle umanistiche, in testa quella del gruppo giuridico. Se per Ingegneria, ad esempio, la quota è lievitata con quasi 7mila corsisti in più, nell’area di Giurisprudenza il saldo è negativo e pure pesantemente: 53mila studenti in meno. Da cosa è dovuto questo calo? Molto semplicemente da una domanda di lavoro che non incotra una risposta. Ad oggi è più facile trovare avvocati senza lavoro che ingegneri elettronici o del ramo industriale.
Dunque, adesso, i giovani hanno iniziato a capire che buttarsi in un ambito, con più prospettive di lavoro, ha molto più senso. Il mondo del lavoro, però, cambia con grande rapidità. Per evitare la saturazione o il ritrovarsi fuori mercato bisogna co-progettare con le aziende percorsi formativi e certificare le competenze.
La formazione post-laurea: aumentano i master
Altro aspetto interessante della pubblicazione dell’Anvur riguarda la formazione post-laurea.
Dal 2006 al 2015 sono diminuiti i corsi attivi di dottorato (da 2.897 del 2006/07 a 2.221 del 2014/15) con quasi 10mila iscritti in meno (40mila nel 2006, 32mila nel 2015). Su questi dati, però, c’è da considerare l’introduzione del sistema di accreditamento dei corsi di dottorato, ai sensi del DM 45/2013, in applicazione della legge 240/2010.
Aumentano, invece, i master di I e II livello: 865 quelli di I livello nel 2015/16 con 23mila iscritti, 808 di II livello sempre nello stesso anno accademico con 15mila studenti.
La quasi totalità dei corsi è stata attivata presso gli atenei tradizionali (tra l’88% e il 95% negli ultimi anni); sono in aumento i master di primo livello attivati negli atenei del Nord e del Centro, mentre sono in calo nel Mezzogiorno (109 corsi nel 2015/16, dato più basso negli ultimi 10 anni).
Oltre 2/3 degli studenti stranieri provengono da altri Paesi europei (67,8% nel 2015/16), seguiti da studenti proventi da Africa, Asia e Sud America (tutti tra l’8% e il 9%; tabella I.2.1.15). La quota di stranieri europei sale al 77,7% se si considerano sono le studentesse straniere.
Tra i diplomati di master è maggiore la presenza delle donne (68% nei master di I livello e 57% in quelli di II livello), specie tra i diplomati dell’area umanistica (83%) e di quella medica (68%), ed è elevata anche la percentuale di studenti stranieri (10% nei master di I livello e 12% in quelli di II livello).
Per quanto riguarda la mobilità regionale, sempre secondo l’Anvur, il 38% dei diplomati vive nella stessa provincia in cui ha svolto il master; sono più propensi a spostarsi i diplomati nei corsi di II livello (il 48% proviene da altre regioni o dall’estero) rispetto al 39% dei diplomati di I livello.
Cosa succede dopo il master
Dopo il master si trova lavoro? A un anno dal titolo, il tasso di occupazione è dell’84%, ben più alto di quello dei laureati magistrali del 2015 (71%). Lo stage svolto durante il master offre un accesso privilegiato al mercato del lavoro: il 14% di coloro che hanno svolto uno stage durante il master, lavorano tuttora per lo stesso ente o azienda nel quale lo hanno svolto. Il contratto a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti) interessa il 50% dei diplomati di master, mentre il 21% svolge un lavoro autonomo (30% tra i diplomati di area medica).
Per quanto concerne, invece, la retribuzione mensile netta, è pari in media a 1.523 euro (1.381 euro per i diplomati di primo livello, 1.725 euro per quelli di secondo) valore nettamente più elevato di quanto osservato sia sui laureati magistrali biennali ad un anno dal conseguimento del titolo (1.153 euro) sia sui laureati a cinque anni (1.405 euro).
Emergono differenze fra le aree disciplinari: le retribuzioni più elevate sono nell’area medica (1.736 euro), mentre molto inferiore alla media è la retribuzione media dei diplomati dell’area umanistica (1.190 euro).