Migliora il livello di salute degli atenei italiani. È quanto emerge dall’analisi del Censis che, come ogni anno, pubblica la classifica delle migliori università italiane. Tra i parametri grande importanza al digitale e all’internazionalizzazione. Bologna mantiene il primato
La maturità è appena terminata, e per molti ragazzi è giunto il momento di scegliere il corso di laurea a cui iscriversi. Una decisione non facile, che risente di molti fattori, non ultimo quello della qualità degli atenei.
E puntuali, anche quest’anno arrivano le classifiche delle università italiane elaborate dal Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) e divenute ormai un appuntamento annuale a supporto dell’orientamento di migliaia di studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria.
Si tratta di un’articolata analisi del sistema universitario italiano attraverso la valutazione degli atenei (statali e non statali, divisi in categorie omogenee per dimensione) relativamente alle strutture disponibili, ai servizi erogati, al livello di internazionalizzazione e alla capacità di comunicazione 2.0.
A questa classifica si aggiunge il ranking dei raggruppamenti di classi di laurea triennali, dei corsi a ciclo unico e, per la prima volta quest’anno, delle lauree magistrali biennali rispetto alle dimensioni della progressione di carriera e del grado di internazionalizzazione. Complessivamente si tratta di 63 classifiche, che possono aiutare i giovani e le loro famiglie a individuare con consapevolezza il percorso di formazione migliore.
L’importanza dell’internazionalizzazione degli atenei
Tra i criteri presi in considerazione per formare le classifiche ci sono: strutture disponibili, capacità di comunicazione 2.0, servizi erogati e il livello di internazionalizzazione. Quest’ultimo, in particolare, sembra aver assunto un ruolo di rilievo. L’importanza dell’internazionalità degli atenei ha registrato una crescita come criterio di valutazione dell’offerta, considerando i numeri dell’ultimo anno accademico. Sono oltre 44mila (il 4% del totale) gli studenti che nell’anno appena passato hanno sostenuto esami presso un ateneo all’estero. Oltre il 23% lo ha fatto grazie a programmi di mobilità internazionale diversi dal progetto Erasmus, frutto della cooperazione tra i singoli atenei. Nel 2016 il 9% dei corsi è stato erogato interamente in inglese e il 13% prevedeva il rilascio di un titolo doppio o congiunto.
Le università italiane raggruppate per dimensione
Le università italiane sono state raggruppate per dimensione oltre che per tipologia, questo per permettere di esprimere un giudizio più omogeneo possibile. Abbiamo così i mega atenei statali, i grandi atenei statali, i medi atenei statali e i piccoli atenei statali. Troviamo poi i politecnici, i grandi atenei non statali, i medi atenei non statali e i piccoli atenei non statali. Lo stato di salute delle università italiane è buono.
Il fattore internazionale gioca un ruolo importante: per contare di più a livello globale le nostre università devono rendersi sempre più aperte al mondo e agli scambi interculturali. Ne sono un esempio gli oltre 44mila studenti che nel periodo 2016-2017 hanno dato esami all’estero, di cui il 23% lo ha fatto con l’Erasmus.
Gli atenei italiani hanno invece ospitato 29mila studenti stranieri in mobilità e, nel contempo, aumentano i corsi di lingua inglese (il 9% nel 2016) e quelli che rilasciano un doppio titolo (13%).
Bologna, mantiene il primato
Veniamo ora alla classifica sulle migliori università italiane. Partendo dalla categoria dei mega atenei statali, Bologna si guadagna il primo posto per il nono anno consecutivo. Un primato non indifferente che rafforza la reputazione dell’ateneo felsineo anche a livello internazionale. Il punteggio ottenuto dall’Alma Mater Studiorum stando ai parametri di riferimento (servizi, borse di studio, strutture, comunicazione digitale e internazionalizzazione) è di 91.2.
Tra i mega atenei statali al secondo posto c’è Firenze con un punteggio di 86.0 e al terzo posto emerge Padova che, con il medesimo punteggio fiorentino, guadagna una posizione dall’anno precedente.
Le altre università a seguire sono: Roma La Sapienza (86.0), Pisa (83.4), Bari (82.6), Torino (81.6), Milano (79.8), Catania (76.0) e Napoli Federico II (72.4).
Perugia, la prima tra i grandi atenei statali
Tra i grandi atenei statali primeggia Perugia (93.8), l’Università della Calabria (92.0), Parma (90.6), Pavia (87.8), Cagliari (87.4), Modena e Reggio Emilia (84.8), Palermo (83.8), Genova (83.0), Roma Tor Vergata (81.6), Milano Bicocca (80.4), Verona (79.8), Messina (79.0), Chieti e Pescara (77.6), Salerno (76.8), Roma Tre (76.6) e Campania Vanvitelli (74.2).
I medi atenei statali
Venendo ai medi atenei statali, Siena è la prima in classifica con un punteggio di 99.0. Seguono Sassari (98.0), Trento (96.8), Trieste (91.0), l’Università delle Marche (88.4), l’Università del Salento (88.2), Brescia (86.0), Macerata (84.6), Udine (84.4), Urbino Carlo Bo (83.4), Ferrara (81.6), Piemonte Orientale (81.2), Venezia Cà Foscari (80.8), Bergamo (80.6), L’Aquila (78.0), Catanzaro (76.2), Napoli Parthenope (72.0) e Napoli L’Orientale (70.8).
I piccoli atenei statali
Infine, giungiamo ai piccoli atenei statali. Domina la classifica Camerino con un punteggio di 91.0. Seguono Foggia (88.0), Cassino (85), Teramo (84.0), Reggio Calabria (83.0), l’Università della Basilicata (82.0), l’Università dell’Insubria (80.0), Tuscia (79), l’Università del Molise (77) e del Sannio (75.0).
I migliori atenei non statali e i politecnici
Passiamo ora in rassegna le università non statali e i politecnici. Partendo da questi ultimi, è il Politecnico di Milano il migliore d’Italia con un punteggio di 91.0. Segue Venezia Iuav (89.0), il Politecnico di Torino (85.0) e quello di Bari (83).
Venendo agli atenei non statali, tra i grandi spicca la Bocconi con un punteggio di 95.6 seguita a ruota dalla Cattolica (87.6).
Tra i medi atenei non statali è la Luiss di Roma a dominare la classifica con 89.0 punti. Un’altra università romana, la Lumsa, è al secondo posto con 84.0 punti. Troviamo poi la Iulm di Milano (83.0), Enna-Kore (75) e Napoli Benincasa (69.0).