Intelligenza Artificiale, robotica, adaptive learning e nuove interfacce di interazione con il digitale stanno innovando vari ambiti del quotidiano, tra cui quello della formazione. Ma quali sono i trend dell’edtech? Ne parliamo con Giancarlo Valente co-fondatore e CTO di Aulab.
L’adaptive learning o, in italiano, apprendimento adattivo, è uno dei trend dell’edutech del 2023 ed è il segnale di una crescente personalizzazione dei metodi e degli strumenti legati al mondo della formazione. Connesse, flessibili, intelligenti: sono queste le parole d’ordine che caratterizzano le soluzioni più avanzate studiate per innovare il mondo dell’apprendimento. E dagli schermi-finestra per aumentare la concentrazione nello studio fino ai cyberpet, i cuccioli IoT che aiutano gli studenti nei compiti, dalla Realtà virtuale e aumentata per lezioni interattive e multimediali all’AI conversazionale per l’apprendimento linguistico passando per gli attrezzi da palestra con schermi incorporati per studiare in movimento, sono solo alcuni dei device che stanno innovando il mondo della formazione. Ma quali saranno i trend dell’edutech nel futuro? E come innovare il settore? Ne abbiamo parlato con Giancarlo Valente co-fondatore e CTO di Aulab, coding factory italiana, attiva anche in Spagna, fondata nel 2014 insieme a Davide Neve (CEO) e da sempre impegnata nella formazione dei professionisti in ambito digital e tech. Nel 2016 Aulab ha lanciato l’l’Hackademy, la prima scuola di Coding in Italia con un metodo strutturato e registrato che forma, ad oggi oltre 10mila studenti, le figure professionali più richieste dal mercato del lavoro. In un mondo del lavoro in continua evoluzione, caratterizzato da cambiamenti tecnologici, economici e sociali, la formazione continua è imprescindibile ed essenziale per rimanere competitivi. Lo confermano anche i dati: i lavori più richiesti nel 2020 non esistevano cinque anni prima e, secondo una recente analisi di Fondazione Studi Consulenti del Lavoro, entro il 2025 metà dei lavoratori dovrà intraprendere un percorso di reskilling.
Come si inserisce la formazione quindi in questo scenario?
In un contesto così dinamico, è necessario non solo mettere la formazione al centro dell’attenzione, ma anche rivedere il modo in cui viene erogata. La formazione classica, scolastica, purtroppo non consente di stare al passo con le esigenze attuali, poiché riformare i programmi prevede tempi eccessivamente lunghi. Per questo è urgente orientarsi verso corsi accessibili a tutti, che consentano di acquisire le competenze richieste dal mercato nel minor tempo possibile.
In Aulab lo facciamo nel settore del Tech, dove sono richieste oltre 100.000 risorse da impiegare in Italia nei prossimi anni. Abbiamo osservato da vicino le nuove esigenze formative e sviluppato la nostra Hackademy, la coding school che grazie a un metodo registrato in tre fasi (play, work, accelerate) permette a chiunque di dare il via in soli 3 mesi ad una nuova carriera da Full stack developer junior, tra le professioni più richieste dalle aziende.
Di che tipo di formazione si tratta?
Si ispira al modello di apprendimento intensivo dei Coding Bootcamp, molto usato all’estero ma ancora poco diffuso in Italia, basato sulla pratica per formare studenti e lavoratori con un occhio di riguardo alle richieste del mercato del lavoro. Ciò che rende innovativa l’Hackademy è il fatto che si rivolge anche a chi non ha mai approcciato prima al mondo del Coding. Questo ci ha permesso di formare dalla fondazione di Aulab nel 2014 oltre 10mila persone che provenivano dai settori più diversi, dall’artigianato alla ristorazione, passando per chi aveva una formazione umanistica, e di avvicinare sempre più persone a questo mondo, abbattendo anche il Gender Gap in ambito STEM.
In che modo?
Mettendo a punto un piano formativo che evolve nel tempo per andare incontro alle esigenze del mercato del lavoro, degli studenti e dei professionisti. Abbiamo così lanciato i corsi per formare professionisti nell’ambito della Cybersecurity, tema di crescente interesse per le aziende, e per Conversation e Prompt Designer, nuova figura che unisce competenze umanistiche e scientifiche e che, con l’imporsi dell’AI generativa, sarà sempre più richiesta dalle aziende per migliorare la customer experience degli utenti. Allo stesso tempo, intercettiamo le nuove tendenze in ambito formativo: dalle lezioni in presenza ci siamo spostati alla formazione ibrida e online, e ora stiamo sperimentando la formazione ‘blended’, che unisce la formazione online sincrona con una formazione asincrona.
Tornando alle nuove frontiere dell’edutech, l’adaptive learning ad oggi rappresenta l’evoluzione verso un approccio educativo sempre più personalizzato. Quali i benefici?
Grazie a tecnologie innovative ed algoritmi di intelligenza artificiale, l’adaptive learning si basa infatti sull’analisi dei dati e sul monitoraggio del comportamento dello studente, per rielaborare il suo percorso formativo e proporre materiali didattici e attività in linea con i suoi interessi e con il suo sviluppo, in tempo reale.
Andando nel concreto?
Tra i vantaggi di questo approccio educativo c’è senz’altro la possibilità di adattare il contenuto, il ritmo e il livello di difficoltà dell’apprendimento, permettendo a ciascuno studente di concentrarsi sulle aree in cui ha più difficoltà e di avanzare rapidamente in quelle in cui risulta più competenti, sfruttando al meglio tempo ed energia. In tal modo, nessuno viene lasciato indietro e allo stesso tempo lo studente mantiene il livello di attenzione, migliorando l’apprendimento poiché si sente continuamente stimolato. Abbiamo molto da imparare da questa metodologia, a ogni livello della formazione.
Oltre all’adaptive learning, quali saranno gli altri trend dell’edutech del futuro prossimo?
Sicuramente il Blended Learning, un approccio educativo che è in grado di combinare l’apprendimento in presenza con quello a distanza, valorizzando sia l’ambiente tradizionale in aula che le risorse e gli strumenti online, così da offrire una formazione più flessibile, personalizzata e orientata agli obiettivi. Ad esempio, prevedendo piccole sessioni online one-to-one tra allievo e insegnante.
E poi?
Nei prossimi anni, inoltre, prevediamo lo sviluppo di sempre più sistemi in grado di consentire al docente, attraverso i dati, una valutazione automatica dell’apprendimento: si tratta, per esempio, di strumenti che suggeriscono esercizi da svolgere in prossimità di un passaggio della lezione che risulta particolarmente ostico o che sono in grado di ottenere informazioni in merito ai contenuti sui quali la classe sta avendo difficoltà, osservando per quanto tempo gli studenti vi si soffermano o quando chiedono assistenza. Parallelamente, un altro trend è legato al Digital Assessment, ovvero alla possibilità di sfruttare i dati per indirizzare meglio l’apprendimento del singolo studente. Senza dimenticare il ruolo che potranno giocare Realtà Virtuale e Realtà Aumentata, tecnologie che consentono esperienze di apprendimento pratiche ed immersive, ad esempio con simulazioni e visite virtuali a luoghi lontani o difficilmente accessibili.
E quali saranno gli obiettivi futuri da raggiungere per formare i professionisti delle tecnologie e della comunicazione digitale di domani?
Il nostro futuro è sempre più smart e integrato nel mercato del lavoro tech e digitale, guardando sempre alle professioni del domani. Attualmente, entro sei mesi dal completamento con successo dei nostri corsi, il 95% dei nostri alunni è inserito nel mondo del lavoro. Vogliamo proseguire lungo questa strada, ampliando e rinnovando costantemente la nostra offerta. In particolare, stiamo rivolgendo una grande attenzione al settore delle Humanities, dimostrando come anche chi arriva da studi umanistici può eccellere nel Tech. Questo, in generale, deve essere un obiettivo trasversale all’Edutech: abbattere pregiudizi e barriere, ridurre ogni genere di gap (a partire da quelli di genere), creare professionisti a tutto tondo, migliorare l’efficacia, l’efficienza e l’accessibilità dell’istruzione.